Mancini, Ps: “Governo di emergenza a tempo o subito alle urne”

Mancini, Ps: “Governo di emergenza a tempo o subito alle urne”

 

La situazione politica ed economica a San Marino è particolarmente delicata.

Il Fmi ha sottolineato i grossi rischi che pendono sul capo della Repubblica, auspicando una serie di riforme urgenti quali Iva, Pensioni e Spending review. Intanto il quadro politico è quanto mai in fermento. La maggioranza è in forte fibrillazione, come testimoniano anche le dimissioni di Simone Celli dal Consiglio, mentre l’opposizione vede fiorire nuove forze politiche e possibili alleanze. Per capire meglio come stanno le cose ne parliamo con il capogruppo del Partito socialista Alessandro Mancini.

 

Partiamo dai suoi avversari. Come valuta le dimissioni di Simone Celli e le voci di un possibile allargamento delle segreterie di Stato da 7 a 10?

Ma guardi non voglio certo sminuire la scelta di Celli di dimettersi dal Consiglio, ma mi permetta, credo che ai sammarinesi in questo momento interessi altro, comunque le rispondo ugualmente molto volentieri. Credo che le dimissioni fossero inevitabili. Durante Il dibattito in Consiglio all’indomani delle sue dimissioni da Segretario di Stato, tutta l’opposizione aveva messo in evidenza l’inefficienza e i danni che in poco più di 20 mesi erano stati collezionati da Celli ed abbiamo ragione di credere che anche all’interno della maggioranza sia sviluppato un dibattito di questo tipo e crediamo che a decidere per lui siano stati gli amici fratricidi di coalizione, possibili fattori esterni e il peso del rapporto con l’opinione pubblica. Il rimpasto è una sciocchezza partorita solo per tirare a campare. Non merita una parola di più“.

 

Pochi giorni fa il suo partito ha lanciato la proposta shock: governo di emergenza con un appello alle categorie economiche e forze sociali. Cosa intendete?

Più che una proposta shock, Il Partito Socialista ha cercato di mettere a disposizione del dibattito politico una proposta che metta in evidenza una rottura con la situazione esistente aprendo la strada a un governo di emergenza limitato nel tempo prendendo finalmente coscienza della gravità della crisi e della necessità di rompere un quadro torbido emerso recentemente anche dalle indagini giudiziarie. Abbiamo indicato come soluzione un nuovo esecutivo che risponda all’appello delle forze sociali ed economiche, levatosi in questi mesi, capace di offrire loro formule anche inedite di collaborazione. Un Governo che fissi in un preciso periodo gli interventi di carattere sociale ed economico da adottare per poi ridare la parola agli elettori”.

 

Altri dell’opposizione hanno messo il veto su Repubblica Futura. Perché invece voi no?

“La politica dei veti ha sempre prodotto danni ed è una politica che a noi non appartiene. Quello però deve essere chiaro e noi non abbiamo dubbi a riguardo è che un’alternativa politica però può nascere solo tra chi ha mantenuto un percorso coerente e al di fuori del quadro di responsabilità messo anche sotto la lente d’ingrandimento da parte della magistratura”.

 

Non è che avete paura di assumervi la responsabilità di governo visto la delicatissima situazione del paese?

Al contrario. Siamo disponibili a sostenere la strada del governo di emergenza di brevissimo tempo a patto che siano presenti elementi di radicale e netta discontinuità con l’attuale gestione e che non sia la solita ammucchiata nata per il solo motivo di tirare a campare. Se poi, anche di fronte all’emergenza del Paese, dovesse invece prevalere la logica della difesa del fortino di Adesso.sm, come tra l’altro in questi giorni abbiamo avuto modo di leggere in diversi comunicati, non abbiamo alcun dubbio nel sostenere con forza che l’unica strada percorribile sia il voto anticipato il prima possibile”.

 

Perché non si è riusciti in questi ultimi due anni ad uscire dal clima di guerra civile tra maggioranza e opposizione?

“Perché la maggioranza riteneva di consolidare i voti in prestito ottenuti al secondo turno imponendosi una tabella di marcia da “schiacciasassi”. Pensando di mettere tutti nel sacco. E invece è avvenuto l’esatto contrario”.

 

La sua forza politica ha sostenuto il quesito referendario sulla legge elettorale. Secondo lei ci sono spazi di manovra per evitare la consultazione referendaria e quindi modificare la legge elettorale?

“La domanda è molto interessante, ma mi permetta più che a me dovrebbe rivolgerla alla maggioranza. Sinceramente dopo la costituzione del comitato contrario con persone di evidente appartenenza politica alla maggioranza, credo che gli spazi di manovra per un confronto politico in aula siano piuttosto difficili. Io le posso dire che un confronto serio su questo tema che riguarda tutti sarebbe un segnale di maturità politica, ma ripeto ad oggi non registro nessun segnale in questa direzione”.

 

Veniamo al Partito Socialista. Negli ultimi mesi due figure non secondarie come Rossano Fabbri e Giovanna Cecchetti se ne sono andati per dare vita a nuovi soggetti. Che progetti avete per fermare l’ormai eterna diaspora socialista?

Sono il primo a dire che occorre umiltà e generosità. Con le iniziative personali si va poco lontano. Se nel 2019 facciamo a gara di chi è più aderente ai valori del socialismo storico significa che siamo proprio fuori dal tempo. Alla gente oggi interessa solo sapere se sei in grado di dare risposte ai problemi non se nella tua sigla c’è il garofano o il nome socialista e si rischia il ridicolo quando invece c’è una parte larghissima di opinione pubblica che chiede una nuova forma di rappresentanza. Nei prossimi giorni presenteremo pubblicamente una proposta in questa direzione.  Rovesciando l’approccio: dalla politica dall’ego smisurato e pericoloso a quella che vede nella comunità sammarinese il proprio valore e la propria guida”.

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