Il Resto del Carlino: Il bomber in manette allo stadio: ora tremano in tanti
SAN MARINO. «Scusi, ci può seguire?». Sono le 20, 25 di sabato sera. Al «San Marino Stadium» di Serravalle è in programma la finalissima del campionato di calcio tra La Fiorita e Tre Penne, il match che assegna lo scudetto sul Monte Titano. Lui, Armando Aruci, 27anni, di origine albanese, ma da sempre residente a Bellaria, in provincia di Rimini, bomber da 19 gol della Virtus, si vuole godere lo spettacolo dagli spalti, ma gli agenti della Polizia Civile lo stanno aspettando e lo bloccano ai botteghini mentre sta per ritirare il biglietto per entrare allo stadio. Alla scena assistono decine e decine di tifosi, increduli: «Che cosa sta accadendo?», si chiedono. Il calciatore ha un sussulto, è sorpreso, ma non oppone resistenza. Sale in auto con la Polizia e si allontana. Due ore più tardi sarà accompagnato in carcere. Su di lui pesa l’ombra del calcioscommesse. Inizia così una lunga notte, la più buia per il football sammarinese. All’una e trenta, sempre di notte, mentre Aruci ha trovato posto in cella, la Polizia Civile telefona ad un suo compagno di squadra, Luca Bonifazi, titolare di un’agenzia immobiliare e si fa aprire gli uffici. Aruci è un collaboratore esterno dell’agenzia: una volta nei locali, gli agenti sequestrano il computer in dotazione al bomber della Virtus, cellulari ed altri documenti. Poi se ne vanno. E adesso tutto il mondo del pallone sammarinese trema. Sa che il terremoto non si fermerà. (…)