Nel momento in cui è stata nominata una commissione per la spending review al fine di eliminare le spese inutili del bilancio dello Stato, è necessario prendere posizioni chiare che riguardano le organizzazioni politiche.
Il rigore infatti deve riguardare anche il finanziamento dei partiti e dei movimenti che va ridimensionato seppure non sia decisivo agli effetti del risanamento del bilancio pubblico.
Innanzi tutto va abolito il raddoppio del finanziamento annuale in caso di elezioni. Lo Stato potrebbe rimborsare le spese per i manifesti e per eventuali affitti di sale per riunioni elettorali.
Quanto al finanziamento annuale è opportuno un suo ridimensionamento in quanto l’abolizione totale lascerebbe i partiti in mano a persone ricche.
Una proposta ragionevole potrebbe essere quella di stabilire un finanziamento di 20 euro per ogni voto di lista ottenuto nella Consultazione Elettorale. L’importo ottenuto moltiplicando per 20 i voti conseguiti diventerebbe la cifra del finanziamento annuale da erogare ai partiti o movimenti in rate mensili. Si potrebbe aggiungere l’affitto della sede.
Con una decisione di questo tipo la politica avrebbe le carte in regola per procedere in una gestione di rigore che deve riguardare l’intera spesa corrente senza trascurare una verifica della regolarità e della trasparenza della spesa in conto capitale.
In realtà si poteva risparmiare anche la spesa della Commissione operando direttamente attraverso i dirigenti della PA che sono pagati anche per questo.