Marziano Guidi, direttore Fincompany, sul sistema finanziario e bancario

Marziano Guidi, direttore Fincompany, sul sistema finanziario e bancario

Guidi (Assofin): Re Nero tende alla politica, Ue meno burocratica
Parla il manager: elezioni ineluttabili, spero nel bipolarismo

SAN MARINO- Se si trattasse di una partita a scacchi, la Regina delle casseforti del Titano sarebbe sotto lo scacco matto del Re togato forlivese. Ma la partita in questione sembra essere giocata al di fuori dalla scacchiera giudiziaria. Ne è convinto Marziano Guidi, direttore Fincompany e segretario generale Assofin, Associazione finanziarie e fiduciarie sammarinesi, per cui l’inchiesta della procura di Forlì che ha messo sotto la lente banche e finanziarie di San Marino, “si è chiaramente trasformato in un atto politico, da atto giudiziario”.Guidi alla “Dire” parla a 360 gradi di quello che sul Titano è visto come l’ennesimo attacco esterno al sistema economico sammarinese. Ma anche dell’attuale situazione politica della piccola Repubblica, del suo ruolo internazionale e dei suoi rapporti con l’Europa.

RE NERO. Sulla lista nera dell’inchiesta forlivese sono di fatto finite tutte le 12 banche
e le 51 finanziarie sammarinesi: “Quando viene messo sotto inchiesta tutto il sistema finanziario di un Paese- spiega Guidi- diventa un atto politico, non giudiziario”. Eppure, il direttore assicura che le istituzioni sammarinesi hanno sempre tenuto un rapporto corretto con la giustizia italiana, anzi “la collaborazione è massima”. Ammette l’esistenza di distorsioni sul territorio evidenziate dalla stampa, ma minimizza: “Questi fenomeni ci sono in tutti i mercati”. Però, quando riguardano San Marino, lamenta, da oltre confine “si fa un’operazione di terrorismo”, in modo che anche le relazioni tra soggetti economici dei due Paesi vengano scoraggiate.

“Re Nero”
è l’ultima di una serie di inchieste che dall’Italia hanno minato la credibilità del sistema finanziario sammarinese. Ma, ricorda Guidi, quelle passate si sono concluse in una bolla di sapone, con tanto di risarcimento per danni subiti agli indagati sammarinesi. Per tanto “dobbiamo vedere gli sviluppi prima di dare giudizi”. Lui stesso ripercorre l’esperienza vissuta sulla propria pelle, nel 2005, per l’inchiesta
“Ghost Firm”

della procura di Palermo. Sotto accusa per due anni, come direttore di Fincompany, per poi essere assolto con formula piena, ora è intenzionato a ricorrere alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per avere un’indennità più che materiale, morale. E vorrebbe che anche San Marino si costituisse parte civile, “perché Fincompany è una finanziaria sotto il controllo della Banca Centrale che, a sua volta, si è stata danneggiata nella sua immagine”.

EUROPA. Un toccasana risolutivo per l’intera “partita” in corso tra Italia e San Marino sarebbe l’attesa firma
dell’Accordo di cooperazione economica.

Due anni fa l’intesa non è andata in porto per due articoli controversi: in particolare, il n.1 impegnava il Titano ad applicare non solo tutte le normative europee, ma anche quelle italiane, vincolandolo ad una doppia normativa.
Niente in contrario
ad adeguarsi all’Europa.
Quello che sta stretto a San Marino, per Guidi, è seguire il modello italiano tout court. “L’accordo va fatto, ma non va strangolato il Paese con limitazioni maggiori di quelle che esistono a livello europeo”, suggerisce. “Dobbiamo prendere come modello l’Europa, non l’Italia”. L’imprinting italiano pesa, in particolare al mondo bancario e finanziario, anche alla luce di due recenti normative approvate dal Parlamento sammarinese: la legge antiriciclaggio e quella sulla vigilanza delle attività economiche. “Sono più restrittive di quelle degli altri Paesi europei”. Pollice verso non per l’ulteriore controllo ma per le procedure obbligatorie introdotte, anche in caso non solo di semplice sospetto, ma anche per situazioni che non presentino la massima chiarezza. Oggi infatti, il controllo è “applicato in tutta Europa e di fatto già da tempo lo è anche a San Marino, se pur non con legge specifica come oggi, ma con circolari della Banca Centrale corrispondenti, per banche e finanziarie, a leggi. Di fatto “sussiste l’obbligo legislativo al rispetto delle direttive dell’organo di controllo. Le nuove responsabilità a carico degli operatori a tutti i livelli, “dal direttore di banca al cassiere, ai notai e agli avvocati”, vengono enormemente dilatate senza avere dei chiari confini.

Guardare all’Europa non significa però entrare nell’Ue: “Una realtà come San Marino non ne ha motivo”, chiarisce il segretario Assofin. Perché “San Marino è una realtà a sé stante, non una sotto-provincia di Rimini- spiega- per questo i problemi si devono risolvere a livello europeo”. Tra i nodi da sciogliere con l’Ue, Guidi cita i punti divenuti ormai imprescindibili e principale obiettivo anche della Segreteria degli Esteri, cioè l’eliminazione di una burocrazia “pesante” sulle esportazioni da San Marino verso tutti i Paesi di Eurolandia, Italia esclusa. “Per risolvere il problema del T2,-chiarisce- non c’è bisogno di entrare in Europa, servono accordi con l’Ue”. Compito che spetta alla politica: “Se negli organismi internazionali di cui facciamo parte iniziamo a farci sentire, a distinguerci, i risultati arrivano”. Un ruolo rilevante, in questa direzione, può essere assunto anche dalla classe diplomatica sammarinese. Ne è convinto il segretario Assofin, lui stesso ambasciatore della Repubblica in Romania: “Oggi come oggi, il diplomatico è importantissimo,- spiega- i Paesi che hanno le rappresentanze più attive hanno anche un maggior interscambio commerciale perché preparano il terreno ai soggetti economici connazionali”. E l’esercito diplomatico sammarinese sta ingranando la marcia giusta: “Negli ultimi tempi ai rappresentanti si chiede un maggiore impegno, ma nella riorganizzazione della Segreteria per gli Affari Esteri già in atto bisognerebbe tenere in particolare conto la formazione dei futuri funzionari”, figure base in una piccola realtà come la nostra.

PIAZZA FINANZIARIA: Fincompany, nata nel ’96, oggi ha 12 dipendenti, 9 milioni di euro di capitale sociale, investimenti per 90 milioni di leasing automobilistico, immobiliare e strumentale. Un curriculum che la classifica ai primi posti tra le 51 finanziarie sammarinesi. Un numero elevato per un Paese di 60 chilometri quadrati. Ma, come spiega Guidi, “operative, con clientela, saranno una ventina”. Di fatto, circa quindici di esse svolgerebbero solo funzioni di holding per il gruppo di cui fanno parte, mentre “moltissime- spiega Guidi- sono state aperte quando avere una finanziaria era quasi di moda, ma dato che gestirle non è così facile, e il controllo e le direttive di Banca Centrale richiedono personale altamente specializzato, molte restano solo sulla carta”.

Un aiuto per il sistema potrebbe arrivare presto da Banca Centrale, intenzionata a modificare la legge, “in modo che le finanziarie, oggi tenute ad un capitale sociale piuttosto alto e ad avere un oggetto sociale che spazia da fiduciarie a leasing a consulenze di investimento, si possano specializzare in un solo settore e possano per questo avere un capitale sociale più basso ed incombenze burocratiche ristrette al settore di competenza.

Un sistema con 12 banche e una cinquantina di finanziarie resta il punto di partenza per l’ambizioso progetto di una piazza finanziaria “made in San Marino”. Ma Guidi scuote la testa: “Qualche mio collega italiano me lo dice, siete seduti su una montagna d’oro, ma voi non la vedete nemmeno”. La piazza finanziaria infatti, “non si fa con le parole, né con i computer, si fa con le teste”, lamenta il direttore Fincompany. Ma anche se servono professionisti qualificati, “per farli venire a San Marino bisogna creare le premesse”. Da una legge sulle residenze che dia maggiori sicurezze a chi sceglie di lavorare a San Marino, all’eliminazione della doppia tassazione per gli stipendi e una retribuzione pensionistica competitiva o per lo meno che consenta dei massimali come in Italia e nel resto d’Europa. Queste sono le condizioni minime da garantire alle “Teste” per poterle attirare sul Titano

IL MOMENTO POLITICO. Dieci crisi di governo in dieci anni e l’esecutivo nuovamente in ordinaria amministrazione. Il mondo dell’economia allarga le braccia di fronte alla situazione politica sammarinese. Guidi boccia l’ipotesi di elezioni anticipate: “Ora, con la nuova legge elettorale che istituisce il bipolarismo, nel Paese c’è una gran confusione”. I due schieramenti alternativi infatti sembrano tardare a prendere corpo. Per questo, spiega Guidi, le elezioni anticipate oggi, anche alla luce anche della crisi di Governo risolta con una maggioranza più risigata di prima, cominciano a prendere corpo. Si fa strada la convinzione che l’ unica soluzione per poter dare un Governo forte a questo paese, e Dio sa se in questo momento ce n’è bisogno, sia dare la parola ai cittadini, nella speranza di avere anche una opposizione che davanti ai problemi critici per la vita di San Marino dia la massima collaborazione’.

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