Mario Gerevini, Corriere della Sera, sistema Romagna-San Marino

Mario Gerevini, Corriere della Sera, sistema Romagna-San Marino

Corriere della Sera
giovedì 25 giugno 2009
SAN MARINO E IL CASO DELTA
DIECI BANCHE NEL MIRINO
Mario Gerevini

Dieci dossier investigativi, dieci fascicoli processuali aperti, una decina di banche coinvolte. L’inchiesta della Procura di Forlì sul gruppo Delta-Cassa di Risparmio di San Marino (associazione a delinquere, riciclaggio, usura, ostacolo alle autorità di vigilanza), è come una tangenziale con molte uscite ancora inesplorate. E in tutte queste uscite, a quanto sta emergendo, ci sarebbero banche, perfino una banca etica, che si sospetta avrebbero violato le norme sull’antiriciclaggio, fondamentali per la lotta alla criminalità e all’evasione. L’asse è sempre quello, Italia-San Marino.
IL RUOLO DI MPS
Intanto nel filone principale dell’inchiesta uno degli snodi resta quello della filiale Mps di Forlì, da cui la Cassa di San Marino fece transitare su un suo conto oltre un miliardo di euro in direzione del Monte Titano. A Siena erano informati di una tale e straordinaria operatività? I vertici direttivi del Montepaschi sarebbero stati convocati in Procura a Forlì per un’audizione.
SAN MARINO BANCA-STATO
Poco ancora si sa, invece, dell’universo parallelo della Cassa di Risparmio di San Marino, la banca-Stato ma anche holding finanziaria. il gruppo bolognese Delta (bancario e parabancario), commissariato da Bankitalia e in amministrazione straordinaria da fine maggio, è la principale partecipazione (e l’unica oggetto di inchiesta) di una rete che arriva anche nella bolognese Nomisma e fin dentro Banca d’Italia: la Cassa di San Marino possiede storicamente una piccola quota senza voto ed è l’unico soggetto straniero (e non vigilato dalla nostra banca centrale).
L’AFFARE DELLA FIDUCIARIA
Nel tempo la cassa sammarinese, una sorta di braccio «secolare» del piccolo ma ricchissimo Stato, ha allargato l’attività al controllo di aziende industriali in Italia (caffè, utensili) e alla gestione di decine di partecipazioni attraverso le sue molte fiduciarie.
Un’operazione immobiliare molto rilevante su un terreno a Spilamberto, in provincia di Modena, è finita nel mirino di un consigliere regionale dell’Emilia Romagna. Massimo Mezzetti, di Sinistra Democratica, da oltre un anno ha chiesto alla giunta regionale chiarimenti sull’identità di alcuni azionisti della società, Green Village, che costruirà sull’area pubblica 450 appartamenti e un centro commerciale da 11 mila metri quadrati. Il 25% della società titolare di una delle pi importanti operazioni immobiliari in Emilia è infatti della samnnarinese Fingroup, fiduciaria della Cassa di, San Marino. E il mistero su quel 25% (E’ della cassa? E di un suo cliente? Perché coperto da una fiduciaria?) «non è stato ancora risolto», sostiene Mezzetti.
BANCHE E RICICLAGGIO
La «tracciabilità» è il perno su cui ruota la normativa antiriciclaggio, cioè identificazione del cliente e registrazione dell’operazione. San Marino è fuori dall’elenco dei Paesi virtuosi in materia di trasparenza finanziaria. Dunque le banche sammarinesi sono soggetti extracomunitari, come tali hanno un preciso codice identificativo e non possono dialogare direttamente con intermediari italiani. E’ la prima cosa che dovrebbe sapere chi opera con il Titano. Dovrebbe. Ma ciò che emerge sempre più è l’esistenza di un «sistema Romagna», satellite di un «sistema San Marino», che operava in violazione delle norme antiriciclaggio. Solo errori di funzionari distratti? Improbabile. Comunque quella decina di dossier investigativi per adesso è in stand by. Alcuni saranno girati per competenza ad altre Procure. Ma vi sono i nomi di molte banche delle province di Forlì-Cesena. Tra questi la Bnl filiale di Forlì per una serie di rapporti con alcune finanziarie sammarinesi, il Credito Cooperativo di Macerone (Cesena), Banca di Rimini Credito Cooperativo, il Credito di Romagna di Forlì e anche una banca etica, Eticredito Banca Etica Adriatica. Quest’ultima è partecipata da una settantina di soci, comprese Provincia e Diocesi di Rimini, e tra i principali azionisti ci sono la Fondazione e la Cassa di Rispannio di Rimini (25%) e la Fondazione che controlla la Cassa di San Marino (6%).
Il fascicolo sul Credito di Romagna ha una sua peculiarità: è nato da una denuncia presentata dall’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, al termine di un’ispezione presso la banca di Forlì. Qui, in pratica. venne rilevata l’assenza di registrazione antiriciclaggio in numerosi rapporti con la banca sammarinese Ibs. Cioè un istituto strettamente imparentato, per via di soci e amministratori (a partire dal numero uno Giovanni Mercadini), con il Credito di Romagna, quasi fossero due banche fungibili a pochi chilometri di distanza ma virtualmente separate da un muro normativo.

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