MESSAGGIO DELL’ECC.MA REGGENZA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE

MESSAGGIO DELL’ECC.MA REGGENZA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE

REGGENZA DELLA REPUBBLICA

Nella ricorrenza del 21 settembre, giornata internazionale dedicata al tema della Pace, ci sembra doveroso esprimere alcune convinzioni nell’intento che possano costituire un pensiero utile per riportare alla mente il nodo di una problematica, purtroppo irrisolta, che contraddistingue lo scenario mondiale.
È del tutto evidente, anche in questi primi dieci anni del nuovo millennio, che la comunità degli Stati ha palesato la fragilità della propria azione senza creare strumenti efficaci che vadano nella direzione di fare scelte di interesse generale utili ad ottenere una pace vera e duratura.
Sono scelte che, invece, non possono più avere limitazioni di tempo, di spazio o di interesse particolare, ma che devono costituire un obbligo per rivendicare l’onorabilità degli impegni presi e per recuperare i valori di un’etica che passi attraverso l’affermazione della giustizia.
La cultura della pacifica convivenza fra i popoli presuppone l’accettazione delle differenze e del rispetto delle identità, indispensabili condizioni per mantenere

vivo il dialogo fra realtà etniche, religiose e politiche diverse e per poter percorrere fruttuose vie di riconciliazione.
Gli Stati devono condividere un imperativo: fare ciascuno la propria parte senza indugi e senza contraddizioni.
La pace si può costruire soltanto combattendo la povertà e contrastando i soprusi, eliminando così ogni ragione per azioni di forza, superando, in tal modo l’insopportabile divario economico che esiste fra le Nazioni.
Si tratta di un problema che si pone non soltanto alle nostre coscienze, ma che sottende una riflessione anche sulle ricadute provocate dal fenomeno della globalizzazione che, anziché produrre nuovi strumenti per convivere pacificamente, dando ad ognuno la possibilità di usufruire di nuovi benefici, sembra aver innescato processi di senso opposto che discriminano i popoli anziché porsi a vantaggio della grande famiglia umana.
Il grande problema della disponibilità e della distribuzione delle risorse, aggravato dalla loro limitatezza, è uno dei fattori che determinano instabilità e che alimentano conflitti, accentuando le differenze e aggravando le tensioni fra i popoli.

Occorre adoperarsi affinchè a nessuno venga impedito di partecipare ai vantaggi della globalizzazione ed occorre evitare che le logiche dell’economia abbiano il sopravvento sui diritti di ogni uomo e di ogni donna.
Se i governi sapranno farsi guidare da queste indicazioni, facendo propri questi principi, avranno la chiave per affrontare convenientemente le grandi sfide di questo momento.
San Marino, 21 settembre 2010/1710 d.F.R.

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