Note a margine delle osservazioni di Federico Podeschi. Arriva il matrimonio gay a San Marino?

Note a margine delle osservazioni di Federico Podeschi. Arriva il matrimonio gay a San Marino?

Note a margine delle osservazioni di
Federico Podeschi. Arriva il
matrimonio gay a San Marino?

  1. Mi risulta
    che se faccio passare per autentica una interpretazione falsa, mi
    viene contestata la mia affermazione. Non si tratta di «proteggere
    il matrimonio», si afferma che una relazione omosessuale «non» è
    matrimonio. Se attribuisco a una relazione omosessuale la qualifica
    di matrimonio, è come se immettessi sul mercato moneta falsa, con
    le conseguenze che ne derivano.

  2. Forse un po’ di precisione
    storica non guasterebbe. Basta andare sulla scontata Wikipedia e
    cercare la voce «Adelphopoiesis»: si troverebbero annotazioni
    diverse da quello che l’articolo in questione vuole dire.
    Soprattutto che non si tratta affatto di «matrimonio gay». Una
    preghiera della Chiesa ortodossa dice: «Nostro Dio onnipotente, Tu
    che esistevi già prima del tempo e per tutti i secoli esisterai, Tu
    che ti sei degnato di far visita all’umanità attraverso il grembo
    della Vergine Maria Madre di Dio, manda il tuo santo angelo su
    questi tuoi servitori [nome] e [nome], che possano amarsi l’un
    l’altro così come si sono amati i tuoi santi apostoli Pietro e
    Paolo, Andrea e Giacobbe, Giovanni e Tommaso, Giacobbe, Filippo,
    Matteo, Simone, Taddeo, Mattia e i santi martiri Sergio e Bacco come
    anche Cosma e Damiano: non con amore carnale, ma con la fede e
    l’amore dello Spirito Santo
    . Che possano rimanere in questo
    amore ogni giorno della loro vita. Per Gesù Cristo Nostro Signore.
    Amen».

  3. Non è la stessa cosa parlare di
    coppie gay e di matrimonio gay. Le parole e la storia non sono
    manipolabili artificialmente. Altra cosa è la questione della
    poligamia, certamente. Credo che qui una riflessione seria potrebbe
    indagare sulla scarsa considerazione della donna in quelle culture
    che la permettono. E allora non riusciremmo a considerarla un
    modello adeguato di famiglia. E nemmeno un vero «matrimonio».

  4. Siamo ancora sulla definizione di
    matrimonio. Non ogni relazione umana può avere questo titolo. Le
    situazioni di infecondità, vuoi per sterilità (e sono appunto
    eccezioni) vuoi per età (ma arriveremmo all’assurdo del
    «matrimonio a tempo determinato dalla menopausa»), aprono un
    diverso modo di argomentare, non aprono al diritto di chiamare
    matrimonio una situazione che non è feconda non per contingenze, ma
    per definizione.

  5. Gli studi di cui parla l’autore
    – ma non li cita – sono smentiti da osservazioni scientifiche e
    documentate. Cito soltanto la documentazione di Regnerus (si trova
    facilmente in internet) che, con dati alla mano, chiarisce la
    situazione reale con i problemi che si trovano a vivere tali figli.

  6. Quando si impongono leggi che
    stravolgono il dato storico e normativo di una repubblica si fa una
    operazione dove una minoranza crea una situazione oggettivamente
    ingiusta. Si cambiano le leggi che regolano la convivenza. Nessuno
    afferma che con questo si impongano a chi vive la sessualità
    secondo la sua giusta dinamica comportamenti omosessuali. Anche se
    però è vero che tale minoranza usa vari sotterfugi per imporre
    agli altri la propria concezione. Avrò modo in seguito di
    dimostrare quanto accade anche qui in Repubblica.

  7. Nessuno, nella Chiesa cattolica,
    si esprime in quei termini usati da Podeschi. Basta leggere il
    recente documento «La bellezza della famiglia salverà il mondo»
    per capire che l’obiezione di Podeschi non appartiene ai
    cattolici.

  8. Sarà pur vero che la comunità
    LGBT pensa che il matrimonio sia un bene anche per lei, quindi per
    le persone dello stesso sesso. Ma è altrettanto vero che un
    desiderio o una voglia non costituiscono per nessuno un diritto.
    Come non c’è il «diritto al figlio» né ci sono altri diritti
    per realtà pur appetibili, ma che non hanno un fondamento naturale
    per essere esigiti.

Ho sempre ritenuto che l’insegnamento
che la Chiesa ha fornito su questo argomento sia il più rispettoso
per le persone (omosessuali o no). E non ho mai mancato di rispetto a
nessuno di loro. Ma esprimere giudizi e valutazioni su società e
famiglia permane nel diritto di ogni uomo. E questo diritto chiede a
ciascuno di potersi esprimere esibendo le proprie ragioni. Ascoltando
gli altri, non necessariamente accettandone le conclusioni.

Don Gabriele Mangiarotti

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