San Marino. “Non si possono aprire fabbriche e uffici senza pensare ai bambini”

San Marino. “Non si possono aprire fabbriche e uffici senza pensare ai bambini”

“Non si possono aprire fabbriche e uffici senza prevedere un adeguato cammino parallelo per i minori”

Lo sostiene l’associazione Pro Bimbi che in una nota chiede interventi in sostegno ai genitori/lavoratori.

“In vista del nuovo imminente decreto – riporta la nota – vogliamo riportare l’attenzione sugli aiuti alle famiglie che di fatto risultano insufficienti a risolvere il problema se, come si ipotizza, il 4 maggio riprenderà il lavoro la maggior parte dei genitori. L’ipotesi della riapertura delle scuole appare ormai inattuabile e nulla è ancora stato detto sui centri estivi pubblici.

Si prospetta così un periodo di quattro mesi nel quale le famiglie dovrebbero fare una scelta tra quale genitore resterà a casa.

Ma ci sono molti casi nei quali nessuno dei due, per motivi lavorativi o economici, potrà farlo. E occorre dare una risposta anche a queste famiglie perché la gestione dei figli minorenni, ancora di più per l’età infantile o per chi ha problematiche, con le scuole e gli asili chiusi e dovendo mantenere il distacco dai nonni, rappresenta un problema molto concreto. Non si possono aprire fabbriche e uffici senza prevedere un adeguato cammino parallelo per i minori. E non si può nemmeno rischiare di determinare la fuoriuscita dal mondo del lavoro di tutte quelle madri che già da febbraio gestiscono questa situazione tra mille difficoltà e che stanno comprensibilmente vivendo con preoccupazione e spavento la ripresa delle attività, consapevoli che una loro prolungata assenza potrebbe portare al loro licenziamento alla prima occasione utile”. 

 

L’associazione ricorda che ha chiesto, “oltre alla possibilità di avere congedi parentali, di sollecitare le attività ad attuare, quando possibile, lo smart working e ogni modalità di lavoro che possa andare incontro alle esigenze dei genitori. In particolare la possibilità di concordare turni o giorni diversi di lavoro che permettano ai genitori di alternarsi in casa (magari prevedendo su richiesta del lavoratore di poter prestare servizio anche nei giorni per lui non abitualmente lavorativi senza che sia dovuta alcuna maggiorazione), orari leggermente ridotti o rapporti part time (con sgravi importanti a chi li concede).

Ma serve assolutamente fare di più offrendo soluzioni che, cercando di contenere al massimo i rischi, permettano di superare questo problema. Almeno fino alla riapertura delle scuole”.

Una proposta lanciata è quella delle baby sitter, “ma questa scelta appare troppo costosa se affrontata singolarmente; occorrerebbe quindi pensare ad un “bonus” mensile che consenta di sostenerne i costi. Si potrebbe altresì prevedere una baby sitter “condivisa” che possa tenere fino a 4 bambini (sempre gli stessi) appartenenti ad un massimo di 2 nuclei familiari. Questo consentirebbe, oltre ad un contenimento della spesa, anche il recupero per i bambini di una socialità minima ma comunque limitata e controllata. Perché anche con un solo bambino si avrebbe il problema del distanziamento, tra l’altro impossibile da praticare con bambini piccoli, ma in questo caso si avrebbero altri importanti benefici. Per favorire il reperimento di baby sitter in numero sufficiente alla richiesta e al tempo stesso aiutare chi ha nessuna o esigua entrata, abbiamo pensato che si potrebbe dare, in deroga alle normative vigenti, la possibilità di offrire tale servizio anche da parte di chi, all’interno del territorio, si trova in cig o operatori economici che non possono aprire la loro attività”.

“In questo modo – prosegue la nota – il genitore potrebbe lasciare i propri figli a persone di fiducia che magari sono amici o vicini di casa e che i bambini già conoscono.  L’idea potrebbe essere quella che a fronte di questa disponibilità il costo del servizio venga dimezzato alle famiglie, così da sopperire ad un eventuale bonus (che lo Stato potrebbe in questo caso non elargire), mentre chi si offre potrebbe avere una entrata aggiuntiva che gli permetterebbe di avere più respiro, o nel caso degli operatori, una entrata minima che invece ad oggi non hanno. Lo Stato poi potrebbe anche ridurre in parte la cig al dipendente nel periodo in cui svolge questa mansione”. 

 

Altra ipotesti, “anche in ordine di tempo, è che vengano attivati dei centri estivi, con priorità di accesso a chi ha entrambi i genitori occupati. In merito a questo abbiamo ragionato su una proposta alternativa, che riteniamo possibile e al tempo stesso interessante sia per il tipo di offerta che per la modalità di attuazione, che presenteremo nei prossimi giorni”.

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