San Marino. CGG pomeriggio

San Marino. CGG pomeriggio

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 22-23-24-27-28 e 29 APRILE 2020

SEDUTA DI MERCOLEDI’ 23 APRILE – POMERIGGIO

La seduta pomeridiana del Consiglio Grande e Generale riparte dal dibattito sulla visita del Fondo Monetario Internazionale con il tema della salvaguardia economica del Paese a farla da padrone. “Non illudetevi: nessuno riuscirà mai a creare un fondo sovrano a garanzia del quale ci sia il niente o peggio il debito dello Stato” avverte Nicola Renzi (Rf), il quale rivolge poi una domanda all’esecutivo: “per quanto riguarda l’emergenza sanitaria, sono stati chiesti aiuti alla Russia, come fatto in Italia?”. Per Alessandro Cardelli (Pdcs) l’obiettivo deve essere “riportare San Marino ad un rating più credibile”. “Occorre pensare a un turismo lento e locale che possa essere apprezzato da chi vive all’intorno. Sarà questa la nuova sfida a cui ci dobbiamo sottoporre” spiega Giuseppe Maria Morganti (Libera). Giancarlo Venturini (Pdcs) rimarca la necessità di avere “il sostegno di tutte le forze politiche, sociali e di categoria”.

Le contrapposizioni tra maggioranza e opposizione vengono superate grazie ad un ordine del giorno condiviso da tutte le forze politiche e approvato all’unanimità il quale indica le azioni che Congresso di Stato e Segreteria alle Finanze dovranno mettere in campo per il reperimento dei finanziamenti, la prosecuzione del negoziato con l’Ue, strumenti di accesso al credito, riforme strutturali, risoluzione del problema degli Npl e altro ancora.

Il Consiglio Grande e Generale passa quindi al Comma più atteso, il numero 21, con il riferimento del Congresso di Stato sull’emergenza sanitaria Covid-19. La parola, in primo luogo, al Segretario di Stato per la Sanità Roberto Ciavatta. Dopo aver passato in rassegna le tappe che hanno portato al diffondersi del contagio nel resto del mondo e a San Marino e le procedure adottate internamente ed esternamente all’ospedale, Ciavatta evidenzia come durante l’emergenza “tutte le persone ricoverate sono state accolte in stanze con un massimo di due letti. Nessuno ha sostato nei corridoi o sulle barelle. A nessuno è stata negata una terapia né la possibilità di un supporto ventilatorio calibrato sulle condizioni e sulla possibilità di recupero di ogni singolo paziente”. “A partire da 19 marzo – aggiunge – il numero di persone seguite a domicilio è diventato progressivamente sempre più elevato e di gran lunga superiore a quello delle persone ricoverate che, dal 28 marzo, è andato progressivamente riducendosi fino alle 14 unità in ricovero ordinario e le 4 unità ricoverate in terapia intensiva registrate il 18 aprile”. Ciavatta rivendica come “in numerose provincie si ritenga positivo senza alcun tampone chi ha sintomi, mentre non si va alla ricerca di alcun asintomatico, cosa che invece viene fatta in Repubblica”. “Oggi – conclude Ciavatta – si è avviato un programma di ricerca attiva delle persone portatrici del virus ma asintomatiche o paucisintomatiche. A questo riguardo è incominciato lo screening sierologico delle persone che finivano il periodo di quarantena (contatti stretti di persone certamente contagiate). I prelievi vengono eseguiti presso la tenda della protezione civile. Le persone con anticorpi contro il virus vengono sottoposte a test molecolare per stabilire se agli anticorpi corrisponda la presenza del virus o meno. Lo screening ha permesso di individuare un numero elevato di persone senza sintomi ma portatrici inconsapevoli del virus. Contestualmente presso la stessa tenda è stato avviato un servizio di valutazione direttamente con test molecolare di persone segnalate dai medici di medicina generale con sintomi lievi o pregressi. Vengono effettuate 10 visite al giorno prenotate dai medici di medicina generale, le persone vengono scaglionate ogni 30 min. Il servizio è incominciato il 14 aprile e il 50% delle persona valutate è portatrice del virus”.

Al Segretario di Stato Stefano Canti è invece affidata la relazione sulle attività svolte dalla Protezione Civile, nella quale vengono affrontate questioni “riguardanti il Gruppo per le emergenze sanitarie, ricerca ed impiego di immobili da adibire all’ emergenza Covid, le attività in deroga ai disposti dell’articolo 2 del DLn.51 e successivi”. Il Segretario rimarca l’importanza delle donazioni effettuate sul conto corrente unico della Protezione Civile presso Carisp che, alla data del 20 aprile scorso, ammonta a 794.090,70”. “Fra le varie attività messe in campo dalla Protezione Civile – osserva Canti -. il Piano di assistenza alla popolazione, è indubbiamente quella più nota e apprezzata dall’intera cittadinanza”. Un piano reso possibile grazie anche al “volontariato, con la sua straordinaria e incondizionata disponibilità”. Nel suo intervento, Canti si sofferma anche su quella che sarà la ‘fase 2’: “Ormai la percezione è che ci si stia avvicinando a tappe verso una progressiva normalità, ma non si possono rincorrere soluzioni frettolose. Difficilmente potrà esser stabilita una data in cui riaprire tutte le attività o dichiarare liberi tutti. Aprire tutto subito sarebbe un atto irresponsabile. E’ verosimile che la ripresa debba essere graduale e progressiva con una fase intermedia, con misure di contenimento sempre meno generaliste e sempre più circoscritte e specifiche, ma con un progressivo e costante allentamento del lockdown. E’ inoltre forte in tutti noi la consapevolezza che non vi può essere un ritorno alla normalità al di fuori della sicurezza e che senza la sicurezza la ripresa economica sarà breve”. “L’intenzione – rimarca Canti – è comunque quella di sottoporre a test l’intera popolazione, seppur con fasi a campione e progressivamente”.

Di seguito una sintesi degli interventi

Comma 20 – Dibattito sul riferimento del Congresso di Stato sulla recente visita del Fondo Monetario Internazionale

Nicola Renzi (Rf): Dico fin da subito che secondo me quello di oggi è stato un ottimo dibattito. Nel report del FMI troviamo che l’export ha compensato la contrazione dei consumi interni. La crescita dell’occupazione ha rallentato nella prima parte dell’anno ma poi è tornata a crescere. Il FMI evidenzia come il percorso di associazione con l’UE sia importante anzi determinante. Un turning point per il nostro Paese e la nostra economia. L’altro grande tema è quello del sistema bancario e finanziario. Pensiamo alle decisioni su Banca Nazionale Sammarinese che sono state già una volta dilazionate e oggi non sono più rinviabili. Ho sentito critiche nei confronti del FMI e di Fitch. Posso condividere queste critiche, meritano voce nell’Aula, però purtroppo sono le regoli globali all’interno delle quali ci troviamo a dover agire e vivere. La questione che più ha colpito l’agenzia di rating è che ha avuto notizia che c’è l’intenzione di creare un indebitamento estero di 350 milioni per sostegno al Covid e Cassa di Risparmio a fronte di riforme non messe a fuoco bene. Unico appunto che si possa fare al nuovo Governo è quello di aver palesato queste intenzioni prima di avere la possibilità di fare debito. L’effetto è il declassamento che di fatto ci impedisce di fare quel debito. Prioritario per il nostro Governo è il rapporto con la vicina Repubblica italiana. Ci sono tanti settori che sono stati fortemente colpiti dalla crisi Covid. Se il Governo non riuscirà a trovare in tempi rapidi una forma di iniezione di liquidità nel nostro sistema, il problema non sarà più di un singolo partito o di una singola associazione. La cittadinanza, disorientata, si sta organizzando da sola. Quel finanziamento è importantissimo per gettare liquidità nel nostro settore produttivo e soprattutto per rafforzare e far sviluppare i consumi all’interno del territorio. Qui possiamo manifestare e difendere la nostra sovranità. Non illudetevi: nessuno riuscirà mai a creare un fondo sovrano a garanzia del quale ci sia il niente o peggio il debito dello Stato. Chi investe vuole avere certezza di dividendi. Nella ricerca del finanziamento non devono esserci precondizioni, non dobbiamo precluderci strade. L’orizzonte deve essere senza se e senza ma quello dell’Unione Europea. Ringrazio il consigliere Iro Belluzzi che ha messo sul tavolo idee concrete parlando del progetto del Polo e degli investimenti ZTE. La mia domanda è: perché all’Italia sono arrivati aiuti dalla Russia, mentre a San Marino no? Abbiamo chiesto aiuto a quel Paese? Oppure abbiamo preferito di no? Le nomine diplomatiche: spero che tutti abbiano valutato come da alcune nomine diplomatiche tanto discusse sono arrivati aiuti non solo simbolici nella Repubblica di San Marino.

Alessandro Cardelli (Pdcs): Siamo un Paese che ha combattuto e combatterà l’emergenza con grande responsabilità portando dei risultati importanti. Il declassamento delle agenzie di rating non può essere addebitato a questo Governo che si è appena insediato bensì all’emergenza sanitaria. Il rating è insoddisfacente e lo dico da cittadino sammarinese. Il nostro obiettivo in questa legislatura è riportare San Marino ad un rating più credibile e fare nuovamente crescere la nostra economia. A differenza di Renzi, non ho sentito nessuna preclusione da parte del Governo, disponibile a valutare qualsiasi possibilità. Abbiamo altre sfide davanti: approfittare di questo momento di emergenza per fare scelte diverse rispetto a quelle degli ultimi 15 anni. Il Governo ha tracciato delle linee: intervenire sulla fatturazione elettronica, riportare i capitali esteri, valutare anche il discorso della moneta fiscale interna. Sono opportunità che dobbiamo sfruttare in questa fase.

Gerardo Giovagnoli (Npr): Tutti dovremo remare nella stessa direzione. E’ veramente questo un tornante storico per la nostra Repubblica. Lo era già precedentemente. Ci sono quattro ambiti su cui diciamo bisogna lavorare. Revisione spesa pubblica. Rivisitazione della tassazione con introduzione magari di una imposta sul modello Iva. Serve poi un altro ambito che è quello dell’inventiva e ha a che fare con il mettere a patrimonio il valore della Repubblica. Sta prendendo forma l’ipotesi di costruzione di una moneta fiscale per far circolare internamente un po’ di liquidità e far riprendere l’economia del Paese. Sono contento che ci sia disponibilità di tutta l’Aula. La costruzione di un fondo sovrano. Non è però con l’autarchia che potremo uscire da questa crisi. Mi auguro che i tentativi di reperire fondi e stringere legami e costruire nuove collaborazioni vadano a buon fine. Il quarto ambito è quello degli investimenti e dell’intercettazione dei finanziamenti. E’ inevitabile che ci sia bisogno di finanziamenti internazionali ma anche di produrre più economia attraverso nuovi investitori che portino capitali. Dobbiamo essere capaci di fare promozione del nostro sistema per renderlo attrattivo non solo essere valutati. Fino ad oggi non siamo stati capaci di far capire all’esterno quali sono le possibilità che si possono esercitare in Repubblica per fare impresa. Non siamo stati capaci di convidere tra di noi un progetto Paese. Si deve rifuggire dall’idea di un unico grande finanziatore, come accaduto nel Dopoguerra col casinò. Probabilmente un secondo tempo non ci sarà. Abbiamo già perso troppo tempo nel non fare riforme e nell’attendere. Servono velocità, efficacia e grande acume. Almeno per l’atmosfera respirata in queste ore la predisposizione politica ci sia. Facciamo in modo di non sprecare questa occasione.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): Senza Unione Europea i Paesi non riusciranno ad uscire dalla crisi. Il lavoro del Segretario Beccari è fondamentale, l’elemento centrale attorno a cui ragionare per portare fuori la Repubblica di San Marino dalla grave crisi. Il problema centrale che viene messo in evidenza è quello dell’elevate vulnerabilità macro-finanziaria che è determinata dalle politiche di bilancio del sistema bancario. Il debito pubblico dipende dal sostegno che il Governo ha dovuto dare in dieci anni a questa parte al sistema bancario. Senza questo gap, il nostro bilancio non avrebbe le attuali difficoltà. Purtroppo ci sono alcuni settori che non riusciranno a riprendersi per niente. Dobbiamo pensare una nuova economia. La vecchia economia che ci lasciamo alle spalle da 40 giorni a questa parte era la famosa economia basata sulla globalizzazione. Vivremo un Paese con meno aerei e meno commercio internazionale e meno finanza e meno turismo internazionale. Dobbiamo pensare ad una economia che ragione sul locale. Occorre pensare a un turismo lento e locale che possa essere apprezzato da chi vive all’intorno. Sarà questa la nuova sfida a cui ci dobbiamo sottoporre. Occorre un recupero forte della nostra sovranità monetaria a cui abbiamo derogato nel 1939. In questo contesto la nostra sovranità è totalmente annicchilita e dobbiamo lavorare per recuperarla. Se lo avessimo oggi, non ci porremmo i problemi dell’indebitamento estero su una base espansionistica. Reperire risorse dall’estero non è un problema di oggi. Siamo contenti che si inizi a ragionare di moneta elettronica interna e che di ricorrere all’Ue come prestatore di ultima istanza. Il Cinque Ter è un escamotage per far sì che una passività molto forte potesse essere affrontata dal nostro sistema. Noi siamo disponibili a ragionare sull’ordine del giorno di Governo: i cittadini si aspettano interventi concreti. Aggiungo tra le proposte quelle legate alla nuova economia del post-Covid. Occorre ascoltare le forze sociali, le forze di maggioranza e quelle di opposizione: se c’è la disponibilità a definire insieme le strategie di uscita e gli obiettivi, io credo che il mio gruppo consigliare non si tiri indietro.

Paolo Rondelli (Rete): Oggi siamo una comunità spaventata che sente venire meno una serenità apparente. Chi vogliamo essere? Qui interviene l’azione di un Governo ma anche la responsabilità delle parti sociali. Qui arriva il momento delle scelte e della concertazione. Sbagliare ora sarebbe drammatico. Credo sia bene giungere a una posizione il più possibile comune con elementi condivisi anche dalla parte non livorosa e non stizzosa della minoranza. Auspicherei che tutto questo dibattito ci abbia portato maggiore condivisione a tutela del Paese. Credo si possa ragionare per uscire con alcune delle posizioni suggerite dai consiglieri.

Giancarlo Venturini (Pdcs): Positivo l’avere reperito i 20 milioni del Fondo Monetario che possono dare una boccata di ossigeno in questo momento di difficoltà. Occorre trovare il coraggio di fare le riforme strutturali che oggi sono davvero urgenti per il Paese. Dobbiamo anche risolvere il problema del Cinque Ter di Cassa di Risparmio intervenendo affinché il bilancio di essa non gravi più su quello dello Stato. Lo stesso vale per ex Banca Cis. Si stanno valutando alcune proposte per concretizzare l’utilizzo di una moneta elettronica che possa favorire lo scambio interno. Queste le problematiche più urgenti da affrontare nell’immediato. Un’ultima considerazione sul finanziamento estero che sta diventando sempre più improcastinabile. Si è riaperto un dialogo con Banca d’Italia per interventi di ultima istanza. Si sta cercando di aprire un percorso diretto con la Bce con il supporto della Repubblica Italiana. Queste le priorità a cui il Governo sta lavorando, ma è necessario il sostegno di tutte le forze politiche, sociali e di categoria. Per questo do lettura dell’ordine del giorno depositato dalle forze di maggioranza. Auspicale una condivisione anche con le opposizioni: i problemi riguardano tutti e l’intero Paese.

Segretario di Stato Marco Gatti (replica): Faccio solo qualche piccola precisazione. Le cose migliori fatte dal precedente sono state fatte nella parte finale della legislatura quando è cambiato l’atteggiamento. Se il Paese si trova in una situazione di difficoltà finanziaria non dipende esclusivamente dall’ultimo periodo. Molta liquidità è stata portata fuori dal territorio. E’ stato fatto un investimento importante che però non ha diversificato il rischio: abbiamo messo nelle condizioni la Repubblica attraverso la Cassa di Risparmio. Quel Governo avrebbe dovuto valutare prima cosa consisteva fare una scelta di quel tipo. Se si ha una perdita, bisogna ricapitalizzarla. Invece è stata fatta una legge. Da quel momento il Fondo Monetario ha iniziato a dire che dovevamo riconoscere le perdite. Un modo elegante per dire: quei soldi vanno versati. Questo Governo si adopererà per togliere quel Cinque Ter. Non è possibile andare avanti in una situazine che non si spiega. Cercheremo di mettere la Cassa in condizioni attive e nellle condizoni di diventare un volano per il territorio. Siamo convinti di poterlo fare. La fiducia va recuperata. Io credo che il settore sarà una grande opportunità. Bisogna saperla cogliere. La sfida che ha questo Governo va in questa direzione.

Francesco Mussoni (Pdcs) – replica: Abbiamo sottolineato come sia fondamentale ragionare su un pilastro che è quello della riorganizzazione del bilancio dello Stato e delle riforme strutturali. Non con uno spirito recessivo e mortificante ma volto al rilancio e al sostegno dell’economia del Paese con investimenti nuovi. Se ci sono delle storture è il momento di raddrizzarle. Il finanziamento estero e la conversione del pubblico non sono escamotage per evitare interventi necessari. Ma allo stesso tempo serve equilibrio nella gestione di questi fenomeni. Vado a dare lettura dell’ordine del giorno condiviso con le forze politiche.

Alessandro Bevitori (Libera): Accogliamo con favore questo ordine del giorno. Ci sono obiettivi ambiziosi. E’ una dichiarazione di intenti: va sottolineato il modo più che gli intenti. Nel rispetto dei ruoli, senza smanie di protagonismo. Io credo che San Marino ce la può fare ma dobbiamo essere uniti in questo percorso. Libera conferma nuovamente una apertura di credito rispetto al Governo e alla maggioranza: confidiamo possa esserci un effettivo confronto.

Rossano Fabbri (Libera): Ritengo che questo dibattito sia stato esaustivo ed esauriente. Nei momenti di grande difficoltà il Paese si unisce. IL Paese ha bisogno di tutte le nostre migliori risorse. Auspichiamo e siamo certi che è arrivata l’ora di mettere in campo definitivamente le riforme strutturali di cui abbiamo bisogno. Ci sono riforme strutturali che non sono più rinviabili.

Giovanni Maria Zonzini (Rete): E’ un punto fermo da cui si inizia per dare basi solide al Paese e abbandonare il clima di scontro politico eccessivo che ha caratterizzato l’ultima stagione politica. Vedremo se questa potrà essere una buona piattaforma per abbandonare sterili polemiche.

Eva Guidi (Libera): Si è trovato un ordine del giorno congiunto con una serie di punti fondamentali che tracciano un percorso capace di dare risposte nell’immediato e ai mali strutturali della Repubblica. L’ordine del giorno prevede interventi che permettono di salvaguardare i settori più colpiti dall’emergenza Coronavirus. Speriamo si colga l’occasione di fare dei passaggi importanti sull’innovazione e la sburocratizzazione.

Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Siamo orgogliosi di questa firma e di questo ordine del giorno condiviso. Auspichiamo che tutti mettano da parte i personalismi nell’interesse del Paese.

Denise Bronzetti (Npr): L’aver raggiunto una unità di intenti su questo accordo è una prima prova importante. Sono state intraviste non solo dichiarazioni di intenti ma traiettorie precise da seguire che naturalmente dovranno essere valutate. Credo che le strade individuate siano quelle giuste da seguire.
Luca Boschi (Libera): Avevamo chiesto un maggiore coinvoglimento delle forze di opposizione: il passo fatto con questo ordine del giorno è da cogliere con positività e favore.

Nicola Renzi (Rf): Accogliamo con favore la disponibilità della maggioranza a ragionare insieme. Siamo convinti che se ci sono delle vie che vengono proposte non bisogna di dire di no a priori ma occorra valutarle. Speriamo che questo ordine del giorno diventi uno sprone per il Governo. Il Paese non ha più tempo. La politica deve dimostrare di essere all’altezza nei metodi del confronto e anche nel merito delle decisioni da assumere.

Francesco Mussoni (Pdcs): Abbiamo caricato di una responsabilità ulteriore il Congresso di Stato. Piena fiducia anche da parte del nostro gruppo politico.
Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Ribadiamo la nostra fiducia a questo primo passo e vi sollecito tutti ad accettare anche dei compromessi nell’interesse della collettività.

Emanuele Santi (Rete): Ringrazio l’opposizione per aver colto questa opportunità. Credo che il mandato che viene dato oggi è un mandato forte e importante. Sarà questa Aula a dare un voto forte rispetto a quello che viene prodotto.

Comma 21 – a) Riferimento del Congresso di Stato su emergenza sanitaria Covid-19 (Coronavirus) e successivo dibattiti.

Segretario di Stato Roberto Ciavatta: L’insigne storico Franco Cardini, cui San Marino è riconoscente per la collaborazione svolta presso la nostra università, ha affermato nei giorni scorsi che il coronavirus rimarrà nei libri di storia, e che è figlio della globalizzazione. In tale contesto, dove non sono disponibili esempi o esperienze da cui trarre insegnamento, siamo ben consapevoli che qualsiasi scelta intrapresa si esporrà, come si è esposta, ad ogni sorta di critica. Di fronte allo sconosciuto ognuno si sente in diritto, e in dovere, di considerare il suo punto di vista come il più acuto, e c’è sempre chi anche di fronte alla morte e alla devastazione, continua a inseguire crociate personali di stampo partitico, del tutto fuori luogo in questa situazione. Io credo invece che di fronte ad eventi ignoti le risposte più verosimili non siano quelle personali ma quelle condivise: è sempre semplice sposare una teoria, che spesso coincide con l’interesse personale di chi la sostiene, piuttosto che abbracciare la complessità dei fenomeni e ricercare, con tutti gli attori, una soluzione valida per fette quanto più possibile ampie di popolazione. Col senno di poi, ognuno si sente in dovere di polemizzare con quanto fatto da questo governo e dai governi di ogni parte del mondo, e ogni governo è consapevole che qualsiasi scelta gli sarà rivolta contro. Se si chiude tutto il governo sbaglia, perché uccide l’economia. Se non chiude tutto sbaglia, perché espone al contagio. Per non parlare del fatto che spesso chi oggi dice di aprire tutto, ieri diceva di chiudere tutto e viceversa. I primi casi di polmoniti acute di origine ignota vengono segnalati il 31 dicembre 2019 da Wuhan all’OMS. Col senno di poi diversi medici rilevano che a fine 2019 anche in occidente ci sono stati aumenti dei casi di polmonite, e questo sta a significare che probabilmente il nuovo virus già da qualche tempo circolava a livello globale senza tuttavia venir individuato. Il 9 gennaio il centro per il controllo delle malattie cinese identifica un nuovo coronavirus (2019-nCoV – new corona virus) e rende pubblica la sua sequenza genomica. IL 23 gennaio viene riunito il Gruppo di coordinamento per le emergenze sanitarie della Rep. Di San Marino, con largo anticipo e a scopo precauzionale per realizzare politiche di contenimento e controllo dei transiti internazionali dei nostri concittadini. Il gruppo viene riunito prima ancora che in Europa si registrino i primi casi, cosa che accade lo stesso 23 gennaio. Il 24 gennaio l’OMS dichiara l’emergenza sanitaria internazionale. All’epoca risultavano solamente 830 casi a livello globale, di cui solo 16 fuori dalla Cina. Il 29 gennaio vengono rilevati i primi due casi in Italia. Si trattava dei due turisti cinesi curati allo Spallanzani di Roma. Si era ancora nella fase di verifica e tracciatura di tutti coloro che provenivano dalle zone rosse asiatiche. Il gruppo per le emergenze, in concerto con la Segreteria per gli Affari Esteri, aveva già individuato tutti i nostri concittadini in Asia, o coloro che erano transitati nelle zone rosse ed aveva organizzato piani di quarantena “volontaria” per i pochissimi rientri registrati. Il 30 gennaio l’Italia chiude ai voli da e per la Cina. È l’unico Stato Europeo a farlo. Tuttavia continuano a tornare cittadini europei e italiani dalle zone rosse cinesi, con voli su aeroporti internazionali europei. Il 2 febbraio lo Spallanzani di Roma isola il virus. I casi a livello globale erano in quel momento 14.557 (146 fuori dalla Cina). Il 21 febbraio si registra il primo caso autoctono di COVID-19 in Italia, a Codogno. Il 22 febbraio il governo italiano emette il primo decreto con cui intima di non abbandonare i comuni dove si erano verificati i focolai, curandosi unicamente di quei comuni nel tentativo di contenere l’epidemia. Anche la Repubblica di San Marino emette la prima ordinanza il 22 febbraio con la quale impone l’obbligo di quarantena (fino a quel giorno già attuata ma in modalità volontaristiche) a chi è transitato nei luoghi di contagio, seguita da una seconda ordinanza il giorno successivo che sospende scuole, viaggi, attività sportive e introduce la riduzione dei servizi ospedalieri in previsione delle modifiche strutturali già in atto. I casi a livello globale, in quel momento, sono 77.794, di cui 1402 fuori dalla Cina e solo 9 in Italia. Il 25 febbraio l’ISS ha attivato il numero per le emergenze sanitarie a cui richiedere informazioni relative al virus e segnalare il proprio stato di salute. Il 26 febbraio si registrano i primi contagi a Pesaro (un ragazzo che lavora vicino a Codogno), e a Rimini, dove il focolaio si è sviluppato in un ristorante di San Clemente apparentemente molto visitato sia da riminesi che da sammarinesi. Il 27 febbraio, mentre all’ospedale Sacco di Milano viene isolato il ceppo italiano del coronavirus, si registra il primo caso positivo a San Marino. Si tratta di un paziente oncologico apparentemente contagiato da un infermiere a domicilio proveniente dalle zone del ristorante di San Clemente. Il paziente viene inviato al reparto di malattie infettive di Rimini. I casi a livello globale erano in quel momento 82.294 di cui 3.664 fuori dalla Cina. Il 2 marzo iniziano i lavori per aumentare i posti letto e le terapie intensive, si chiude l’accesso diretto alla farmacia dell’ospedale, si creano percorsi distinti per pazienti COVID e non COVID. Il 3 marzo viene pubblicata l’ordinanza n.3, con cui si intensificano le chiusure di servizi e la limitazione delle attività. Contemporaneamente si attiva l’unità di crisi interprovinciale di Rimini, Pesaro/Urbino e San Marino, per realizzare una strategia comune di contrasto al Coronavirus: in quel momento i soggetti positivi a livello globale erano quasi 91.000, 2.036 in Italia, 8 a San Marino. Complessivamente tra le due province e la Repubblica di San Marino si registravano quasi 70 casi. Ad oggi (19 aprile) sono 4.553. Il 5 marzo, con delibera n.3 del Congresso di Stato, viene nominato il Commissario Straordinario per l’emergenza COVID-19 a San Marino l’infettivologo Dr. Massimo Arlotti. I positivi di San Marino in quel momento erano 23, a livello globale erano 95.324 di cui 14.759 fuori dalla Cina. Il 6 marzo viene allestito il tendone della Protezione Civile di fronte all’ospedale. L’11 marzo l’OMS dichiara il COVID-19 Pandemia. In quel momento i positivi a San Marino erano 67, a livello globale 118.319 di cui 37.364 fuori dalla Cina. Il 14 marzo, con DL n.51, viene attuato il lockdown nella RSM. A differenza della vicina Italia, si è ritenuto di salvaguardare oltre alla salute dei nostri concittadini anche la nostra economia riducendo di almeno il 50% la produzione e la presenza di lavoratori, piuttosto che chiudere le attività in base al codice ateco. Il 26 marzo viene siglato il protocollo di intesa di mutua collaborazione tra la Segreteria per la Sanità di San Marino e il Ministero della Salute Italiano, determinante nelle settimane successive per sbloccare le forniture in arrivo a San Marino. Il 4 aprile 2020 il FMI dichiara che rispetto alla strategia di contrasto al Coronavirus è stata corretta la reazione di San Marino. Quello che è seguito lo conosciamo tutti. Oggi (19 aprile) a livello globale ci sono 2.160.207 casi positivi. 1.086.809 in Europa, 784.272 in America. I decessi sono 146.088. Ciò che preme rimarcare è l’andamento del numero di ricoveri presso la nostra struttura, anche in ottica della valutazione di stress test per il futuro. Il 3 marzo (ordinanza n.3) vi erano 9 ricoverati in isolamento e 3 in terapia intensiva. Il 26 marzo (giorno di picco) vi erano 53 ricoverati in isolamento e 15 in terapia intensiva. Oggi (19 aprile) vi sono 12 ricoverati in isolamento e 4 in terapia intensiva. I posti in terapia intensiva sono stati portati in pochi giorni da 6 a 20. I posti letto in isolamento per malattie infettive, inesistenti prima di marzo, sono stati portati potenzialmente a 70, che fortunatamente non abbiamo mai utilizzato al completo. Le aree di degenza ordinaria sono state ricavate al 2° piano nei locali della ex casa di riposo adeguatamente ristrutturati e al 3° piano utilizzando la degenza della geriatria. Sono state realizzate opere murarie per isolare l’ortopedia , la Day surgery e parte della chirurgia dove sono state approntate aree “cuscinetto” dove ricoverare i pazienti fino al definitivo inquadramento diagnostico, spesso in attesa dell’esito del tampone che, quando inviato al laboratorio di Pievesestina, veniva fornito 48-72 ore dopo. La disponibilità di questi posti letto ha permesso di accogliere i pazienti provenienti dal PS nelle ore diurne e utilizzare le aree di osservazione del PS nelle ore notturne evitando un numero elevato di ricoveri notturni. La degenza di semintensiva è stata trasformata in intensiva e nuove aree adibite alla terapia intensiva sono state create in medicina interna utilizzando le stanze a pressione negativa già esistenti e isolate dal rimanente reparto. Tutte le persone ricoverate sono state accolte in stanze con un massimo di due letti. Nessuno ha sostato nei corridoi o sulle barelle. A nessuno è stata negata una terapia né la possibilità di un supporto ventilatorio calibrato sulle condizioni e sulla possibilità di recupero di ogni singolo paziente I ricoveri nei posti letto dedicati erano n 20 l’8/03; n 50 il 18/03; n 55 il 24/03. I degenti in Terapia Intensiva toccavano le 16 unità il 28/03. La gestione dell’epidemia è stata inizialmente spostata dal territorio all’ospedale. I casi sintomatici venivano segnalati, previa valutazione telefonica da parte del medico di medicina generale al pronto soccorso e valutati in quella sede attraverso un pre-triage effettuato presso la camera calda, all’uopo realizzata. Le persone sintomatiche eseguivano il tampone per la ricerca del virus, gli esami di laboratorio e la TAC del torace (va qui rilevato che solamente a San Marino ogni caso sospetto è stato sottoposto a TAC, i cui esiti hanno fornito informazioni sul virus spesso più attendibili degli stessi tamponi). Alla fine dell’accertamento diagnostico veniva decisa la sede in cui erogare l’assistenza (area di isolamento, domicilio, ricovero presso aree dell’ospedale costituite dalla riconversione della ortopedia, della Day Surgery e in parte della chirurgia, in cui proseguire gli accertamenti in attesa dei risultati del tampone e la diagnosi definitiva). Venivano istituiti corsi obbligatori per il personale sanitario sulla dotazione dei Dispositivi di Protezione Individuale e sulle modalità del loro corretto utilizzo. Le aree di degenza venivano monitorate con turni medici infermieristici h24, venivano create unità territoriali costituite da medici di diversa provenienza, da infermieri dedicati, e istituite unità per la valutazione ambientale al fine di rendere la domiciliazione dei pazienti non gravi la più sicura possibile. Tutti i pazienti domiciliati ricevevano le terapie del caso, venivano contattati pressoché quotidianamente per sincerarsi delle loro condizioni, veniva fornito loro il numero di telefono del medico che li seguiva da poter contattare in caso di necessità e che non era il proprio medico di medicina generale. I familiari venivano istruiti sulle misure necessarie per ridurre il rischio di trasmissione in ambito familiare. A partire da 19 marzo il numero di persone seguite a domicilio è diventato progressivamente sempre più elevato e di gran lunga superiore a quello delle persone ricoverate che, dal 28 marzo, è andato progressivamente riducendosi fino alle 14 unità in ricovero ordinario e le 4 unità ricoverate in terapia intensiva registrate il 18 aprile. I centri sanitari sono stati sostanzialmente svuotati di funzioni e si è attivata la ricettazione elettronica che ha impedito il crearsi di code presso i centri per il ritiro delle ricette, è stato modificato il piano informatico di rilascio delle ricette per cronici per evitare assembramenti nei primi giorni del mese, ed è stato attivato un servizio di consegna a domicilio dei farmaci grazie al contributo di centinaia di volontari presidiati dalla protezione civile.. L’ospedale di Stato è stato immediatamente blindato: è stato lasciato aperto un unico ingresso, con verifica della temperatura e domande sui contatti rivolte ad ogni avventore. I bar e l’edicola sono stati chiusi, la mensa è stata contingentata per i soli dipendenti, l’ingresso alla farmacia è stato reso possibile solo dall’esterno, le analisi del sangue sono state ridotte al minimo, così come gli interventi rimandabili sono stati cancellati. Nel momento in cui si è disposto dei test sierologici rapidi il personale di assistenza è stato tutto sottoposto a screening e i casi con test positivo sono stati controllati con test molecolare. Si sottolinea tuttavia come gli screening valgano a fotografare una realtà esistente e in parte a ridurre il rischio di trasmissione isolando i contagiati. Non proteggono dai successivi contagi considerando che la gran parte del personale sanitario si è molto presumibilmente contagiato in ambito familiare. Tutti i farmaci consigliati da Linee Guida cinesi e ripresi da raccomandazioni di AIFA e di diverse società scientifiche, sono stati utilizzati tutti off label dal momento che non esistono farmaci registrati per il trattamento della infezione da coronavirus ma sono stati sempre disponibili. LOPINAVIR/RITONAVIR/DARUNAVIR/COBICISTAT sono farmaci anti-hiv inizialmente usati da ogni ospedale, compreso il nostro, a seconda della tollerabilità da parte dei pazienti CLOROCHINA e IDROSSICLOROCHINA, antimalarico il primo, farmaco utilizzato per l’artrite reumatoide il secondo, da sempre disponibili nel nostro centro farmaceutico REMDESIVIR farmaco antivirale utilizzato per il trattamento della malattia da virus Ebola è stato reperito all’interno di un programma di uso compassionevole avviato dalla casa produttrice TOCILIZUMAB – farmaco biologico utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide è stato utilizzato sia sottocute che per via endovenosa all’interno di uno studio nazionale coordinato da AIFA e fornito gratuitamente. La disponibilità del farmaco a nostra disposizione è aumentata grazie all’intercessione del Dr. Morri con contatti in Giappone, tramite l’ambasciata giapponese. AVIGAN – Farmaco registrato in Giappone per il trattamento dell’influenza complicata resistente ai farmaci di prima linea, non registrato né in Europa né in USA. Attualmente è un farmaco in studio da parte di AIFA. Siamo in attesa di una imminente fornitura del farmaco reperito tramite l’ambasciata giapponese e che verrà somministrato all’interno di un protocollo di studio da sottoporre alla valutazione del Comitato Etico in considerazione della teratogenicità del farmaco (malformazioni fetali) IDROSSICLOROCHINA, antimalarico da sempre disponibile nel nostro centro farmaceutico. AZITROMICINA, usata assieme all’Idrossiclorochina, da sempre disponibile nel nostro centro farmaceutico. EPARINA A BASSO PESO MOLECOLARE sempre disponibile e utilizzata per la profilassi della tromboembolia. Le mascherine sono il dispositivo più visibile, dunque più conosciuto: sono oramai divenute una sorta di icona del coronavirus. I problemi di approvvigionamento non riguardano, però, solo le mascherine. Anzi: l’ISS non ha mai avuto carenza di mascherine chirurgiche. A partire dai primi giorni di marzo, allorquando i contagi hanno iniziato a colpire l’Europa, ogni paese ha emesso ordinanze con le quali sono stati istituiti gruppi di coordinamento per le emergenze e commissari straordinari. Ai commissari straordinari sono stati dati potere di confisca di DPI transitanti sul proprio territorio. La produzione dei DPI più elementari ed economici (mascherine, guanti, visiere, calzari, camici, tute etc) era stata nel corso degli anni delegata ai paesi a più basso costo di manodopera. Su questo tema, per non dilungarmi, rimando ai saggi scritti dall’amico Pier Paolo Dal Monte sulla separazione della produzione, che ha evidenziato tutti i suoi limiti in casi estremi come quello attuale. Il fatto che la Cina, e via via numerosi paese dell’area asiatica, avessero chiuso all’import export ha reso subito difficoltoso il reperimento di questi materiali. Per San Marino, per l’Italia e per ogni altro Stato occidentale. A tal punto che ogni paese –compreso il nostro- si è immediatamente attrezzato per reinternalizzare tali produzioni di DPI. Ciononostante la RSM, anche per via delle sua dimensioni, non ha mai registrato una carenza di DPI per la struttura ospedaliera, situazione invece registrata in numerosi casi a noi non distanti. Per quanto riguarda invece le attrezzature più tecnologicamente avanzate (Ventilatori polmonari, monitor da terapia intensiva, pulsossimetri, termoscanner etc) in alcuni casi abbiamo potuto beneficiare dell’ottimo rapporto di collaborazione tra la protezione civile italiana e quella sammarinese, in altri siamo entrati nei canali di approvvigionamento italiani (come ad es. la CONSIP) grazie al protocollo d’intesa firmato con il ministro per la sanità italiano, in altri casi ancora i nostri fornitori usuali sono stati in grado di rifornirci regolarmente. Sono stati decine i concittadini che si sono attivati per reperire DPI e altre strumentazioni. Ogni proposta di intermediazione è stata dal sottoscritto comunicata ai responsabili degli acquisti: Laboratorio analisi per i test e i reagenti, centro farmaceutico e economato per i DPI e i farmaci, ingegneria clinica per ventilatori e attrezzature ospedaliere. Le proposte di intermediazione pervenute sono state considerate in base a: reperibilità di informazioni sulle caratteristiche dei materiali offerti, costo dei materiali stessi (solo a titolo di esempio, la carenza di mascherine chirurgiche a livello globale ha fatto esplodere il prezzo delle stesse da €0,04 del pre-coronavirus a cifre anche superiori a €1,00), conoscenza e attendibilità del fornitore, capacità della nostra diplomazia di aprire canali diplomatici per la consegna. La disponibilità dei test e dei tamponi Le polemiche sugli approvvigionamenti di tamponi, reagenti, kit sierologici e le strategie ad essi connessi (per banalizzare “tamponi a tappeto o tamponi solo ai positivi”) sono un’altra icona del periodo, tuttavia priva di fondamento. I tamponi non sono una cura ma uno strumento diagnostico, che fotografa il passato ma nulla ci dice sul futuro. Inizialmente non vi era alcun problema né per i tamponi né per la loro analisi. L’ISS ha sempre avuto tamponi disponibili ma non la possibilità di analizzarli, in quanto si trattava di avere strumenti e reagenti realizzati all’uopo e non reperibili. L’Italia ha attrezzato inizialmente solo Bologna, successivamente Pievesestina. Noi siamo sempre stati serviti da queste realtà. Con l’aumento dei contagi e del numero di tamponi provenienti da tutto il nord Italia, i tempi di refertazione dei tamponi sono passati da un paio d’ore iniziali a intervalli che andavano fino a 48-72 ore. Nel momento in cui Pievesestina è andata in carenza di reagenti, abbiamo attivato accordi con Ancona e con una società privata (SYN-LAB) di Faenza. Appena sono arrivati sul mercato i test sierologici veloci, in grado di verificare con un certo grado di attendibilità la presenza di anticorpi, ne siamo venuti in possesso. Allo stesso modo siamo stati tra i primi in Europa, grazie alla possibilità di usare presidi con la sola certificazione americana del FDA, ad avere in casa e ad usare i test molecolari per la verifica della positività al virus. Al momento ci risulta che in numerose provincie si ritenga positivo senza alcun tampone chi ha sintomi, mentre non si va alla ricerca di alcun asintomatico, cosa che invece viene fatta in Repubblica. Ad oggi abbiamo svolto tamponi su una quota del 5,21% di popolazione. Siamo il terzo paese al mondo, dopo Islanda e Emirati Arabi Uniti. Oltre ai tamponi stiamo svolgendo anche test sierologici su una fetta sempre più ampia di cittadinanza. Fino ad oggi, facendo eccezione per i singoli casi di contagio fisiologicamente presenti tra gli addetti ai lavori, abbiamo registrato 3 episodi di diffusione del virus all’interno di strutture di assistenza. Una ha riguardato il colore del grano, una villa OASI, l’ultima la medicina interna. In tutte e tre le situazioni l’identificazione dei primi casi è stata rapida, e rapida e radicale la risposta. Non ci sono state vittime tra il personale di assistenza. Rispetto ad episodi analoghi avvenuti nelle regioni vicine e in Lombardia si ritiene che la gestione rapida ed efficace abbia impedito eventi che avrebbero potuto essere molto più tragici. Al momento questi focolai epidemici sono stati tutti controllati Come visto, nella prima fase l’unico obiettivo che potessimo avere era la cura dei i malati che arrivavano spesso autonomamente, con gravi sintomi, in ospedale con flussi che impedivano qualsiasi contrattacco. In quella fase tutte le risorse sono state messe al servizio della cura e della realizzazione di percorsi che impedissero di fare entrare in contatto i positivi, con i potenziali positivi in attesa di esito di tampone, con i non positivi). I tamponi venivano eseguiti solo sui soggetti sintomatici (come peraltro in Italia) e risultavano positivi nel 70% dei casi. Spesso anche i soggetti negativi erano in realtà contagiati, considerando che la sensibilità dell’esame non è del 100%. Oggi le condizioni sono diverse è si è avviato un programma di ricerca attiva delle persone portatrici del virus ma asintomatiche o paucisintomatiche. L’obiettivo è quello di intercettare il numero massimo di persone contagiate e contagianti al fine di ridurre la circolazione del virus sul territorio. A questo riguardo è incominciato lo screening sierologico delle persone che finivano il periodo di quarantena (contatti stretti di persone certamente contagiate). I prelievi vengono eseguiti presso la tenda della protezione civile. Le persone con anticorpi contro il virus vengono sottoposte a test molecolare per stabilire se agli anticorpi corrisponda la presenza del virus o meno. Lo screening ha permesso di individuare un numero elevato di persone senza sintomi ma portatrici inconsapevoli del virus. Contestualmente presso la stessa tenda è stato avviato un servizio di valutazione direttamente con test molecolare di persone segnalate dai medici di medicina generale con sintomi lievi o pregressi. Vengono effettuate 10 visite al giorno prenotate dai medici di medicina generale, le persone vengono scaglionate ogni 30 min. Il servizio è incominciato il 14 aprile e il 50% delle persona valutate è portatrice del virus. Si sta delineando la vera estensione dell’epidemia, che sarà chiara quando un’ampia percentuale della popolazione sarà sottoposta a screening. Sarà necessario utilizzare gli screening a sostegno della ripresa della mobilità e del lavoro. È pertanto già in fase di definizione, presso l’ISS, la pianificazione dei tempi e dei modi di questa ripresa, la creazione di modelli organizzativi e responsabilità delegate per gestire l’attività di prevenzione sul territorio. Sarà necessario riorganizzare e reindirizzare l’attività assistenziale sul territorio. Ci sarà necessità di indicatori rapidi e sensibili di una eventuale ripresa dei contagi con la ripresa della mobilità. Il controllo dell’intera popolazione da parte dei medici di medicina generale e la creazione di un centro di controllo dell’andamento dell’epidemia, può permettere di individuare precocemente persone con sintomi sospetti e avviarle rapidamente all’isolamento e alla diagnosi. La ripetizione periodica degli screening sierologici, specie nei luoghi di lavoro, permetterà un controllo più accurato del personale specie quando questo viene da fuori confine. Si ricorda infine che nessun programma di screening può sostituire il rispetto delle misure di prevenzione sia nei luoghi di lavoro che nella vita sociale. In particolare la distanza tra le persone, l’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, l’igiene delle mani, le barriere fisiche qualora fattibili, sono gli strumenti più importanti e utili nella lotta a questo virus.

Segretario di Stato Stefano Canti: Vista l’importanza strategica della cosiddetta fase 2, ovvero della ripresa per il ritorno alla normalità, ho l’intenzione ed il piacere di portare il mio contributo. La questione non si può dire risolta e il confronto all’interno dell’Esecutivo è ancora aperto ed esteso alle parti sociali e politiche del Paese nonché riferito alle autorevoli indicazioni che ci pervengono dal Gruppo per le Emergenze Sanitarie e dal Commissario Straordinario Arlotti, nonché dalla stessa Protezione Civile. E’ chiaro a tutti che serve una forte consapevolezza del momento per evitare di fare errori fatali e soprattutto per non vanificare tutti i sacrifici che ciascuno di noi ha dovuto sopportare sino ad oggi. Ormai la percezione è che ci si stia avvicinando a tappe verso una progressiva normalità, ma non si possono rincorrere soluzioni frettolose. Difficilmente potrà esser stabilita una data in cui riaprire tutte le attività o dichiarare “liberi tutti”. Aprire tutto subito sarebbe un atto irresponsabile. E’ verosimile che la ripresa debba essere graduale e progressiva con una fase intermedia, con misure di contenimento sempre meno generaliste e sempre più circoscritte e specifiche, ma con un progressivo e costante allentamento del lockdown. E’ inoltre forte in tutti noi la consapevolezza che non vi può essere un ritorno alla normalità al di fuori della sicurezza e che senza la sicurezza la ripresa economica sarà breve. La linea da seguire rimane quella della cautela, con riaperture di alcune attività e servizi in maniera graduale e scaglionata nel pieno rispetto delle disposizioni di carattere igienico-sanitario per garantire la salute dei lavoratori e dei cittadini. Ma cambieranno per tutti, in tale fase, gli stili di vita, in quanto sarà ancora necessario osservare il distanziamento e l’uso delle mascherine sino a quando non ci saranno cure o vaccino. Alcune attività economiche, considerate a rischio basso, potranno riprendere subito a lavorare nell’ottica di convivere con il virus. In tale contesto le considerazioni riguardano la valutazione delle priorità o le esigenze strategiche sia nel settore pubblico che nel privato, con impiego di personale ridotto o impegnato in turni in modo da evitare pericolose concentrazioni, accompagnata altresì da una gradualità che valuta anche la distribuzione territoriale delle suddette attività. A supporto delle decisioni da intraprendere, vi sono tutte le valutazioni che scaturiscono dall’importante indagine sierologica già iniziata per quei settori a rischio o per quella fascia di popolazione in quarantena o che presenta bassa e assente sintomatologia, da estendere progressivamente a settori e uffici che si apriranno progressivamente e ai relativi dipendenti, con attenzione particolare anche ai lavoratori frontalieri. L’intenzione è comunque quella di sottoporre a test l’intera popolazione, seppur con fasi a campione e progressivamente. Rigorosa, come già detto, sarà applicazione di tutte le misure di sicurezza Covid come indicate dai Decreti e dai rispettivi DVR ed innalzando il numero ed i livelli di controllo anche grazie al prezioso contributo della Protezione Civile. Un utile suggerimento pervenuto dal Gruppo per le Emergenze sanitarie è quello di approntare un team specifico costituito da medici competenti in materia di salute pubblica, dalla Protezione Civile con la sua componente SPP, il Dipartimento Prevenzione e professionisti del settore sicurezza sul lavoro, al fine di attuare le necessarie analisi preventive, sopralluoghi e interazioni con dirigenti e datori lavoro per accompagnare la ripresa e nello specifico la progressiva riapertura delle attività. Altrettanto significativa sarà la riorganizzazione della mobilità e dei mezzi di trasporto pubblico, i piani di sanificazione periodica degli ambienti lavorativi, l’istallazione dei presidi e barriere covid, il corretto impiego dei dpi e delle mascherine e la specifica formazione covid per tutti gli operatori e dipendenti, da parte dei rispettivi RSPP, tenuti altresì all’adeguamento dei relativi DVR (documento di valutazione dei rischi) in chiave covid-19. Sarà oltremodo utile favorire l’impiego delle nuove tecnologie e strumenti informatici fra cui ad esempio le termo camere per la verifica della temperatura corporea per quelle realtà lavorative con elevato numero di dipendenti o l’adesione ed attivazione degli applicativi per smartphone che ci aiutano a verificare in forma anonima se vicino a noi ed a quale distanza si possono trovare persone positive al covid o in quarantena obbligatoria, al fine di poter attuare le misure conseguenti. Concludo con un’ultima considerazione: in questa emergenza si è almeno riscoperta: una nuova umanità e ritrovato un nuovo senso di comunità; la predisposizione all’ascolto dei bisogni e all’aiuto verso gli altri; nuove sensibilità; meccanismi di resilienza e sussidiarietà; il senso di unità e collettività; il significato che nessuno può salvarsi da solo. In poche parole, alla fine, saremo delle persone migliori. E ringrazio tutti, ciascuno di voi singolarmente, per i sacrifici che avete dovuto sopportare per l’interesse collettivo e il bene comune. Concludo definitivamente con un plauso a tutta la struttura della Protezione Civile per il lavoro e il senso di responsabilità reso al servizio delle istituzioni e dell’intera comunità. La fiducia riposta nelle persone del Servizio di Protezione Civile è stata premiata ed anche la lungimiranza con cui la Democrazia Cristiana nel 2012 – sotto la guida del Segretario agli Interni G. Carlo Venturini – ha “dato le gambe” cioè ha avviato e strutturato il Servio di Protezione Civile, così come oggi lo conosciamo. Servizio che ha perseguito importanti ed indubbi risultati ed obiettivi, che hanno permesso di avere oggi un territorio più sicuro! Il Dott. Fabio Berardi, Capo della Protezione Civile, ha dato prova in questi anni, nonostante iniziali diffidenze, di grande impegno e dedizione, di indiscussa capacità e passione, che conseguentemente hanno contagiato positivamente tutto il personale, il quale ha reso possibile il raggiungimento di ambiziosi obiettivi e di considerevoli risultati, che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Nella gestione dell’attuale emergenza, tutto il personale della Protezione Civile è diventato un punto di riferimento per la popolazione, per gli altri uffici, per il Gruppo dell’emergenze sanitarie, per lo stesso Commissario Straordinario, per le categorie economiche e sociali, ma soprattutto per le istituzioni.

Francesco Mussoni (Pdcs): Esprimo le più sentite condoglianze a tutte le persone e a tutte le famiglie colpite da questa emergenza. La rilevanza principale è stata nell’affrontare la situazione sanitaria. Tuttavia questa è stata una situazione che ha colpito il Paese nella sua interezza. Ci ha fatto che la struttura ospedaliera è fondamentale in una piccola nazione come la nostra, ci ha permesso di reggere l’urto della pandemia. E’ emersa poi la necessità di pensare anche alle sollecitazioni sui necessari ammodernamenti della struttura sanitaria. Il tema dell’organizzazione sanitaria e della sua resistenza a questo tipo di eventi è stato posto. Può nascere una riflessione sulla struttura fisica dell’ospedale e quindi l’organizzazione di una nuova struttura ospedaliera. Può essere il momento di pensare ad un progetto nuovo, ad una nuova entità. Questa pandemia creerà risorse a sostegno di nuove infrastrutture: può essere un’occasione per progettare qualcosa di nuovo. Siamo ormai nella fase due di riapertura e di sostegno alle attività economiche per quello che il bilancio economico dello Stato ci permetterà. Non vuole essere una critica ma comprendo la difficoltà del Governo a lavorare in un certo modo. Fatta questa premessa credo sarebbe stato opportuno avere in questa sede una relazione economica sugli effetti economici sulle aziende. Occorre avere una serie di dati sui consumi, su quante aziende hanno riaperto e sul numero delle persone impiegate. Lo dico senza alcuna polemica, ma con spirito costruttivo. Credo sia opportuno cercare di fare valutazioni che ci portano ad uscire da questo dibattito con un mandato anche prospettico con i dati che riusciremo a mettere insieme e raccordare. Dobbiamo cercare di uscire da questo dibattito con un mandato forse ulteriore al Governo. Ringrazio per l’attività svolta tutto il Congresso di Stato per essere riuscito a mantenere una situazione di equilibrio.

Alberto Spagni Reffi (Rete): In questi due mesi ci sono stati momenti in cui ho temuto che non ce l’avremmo fatta come Paese. I ringraziamenti non bastano. Come politici abbiamo l’onere di mettere in campo tutte le azioni disponibili per far ripartire il futuro del Paese e quindi l’economia, le attività, il lavoro. Questi eventi spiazzanti sono in grado di creare una fortissima coesione sociale, che in questi modi ho avuto modo di vedere qua dentro. Ci tengo ad evidenziare la totale volontà di confronto con le parti sociali. Poche volte ho visto questa volontà messa in atto soprattutto in una fase drammatica. Si ha la conferma che solo se saremo uniti potremo uscire da questa situazione.

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