San Marino. Si celebra domenica la Festa del Paròn

San Marino. Si celebra domenica la Festa del Paròn

Si celebra questa domenica la Festa del Paròn alla Basilica del Santo.

“Ogni sesta domenica dopo Pasqua”, ricorda il rettore della Basilica del Santo, don Marco Mazzanti, in una nota, “ricorre la Festa del Paròn, durante la quale si espone eccezionalmente il reliquiario della Sacra Teca di San Marino“.

Domenica 17 maggio alle ore 11 in Pieve “si svolgerà la celebrazione della Santa Messa, con tutte le debite precauzioni sanitarie, dopo più di due mesi di interruzione di tutte le liturgie con i fedeli a causa del Covid-19“. Sarà “l’occasione propizia per affidare tutte le nostre famiglie al nostro Santo Patrono e Fondatore“.

L’origine di questa festa “ha una base storica: nel 1786 il cardinale legato di Ravenna, Luigi Valente Gonzaga, riteneva di dover giudicare un certo Giambattista Blasi colpevole di molti reati, in quanto il Blasi era considerato un ecclesiastico; la Repubblica invece ribatteva che il processo venisse fatto a San Marino e dalle autorità sammarinesi. Il cardinale decretò un blocco annonario ai confini sperando di convincere i sammarinesi. Tale blocco duro tre mesi, ma il 24 febbraio 1787 i Capitani Reggenti annunciarono che la piaga della fame era terminata. La Repubblica non capitolò e fu decretato che ogni anno si ringraziasse il Santo Protettore”.

La leggenda, invece, narra che “un anziano pescatore di Arbe fu oggetto di una tempesta che gli ruppe il timone e gli spezzo le vele: si senti perduto e rivolse una preghiera al suo Santo concittadino. Il mare si calmò e da lontano il vecchio vide una gran luce in cima a un monte. La barca approdò e l’anziano segui la luce che non era altro che San Marino, il Fondatore e Patrono della comunità sammarinese. Da allora sul Monte Titano, ogni anno, si celebra la Festa del Paròn per ricordare il miracolo di San Marino di Arbe”. 

Infine la chiosa di don Marco: “San Marino ci accompagni in questo tempo così particolare, perché possiamo illuminare gli altri con le parole della fede, e, più ancora, con le opere dell’amore che rendono chiara e credibile la nostra appartenenza a Cristo nella nostra Repubblica e nel nostro mondo”.

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