Il premio d’onore dei Romagnoli illustri, fu fondato nel 1958 dalla Contessa Bruna Solieri Bondi, squisita poetessa e donna di eccezionale cultura, la quale riuniva attorno a sé, negli incontri del Cenacolo che si tenevano a Villa Bruna nei pressi di Roncadello di Forlì, personalità dell’arte, della scienza, dell’economia e della cultura operanti nella nostra Romagna.
Era, ed è, destinato a chi è nato in Romagna ed ha onorato la propria terra con la propria attività.
La prima premiazione avvenne nel lontano 1958 a S. Marino definito da Antonio Baldini “un nuovo Campidoglio”. Il riconoscimento fu assegnato a tredici personalità dell’arte, della cultura e della scienza e, fra gli altri, a Federico Fellini, Marino Moretti, Aldo Spallicci, Diego Fabbri, Manara Valgimigli, Sergio Zavoli. Sempre nella Serenissima Repubblica venne conferito nel 1961.
Negli anni successivi vennero premiati anche illustri uomini della Chiesa come il Cardinale Pio Laghi, Monsignor Pietro Sambi e don Francesco Fuschini; scrittori come Francesco Serantini, Rino Alessi, Antonio Baldini; giornalisti come Max David, Claudio Marabini e Giancarlo Mazzuca; studiosi come Augusto Campana e Luigi Lotti; imprenditori come Davide Trevisani e Nerio Alessandri (Technogym); artisti come l’architetto-sculture Ilario Fioravanti; il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Gen. C.A. Dott. Gianfrancesco Siazzu ed altri illustri personalità di imprenditori, artisti, poeti, docenti universitari, di cui si tralascia il lungo elenco ma che si trovano tutti iscritti nell’albo d’oro del premio.
Il premio fu chiamato “Lôm d’Or” e vuole ricordare la lampada (“lôm” nel lessico romagnolo) di cui parla Pascoli nella sua ode “La Poesia”, tratta da “I Canti di Castelvecchio”, nella quale, con invenzione e sensibilità caratteristiche, la Poesia è identificata in una lampada che illumina soavemente le scene e le ore della vita umana più intime, più trepide, più meste.
“Io sono una lampada ch’arda soave!”
sono le prime parole della Poesia stessa, Poesia rivelatrice, partecipe e consolatrice benefica che parla, facendo vivere davanti a noi delicati quadretti e sentimenti degli umili: la veglia dei contadini, la cena della famiglia, l’immagine della Madonna invocata o infiorata, la maternità imminente, la culla, le tombe. Sono, dunque, i motivi dolci e melanconici più cari al Pascoli.
La ” Lôm d’Or ” simbolo della lampada pascoliana è, quindi, “luce d’ affetto e di gratitudine” che aiuta, illumina, consola il nostro cammino.
Il Premio fu poi continuato, dopo la morte della Contessa, dal marito Dott. Franco Bondi, quindi dalle Accademie degli Incamminati di Modigliana e dalla nostra dei Filopatridi che lo assegnavano ad anni alterni a due romagnoli illustri per ogni edizione.
Successivamente l’Accademia degli Incamminati rinunciò all’assegnazione, così la nostra Accademia, a seguito soprattutto del lungimirante ed illuminato intervento dell’Emerito Segretario Grand’Uff. Fermo Fellini, rimase da sola a continuare questa nobile tradizione la quale certamente costituisce uno dei premi più prestigiosi della Romagna per il significato che esso ha mantenuto e che deve mantenere col passare degli anni.
Il premio è, anzitutto, essenzialmente romagnolo: viene assegnato soltanto a chi è nato in Romagna.
Nel premio, in secondo luogo, il concetto di Romagnolo illustre è legato essenzialmente all’etica romagnola, ai valori fondamentali della nostra gente, cioè ai valori irrinunciabili di libertà e dignità che caratterizzano i romagnoli: la ricerca della verità, la solidarietà, la coerenza, la fedeltà alla parola data, l’affermazione dei diritti umani, il rifiuto di ogni sopraffazione, l’amicizia, il rispetto verso gli altri, l’operosità, il galantomismo fatto di onestà e di rettitudine, i comportamenti chiari in ogni circostanza della vita pubblica e privata, la generosità, il senso della giustizia.
Per ottenere il premio, quindi, non basta essere illustri, aver raggiunto livelli di primato nel campo della propria attività, avere conquistato eminenti posizioni. Si può, infatti, certamente diventare illustri privilegiando il proprio interesse senza curarsi degli altri, compiacendo, molte volte per emergere, una ideologia, la più pagante, chiudendo gli occhi di fronte alle ingiustizie.
A questo tipo di uomini illustri, pur nati in Romagna la ” Lôm d’Or ” non verrà mai assegnata, pur nel massimo rispetto della loro “illustre” personalità.
L’assegnazione, infine, tiene conto di un’altra caratteristica che deve avere il Romagnolo illustre: l’umiltà.
L’umiltà che non è un dato negativo, ma che per i credenti è un dono del Signore e per i laici è una dote sublime e preziosa, anche perché così rara quando è genuina.
L’ humilitas, l’umiltà, che sempre si accompagna all’humanitas, all’umanità.