Mario Gerevini, Corriere della Sera, Spalloni Vip a San Mairno

Mario Gerevini, Corriere della Sera, Spalloni Vip a San Mairno

SAN MARINO, GLI SPALLONI VIP E L’INUTILE TRASPARENZA

Quelle valigette piene di soldi portate in volo a San Marino


Mario Gerevini


Quando il 14 ottobre scorso verso le 10 del mattino il piccolo Cessna 182 noleggiato a Latina (matricola I-JUU) atterrò all’aeroporto (per modo di dire) di San Marino, il cacciatore che si aggirava in zona rimase a bocca aperta. Vide l’aereo andare lungo, cappottandosi, e poi uscire spaventati e trafelati due uomini d’affari con le valigette strette in mano. Si dileguarono in pochi secondi apparentemente preoccupati dei risvolti «pubblici» dell’inconveniente. Dopo alcune ore ricomparirono in «aeroporto» con le valigette sempre incollate: ad attenderli un elicottero. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (l’italiana Ansv) ha aperto un’inchiesta tecnica. Sui due passeggeri buio completo. Dice la Guardia di Finanza che il «canale aereo» con piccoli velivoli è un mezzo (caro) di spallonaggio vip. Dicono a San Marino che sono stufi di passare per quelli che vivono sulle disgrazie altrui, cioè il «nero» e l’evasione fiscale italiana. E magari quei due erano turisti, con la merenda nella 24 ore. Rivendicano, in buona parte a ragione, 39 provvedimenti su lotta al riciclaggio, cooperazione finanziaria e fiscale, tanto da meritare la promozione tra i Paesi collaborativi. L’Italia però nicchia sull’accordo bilaterale. «Il testo che recepisce tutte le richieste italiane – si legge in un appunto di fonte governativa – è stato definitivamente concordato il 7 luglio 2009 e da allora San Marino resta in attesa della controparte per poter procedere alla firma». Il segretario (ministro) alle Finanze, Gabriele Gatti, uomo forte del governo, andava giù duro la settimana scorsa: «È ingiustificabile che l’Italia non firmi, credo che Tremonti non possa più tirare la corda perché non ne ha motivo. Nei rapporti tra Stati sono necessari maggior rispetto e correttezza. Noi abbiamo fatto tutto il possibile». Ecco, andiamo sul concreto. Prendiamo, a caso, uno dei provvedimenti più importanti e a maggior impatto, quello sulle società anonime, sbandierato da San Marino come un grande passo avanti. Nelle anonime le azioni sono al portatore dunque la proprietà si trasferisce con la consegna dei titoli. Il Titano ha da poco introdotto una legge che obbliga gli azionisti delle anonime a dichiararsi, depositando le azioni presso un notaio sammarinese. Entro il 31 dicembre tutte i soci dovranno emergere (nel frattempo però possono sistemare, parcheggiare, intestare, far espatriare come meglio credono i loro pacchetti). Le fiduciarie, cioè prestanome vestiti da società, sono in gran parte anonime. Vuoi dire che finalmente il loro capitale sarà trasparente? No. La legge non impone alcuna pubblicità (in Italia invece è obbligatoria attraverso le Camere di Commercio), un notaio semplicemente identifica il portatore delle azioni e «adempie agli obblighi di adeguata verifica». Stop. San Marino però è piccola, si conoscono tutti: i notai (che fanno anche gli avvocati) sono in parlamento, nel governo, nei consigli di amministrazione delle anonime, magari sono soci loro stessi e i soci spesso sono loro clienti, il conflitto di interessi è dietro l’angolo. Se bussa l’autorità giudiziaria? il notaio deve consegnare i nominativi degli azionisti. E se è un’autorità straniera? Occorre una rogatoria, con tempi lunghi e adempimenti complessi. Il risultato finale di questo tortuoso percorso? I soci vengono identificati però possono essere (e lo sono di sicuro se qualcuno vuole nascondersi) altre anonime, oppure fiduciarie, società off shore, prestanome. E così la copertura è garantita. Ma nel frattempo si è perso un sacco di tempo e di denaro, in nome della trasparenza.

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