Una crisi respiratoria uccide una ragazza di 18 anni
ERIKA NANNI – È tornata a casa dopo una serata trascorsa con gli amici, una banale discussione, un attacco di asma, il respiro che non viene più, il panico, la richiesta di aiuto alla mamma e poi il cuore che sembra abbia smesso di battere. I soccorsi arrivano, cercano di rianimarla, la portano in ospedale. Ma per Martina Manuzzi, 18 anni, riminese, studentessa dell’istituto alberghiero di Riccione, non ci sono molte speranze. Poco più di 48 ore dopo il ricovero in Rianimazione, infatti, l’elettroencefalogramma decreta l’assenza di attività cerebrale. La spina si stacca all’una di notte, e al contempo i genitori, Miriam Barbiani e Giovanni Manuzzi, autorizzano l’espianto degli organi. Tutti quelli che si possono donare. Pelle, cartilagine, ossa, fegato e cornee. “Così Martina potrà aiutare ancora tante persone, come ha sempre fatto in vita. E il sorriso di mia figlia continuerà a rivivere in quello degli altri”. Il padre, insieme al la madre, lo afferma con lucidità e voce ferma, “perché è questo il più grande gesto d’amore”. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna
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