Milano Finanza, Roberto Sommella: Berna chiude la porta in faccia alla Ue

Milano Finanza, Roberto Sommella: Berna chiude la porta in faccia alla Ue

Milano Finanza
Berna blinda il segreto bancario – Berna chiude la porta in faccia alla Ue
Roberto Sommella
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La Confederazione: esclusa la trasmissione dei dati sui presunti evasori. Tagliata fuori l’Italia, rapporti solo con Ocse e America
E pensare che qualcuno vorrebbe farli entrare nell’ euro. La Svizzera, forte della sua tradizione pluricentenaria di segretezza bancaria, sbatte la porta in faccia all’Unione europea e anche all’Italia, che da tempo vuole chiudere i negoziati bilaterali sulla doppia imposizione fiscale. La forte presa di posizione del governo di Berna è contenuta nel recentissimo Rapporto 2011 sulle questioni finanziarie e fiscali internazionali, appena licenziato dal Dipartimento federale delle finanze. Nel documento non viene lasciata alcuna speranza a chi, come il governo di Roma, pensava di concludere finalmente un accordo con la Confederazione elvetica sulle tasse che vengono pagate sui capitali italiani e che tornano nelle disponibilità del fisco. Per inciso, si tratta di una somma davvero risibile di poche decine di milioni di euro che ha sempre fatto infuriare il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. In una ventina di pagine che affrontano diversi temi di fiscalità generale e di rapporti internazionali, la parte relativa alle questioni fiscali internazionali è molto ristretta soprattutto quando si affrontano i rapporti con l’Unione europea. «La Svizzera è favorevole alla concorrenza fiscale in quanto contribuisce alla gestione economica ed efficiente dei fondi pubblici», questo l’incoraggiante incipit del dossier, «per le persone fisiche occorre conciliare il diritto dello Stato a riscuotere imposte con il legittimo diritto dei clienti della banca alla tutela della sfera privata. L’ imposta liberatoria, unita all’ assistenza amministrativa efficiente, ha permesso al consiglio federale di elaborare un progetto in grado di conciliare entrambi i diritti». Fin qui nulla da dire, poi la doccia fredda. «La Svizzera», si legge ancora nel capitolo tre del Rapporto, «respinge lo scambio automatico di informazioni concernenti dati di clienti bancari. Questo genera soltanto dati e non gettito fiscale e viola inutilmente la sfera privata». Non solo. Se la Confederazione vuole mantenere ottimi rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto dopo la lista consegnata al governo americano dei 4.450 clienti Ubs in odore di evasione fiscale, o con la Germania e la Gran Bretagna, con i quali è a buon punto la definizione di accordi bilaterali per lo scambio di informazioni fiscali, la porta viene sbattuta in faccia all’Unione europea.  «La Svizzera è disposta a intavolare discussioni sull’eliminazione delle scappatoie fiscali che esistono pure negli accordi sulla fiscalità del risparmio non appena la Ue avrà concluso la revisione della sua direttiva in tale materia. Al contempo», aggiunge il Dipartimento fiscale elvetico, «la Svizzera ha sottolineato che lo scambio automatico di informazioni è fuori discussione. La ritenuta di imposta e la notificazione volontaria previste nell’accordo bilaterale sulla fiscalità del risparmio non devono essere messe in discussione». Dunque, nessuna apertura ai dati contenuti nelle banche svizzere. Quanto all’Ocse, l’organizzazione per lo sviluppo viene tenuta molto in considerazione da Berna. L’organismo parigino ha da tempo messo sotto osservazione la Confederazione che preme per uscire dalla lista nera dei paesi non collaborativi dal punto di vista fiscale. «L’organo più importante per la Svizzera è l’Ocse e nella Confederazione sono stati raggiunti notevoli progressi riguardo al riconoscimento e all’attuazione di questo standard internazionale in fatto di trasparenza e scambio di informazioni». Entro la prima metà del 2011 Berna effettuerà così «una valutazione dell’efficacia» dello scambio di informazioni voluto anche dal G20. E l’Italia? Non compare in nessuno dei capitoli. Complici i rapporti molto freddi durante la campagna per lo scudo fiscale, che ha sottratto alle banche svizzere una trentina di miliardi di euro, il Fisco elvetico non degna di una considerazione le autorità italiane mentre ricorda i dialoghi avviati con Brasile, Cina, India e Russia.

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