‘Multe, la mia sfida al Titano’, l’ex sindaco Chicchi. Carlo Andrea Bernabe’

‘Multe, la mia sfida al Titano’, l’ex sindaco Chicchi. Carlo Andrea Bernabe’

Il Resto del Carlino 

L’ex sindaco racconta la battaglia contro gli evasori: «Per saperne di
più Prodi ci convocò a Palazzo Chigi»

 «Multe, la mia sfida al Titano»

 L’ex sindaco Chicchi tentò già nel ’95 di recuperare il ‘tesoretto’

Carlo Andrea Barnabè    

 Sono 24mila le multe spedite ai sammarinesi, circa 2 milioni di euro. Ai tempi di Chicchi erano 600 milioni di lire

 Due  milioni di euro, multa più multa meno. E’ il tesoretto congelato a San Marino, frutto di tre anni di ‘lavoro’ della polizia municipale di Rimini. Insomma, verbali spediti ai cittadini del Titano e mai riscossi. Se il Comune di Rimini potesse metterci le mani sopra sarebbe – come si dice – grasso che cola. Ma i sammarinesi nicchiano, sventolando codici e convenzioni internazionali come scudi. E lo fanno da anni, forse da sempre, sicuramente dalla metà degli anni Novanta. Lo svela Giuseppe Chicchi, sindaco fino al ’99, protagonista di uno dei rari tentativi di spillare i soldi delle multe al Titano. «Non vorrei creare incidenti diplomatici – racconta Chicchi – ma anche ai miei tempi era quello l’andazzo. Il Comune di Rimini aveva accumulato un credito consistente, si parlava di circa 500-600 milioni di lire, quindi decisi di chiedere un incontro con il governo sammarinese, che si svolse nel 1995 o l’anno dopo, non ricordo con esattezza».

E come andò? «Fu positivo, e per un certo periodo le cose andarono un po’ meglio».

La leggenda vuole che le multe italiane finissero in ‘certi’ cassetti invece di essere consegnate a domicilio. «L’ho sentita anch’io. Comunque sia quelle multe nessuno le pagava. Come dicevo, dopo quell’incontro la situazione si normalizzò, ma nel giro di qualche anno tutto tornò come prima».

Avranno riaperto quei cassetti… «Scherzi a parte, il problema è che la materia esula dai normali rapporti di buon vicinato, ma è regolata da convenzioni tra due Stati, un terreno inaccessibile per un’amministrazione comunale».

Cosa vi spinse a battere cassa? «Allora come oggi l’obiettivo era reperire risorse. Con l’assessore Mario Ferri avevamo lanciato una durissima campagna contro l’evasione. Ici, tassa rifiuti, imposta sull’occupazione del suolo pubblico: in poco tempo recuperammo miliardi di lire. Decidemmo di puntare anche sulle ingenti somme ‘accantonate’ sul Titano, insomma le multe non pagate».

 Vuol dire che fu più facile stanare migliaia di evasori che piegare i sammarinesi? «Di fatto è così. Lo racconto ne ‘La formazione’, il libro che ho scritto, dove si parla del successo della campagna avviata con Mario Ferri. Un’operazione che ci portò direttamente a Palazzo Chigi».

 Dove? «Il presidente del Consiglio Romano Prodi convocò a Roma il sottoscritto e Ferri per sapere come avevamo fatto a ricavare quelle cifre dal recupero dell’Ici».

Rimini che fa scuola nella caccia all’evasione, da non crederci… «Era tutto vero. Come la brochure su Rimini capitale della notte, del turismo e della cultura che consegnammo a Prodi».

 E lui come reagì. «Ci inchiodò con una frase: ‘La meravigliosa modestia dei romagnoli’».

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