La Rai taglia il contributo alla San Marino Rtv. Rsa in allerta

La Rai taglia il contributo alla San Marino Rtv. Rsa in allerta

L’Italia si appresta a ridurre il contributo annuale che riconosce alla San Marino Rtv in qualità di socio, tramite la Rai, al 50%.

A rivelarlo è la Rappresentanza sindacale aziendale dell’azienda attraverso una nota in cui si dà conto dell’incontro avvenuto il 24 settembre con il Presidente dell’emittente, Lorella Stefanelli.

“L’incontro – scrive la Rsa – aveva all’ordine del giorno la questione frequenze, il taglio del contributo da parte italiana e nuova sede.

La Presidente ha comunicato alla RSA di aver recentemente chiesto, al Segretario agli Esteri Nicola Renzi, lo stato di avanzamento della trattativa con il governo italiano sulle frequenze e che, nonostante le vicissitudini dei governi sia sammarinesi che italiani, la trattativa è ancora in corso sebbene ad oggi non ci siano novità di rilievo. 

Nella piena consapevolezza che la riassegnazione delle frequenze, stabilita da Ginevra, sia cruciale per il futuro di San Marino RTV, la Presidente si è detta fiduciosa circa una prossima risoluzione che non potrà essere lesiva dei diritti di San Marino stabiliti nei trattati internazionali”.

Quindi la discussione sulla diminuzione del contributo italiano, che dalla Rsa rivelano essere “comunicata solo di recente”. Su questo “la Presidente ha comunicato che, insieme alla Direzione Generale, si sta attivando per individuare soluzioni percorribili”. Ad oggi la Rai contribuisce con 3 milioni di euro all’anno all’emittente sammarinese, in virtù degli accordi tra Italia e San Marino. Anche il Titano, che detiene l’altro 50% dell’azienda attraverso la società Eras, ha diminuito negli anni il proprio contributo passando dagli 1,6 mln di euro del 2015 agli 1,15 mln del 2019.

Infine sulla questione sede, “la Presidente condivide con la Direzione e con la RSA, l’esigenza di individuare al più presto un nuovo sito per l’emittente di stato anche per migliorare la sicurezza sul luogo di lavoro. Sarà pertanto necessario valutare, alla luce della riassegnazione delle frequenze, i modelli di sviluppo ipotizzabili per la TV di stato, e quindi presentare le relative proposte aggiornate all’esecutivo che si insedierà dopo le elezioni di dicembre”.

 

digià

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