Marco Ricci di Cronache maceratesi: Arrestato Antonio Di Matteo L’ex Dg di Tercas in rapporti con Bianconi

Marco Ricci di Cronache maceratesi: Arrestato Antonio Di Matteo L’ex Dg di Tercas in rapporti con Bianconi

Cronache Maceratesi

Arrestato Antonio Di Matteo
L’ex Dg di Tercas in rapporti con Bianconi

LEGAMI CON IL PASSATO DI BANCA MARCHE – Nei suoi confronti la Procura di Roma contesta i reati di bancarotta fraudolenta, ostacolo all’attività di vigilanza e associazione per delinquere

Marco Ricci

Arrestato questa mattina l’ex direttore generale della banca Tercas
di Teramo, Antonio Di Matteo.
Nei suoi confronti la Procura di Roma
contesta i reati di bancarotta fraudolenta, ostacolo all’attività di vigilanza e
associazione per delinquere. Al momento sarebbero in corso numerose
perquisizioni in varie città d’Italia da parte degli uomini del Nucleo di
polizia valutaria della Guardia di Finanza. Perquisite diversi sedi della banca
e uffici nonché  le abitazioni di una ventina di imprenditori ritenuti collegati
all’ex dg Di Matteo. Insieme a Di Matteo sarebbero 19 gli indagati nelle vicende
che hanno portato al crack e al successivo commissariamento da parte di Banca
d’Italia dell’istituto di credito teramano. Secondo l’accusa gli indagati
avrebbero prosciugato i fondi della banca per favorire alcuni imprenditori e
soci in affari. I militari del Nucleo speciale di polizia valutaria
della Gdf hanno sequestrato oltre 200 milioni di euro.

L’operazione della Finanza fa notizia in regione  per alcune
operazioni intercorse tra Banca Marche e Tercas che nulla hanno a che fare con
le motivazioni che hanno portato all’arresto di Di Matteo
. Ma
anche per i rapporti tra gli stessi direttori generali, Massimo Bianconi e
Antonio Di Matteo. Proprio in una filiale della Tercas vennero cambiati due
assegni nel 2009 e nel 2010 dall’allora capo del personale di BM, Marcello
Antinori, per complessivi 260.000 mila euro in assegni da 5000 poi versati sul
conto del direttore generale Massimo Bianconi
.

Ma i legami andrebbero
oltre spostandosi verso San Marino e la Smib, l’ex banca del Titano acquisita
dal romano Enrico Maria Pasquini. Una girandola di vicende che hanno interessato
anche la Amphora spa, una fiduciaria partner commerciale di Banca Marche. Da
quanto riporta la stampa nazionale, la moglie di Massimo Bianconi – Anna Rita
Mattia – utilizzò la Smib come intermediaria per affari immobiliari. E la Smib
era in parte detenuta da Cinzia Ciampani, moglie proprio di Antonio Di
Matteo
.

Ma anche l’operazione del 2009 di acquisto di un immobile a Roma, in
via Archimede 96 – portata avanti sempre da moglie di Massimo Bianconi  – si
intreccia con la Tercas.
La controparte che vendette era la
Immofinanziaria, cioè una delle holding di Vittorio Casale di lì a poco finita
in dissesto. La moglie di Bianconi e la figlia (socia al 40%) pagano 7 milioni
di euro e si fanno finanziare proprio dalla Tercas di Di Matteo. A chiudere il
quadro, ricordiamo che  alcune operazioni di credito di Banca Marche aperte
verso società riconducibili a Vittorio Casale sono tra quelle che il Dg Goffi ha
portato all’attenzione della magistratura di Ancona attraverso gli esposti
presentati alla procura in primavera.

***

Nel frattempo, davanti a questi scenari, i precari di Banca Marche
stanno tentando di lanciare un messaggio positivo che per loro ha un significato
molto semplice.
Il mantenimento del posto di lavoro in un momento
storico in cui la disoccupazione giovanile è ai storici massimi da decine di
anni a questa parte. Tenuti fuori dalla recente trattativa tra istituto e
sindacati riguardante i circa 400 esuberi volontari dal gruppo, i giovani
lavoratori si sono organizzati e stanno facendo massa critica intorno
al loro problema. Se ad inizio settimana hanno incontrato il presidente della
Fondazione jesina Alfio Bassotti, oggi alcuni delegati sono stati ricevuti dal
presidente della fondazione di Pesaro Gianfranco Sabbatini, dal presidente della
provincia Matteo Ricci e dal presidente dell’associazione Dipendiamo Banca
Marche
, Sandro Forlani.

Comincia così ad emergere una consapevolezza politico-istituzionale
della gravità della questione,
non solo dal punto di vista concreto –
parliamo di quasi duecento famiglie – ma anche di un messaggio da lanciare
all’intera comunità marchigiana. Comunità già vittima del crack dell’istituto e
che negli ultimi mesi ha assistito a fatti che il sindaco di Jesi definì qualche
settimana fa “inenarrabili”. In vista della ripartenza di Banca Marche che
avverrà da qui a qualche mese, sarebbe senz’altro un segnale incoraggiante e di
speranza ripartire proprio da quei giovani che rischiano di diventare le prime
vittime del dissesto. Per venire ai numeri in gioco, i contratti a termine sono
tra i 60 e gli 80 su un numero di lavoratori interessati a rotazione che si
aggira tra i 180 e i 200. E 100 giovani assunti costerebbero all’istituto circa
3 milioni di euro. La metà dell’appartamento in Via Archimede 96 e una frazione
quasi infinitesima dei 15 miliardi di impieghi dell’istituto di credito.

“Sono stato contento di incontrarli, perchè sono ragazzi seri che
hanno voglia di lavorare con spirito molto positivo”, ci ha dichiarato Sandro
Forlani, il presidente di Dipendiamo Banca Marche,
l’associazione di
dipendenti e azionisti dell’istituto – “E vederli mi hanno dato molto fiducia
anche pensando a ciò abbiamo lasciato a questi giovani. E ho trovato un qualcosa
di paradossale nel fatti che l’incontro di oggi sua avvenuto il giorno dopo la
notizia del conferimento del cavalierato a Lauro Costa. Dal punto di vista umano
è come se fossimo davanti a un paese che premia coloro che in qualche modo sono
corresponsabili di quanto accaduto in Banca Marche.

Mentre dall’altra
parte parliamo di ragazzi volenterosi, seri e pieni di fiducia.
Dunque
mi auguro che tutti quelli che potranno lavorare per la loro stabilizzazione – i
rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo economico e anche
noi nel nostro piccolissimo – lo faranno. Questi sono ragazzi che meritano sia
per come hanno lavorato in passato, sia perché si sentono parte di un processo
di crescita del nostro territorio. Mi sembra si debba fare di tutto per poterli
aiutare. E i primi che possono agire  sono coloro che in questo momento guidano
Banca Marche. L’accordo firmato per gli esuberi – ha proseguito Sandro Forlani –
lo considero molto positivo per i termini raggiunti. Credo però che potrebbe
essere anche l’occasione anche per un ricambio generazionale necessario alla
futura attività della banca. Noi – ha concluso il presidete di Dipendiamo
Banca Marche
– nel nostro statuto abbiamo come obbiettivo l’ingresso delle
nuove generazioni. Speriamo che sia così.”

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