San Marino. Flavio Pelliccioni, restituiti villa e denaro. Il Resto del Carlino

San Marino. Flavio Pelliccioni, restituiti villa e denaro. Il Resto del Carlino
SAN MARINO Da Il Resto del Carlino (Riccione) di  sabato 11 novembre 2017 sulla decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dell’imprenditore sammarinese Flavio Pelliccioni: ‘Restituiti villa e denaro a Pelliccioni. Non ha mai aiutato i Casalesi’ / La DIA di Napoli gli aveva sequestrato beni per oltre 5 milioni di euro 
 
«Restituiti tutti i beni sequestrati a Flavio Pelliccioni. Lui con il clan dei Casalesi ha avuto, in realtà, una consistente iniziativa truffaldina ai danni dello stesso clan». Lo scrive, a chiare lettere, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere nelle motivazioni che hanno portato a rigettare la misura di prevenzione della sorveglianza speciale e della confisca dei beni avanzata dalla Dia di Napoli. E all’imprenditore di 61 anni andranno restituiti tutti i beni che nel novembre 2015 gli erano stati posti ‘sotto i sigilli’. Beni che superano i cinque milioni di euro e che comprendono una villa con piscina e campo da tennis, immersa nel verde, le quote societarie di due imprese come il Beach Paradise e il beach Cafè, ma anche un’Audi 6, una Fiat Cinquecento, un Maggiolone Volkwagen, una Mina Moke2, alcuni motorini e molti conti correnti, intestati non solo a lui, ma anche ai figli, ma pur sempre riconducibili all’imprenditore, famoso per essere stato uno dei protagonisti della movida della Riviera.
«Siamo molto soddisfatti di questo provvedimento-dichiara Alessandro Petrillo, l’avvocato di Flavio Pelliccioni. –Avevo sempre sostenuto che il mio assistito non aveva nulla a che vedere con la camorra , tanto che era già stato prosciolto a Napoli. Questa decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo testimonia». I guai di Pelliccioni erano iniziati nel dicembre del 2011 quando venne arrestato dalla Dia di Napoli in seguito ad un’ordinanza di custodia cautelare messa dal gip del tribunale campano nei confronti di 57 indagati, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzioni, truffa ai dannio dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza, reati tutti aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi. Pelliccioni venne, successivamente, scagionato dai reati più gravi di associazione camorristica e riciclaggio durante l’udienza preliminare. Ciò nonostante, la Dia di Napoli aveva richiesto, come misura preventiva, la sorveglianza speciale e il sequestro ai fini della confisca dei beni dell’imprenditore. Ma ora si viene a sapere che il tribunale partenopeo l’ha rigettata: «La condotta di Pelliccioni ha sempre avuto una collocazione antagonista a quella del clan dei Casalesi in quanto la pura finalità di Pelliccioni stesso era quella di lucrare ai danni dei clan», recita il provvedimento. Ed ora i beni dovranno essergli restituiti.
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