Milano Finanza, Angelo De Mattia, San Marino e le normative italiane

Milano Finanza, Angelo De Mattia, San Marino e le normative italiane

Milano Finanza

San Marino si salverà soltanto con le regole italiane – San Marino adotti le normative finanziarie italiane. Se vuole salvarsi
Angelo De Mattia

Bisognerebbe fare ricorso alla teoria dei giochi di Von Neumann per individuare le reciproche convenienze dell’italia e di San Marino in relazione ai riflessi dell’applicazione della normativa sul condono fiscale. I problemi nei rapporti finanziari interstatuali si sono fatti complessi e assai delicati per il concorso di tre eventi, che hanno inciso a vario titolo, pur essendo di natura diversa e variamente giudicabili. Le decisioni del 020 di Londra per il contrasto dei centri off-shore, la vicenda della Cassa di risparmio di San Marino e del collegato gruppo Delta (specializzato nel credito al consumo, per il cui risanamento si potrebbe candidare Intesa Sanpaolo) l’approvazione dello scudo fiscale. Questi avvenimenti hanno esplicato i loro effetti su di una realtà, quella della repubblica sammarinese, che non era certo tranquilla per quel che concerne i rapporti in questione, essendo stato San Marino incluso nella lista nera dell’Ocse in tema di antiriciclaggio, materia sulla quale è ora in corso un processo di rimeditazione e di riforma.

I profili che hanno bisogno di un urgente intervento sono, oggi, quelli fiscali e dell’ordinamento creditizio e dei controlli, che chiamano in causa, cioè, nell’ordine, come far sì che non si riversino nelle banche della piccola repubblica capitali frutto di evasione fiscale nel nostro Paese e come, anche in stretta connessione con la prevenzione del fenomeno dell’evasione, si possa introdurre un sistema di legislazione bancaria e finanziaria e un assetto di vigilanza che non consenta vantaggi competitivi, attraverso un eventuale lassismo normativo e dei controlli. Un’innovazione in questo campo dovrebbe prevedere un efficiente e leale sistema di cooperazione tra i due Stati con lo scambio di informazioni e di dati e articolate forme di concertazione. in questo quadro, si potrebbe affermare che, poiché sono in corso i lavori per definire una convenzione tra l’Italia e lo Stato in questione che copra i profili fiscali e quelli di vigilanza creditizia, sarebbe, questo, il momento, tenuto conto, appunto, delle decisioni internazionali sui paradisi fiscali, di accelerare la definizione, che è cruciale, di questi rapporti convenzionali. E utopistico? Non si fanno i conti con la presente realtà? Vi si oppone, reciprocamente. la ragion di Stato? Non vale, neppure, seguire la strada del danno minore ( se di danno si può parlare) o, per rimanere alla teoria inizialmente citata, degli insegnamenti ricavabili dal «dilemma del prigioniero»? In effetti, è un dato di fatto che, se oggi dal Governo italiano o comunque dal Tesoro si vuole battere il ferro caldo (sarebbe disdicevole assai usare l’espressione bastonare il cane che affoga) e utilizzare fino in fondo la leva del condono fiscale, che finora avrebbe consentito di scudare (come si dice con questa orribile espressione) almeno 1 miliardo di attività finanziarie (ma c’è chi sostiene che alla fine saranno 3-4 miliardi), allora potrebbe sussistere un interesse a non accelerare, machiavellicamente, il processo di sistematizzazione dei rapporti, visti i vantaggi fin qui conseguiti. Si potrà dire, però , che San Marino corrispettivamente ha percepito con ritardo (solo quando si è manifestato il peso dei ricordati eventi) la necessità di compiere dei passi decisi lungo la strada della stipula di una appropriata convenzione, giungendo al convincimento di dovere almeno attenuare la posizione tenuta finora nei confronti degli indicati problemi fiscali e di vigilanza.

È il caso di dire «sero medicina paratur». la tempia è somministrata con ritardo, quando il male si è già, in parte, diffuso. Insomma, forte è l’incentivo a sfruttare in Italia gli effetti dello scudo, ma altrettanto forte è in San Marino la voglia di una qualche composizione (al di là di alcune manifeste ostilità) per frenare le fughe di capitali. Tutto ci in una logica, per l’Italia, che certamente guarda al vantaggio finanziario non solo a breve termine dei rapporti tra i due Paesi, ma fa astrazione da una visione complessiva delle relazioni politiche con San Marino. Poiché, almeno per ora, non è immaginabile che si voglia condurre un’azione nei confronti di questo Stato fino alle estreme conseguenze, che non sarebbe nell’interesse di nessuno, allora la via della convenzione andrebbe seguita intensificando i lavori preparatori, senza, tuttavia, alcun lassisnìo sul merito delle innovazioni e delle modifiche che San Marino deve adottare.
Insomma, sarebbe quanto mai opportuno spostare il confronto nel merito degli assetti da determinare e dci comportamenti da tenere. Alcuni piccoli passi avanti la repubblica sammarinese mostra intenzione di voler compiere, avendo, per esempio, recentemente rinnovato il vertice della propria banca centrale con un esponente che ha pure un’esperienza di carattere internazionale. Ma siamo solo ai primissimi passi. Perché, per esempio, non adottare, adesso, una disciplina bancaria e finanziaria come quella ricavabile dai nostri testi unici? Perché non prevedere una struttura degli organi di controllo che replichi quella italiana? Naturalmente, queste modifiche andrebbero introdotte, tenendo conto delle proporzioni dei due Stati. E perché non realizzare un’avanzata normativa antiriciclaggio? Finirebbero, così, le peculiarità di San Marino? Sarebbe la sua eutanasia? Non è detto affatto. Si tratta di ricercare un equilibrio diverso tra vantaggi e rinunce, che per di pi sono imposte dai tempi e dall’evoluzione degli ordinamenti. Occorre lungimiranza da parte di entrambi i Paesi, ma San Marino deve fare qualcosa in più , dovendo abbandonare alcune rendite di posizione in nome di una pi proficua collaborazione, con i benefici che essa pu apportare. Diversamente, si rischierebbe una sorta di accanimento terapeutico. Se, invece, si realizza un approccio positivo del genere prospettato, allora ogni attesa tattica italiana sarebbe inopportuna, tanto più perché sarebbe fondata sull’utilizzo degli effetti di un condono che tanto ancora fa discutere in Italia e che non è escluso possa andare incontro a contestazioni da parte dell’Unione europea. E’ sperabile, dunque, che vi sia una svolta nelle relazioni tra i due Paesi, prima della scadenza dei temini del condono, tanto più se essi, per alcuni tipi di operazioni, dovessero essere prorogati.

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