SAN MARINO. Bruttissima la vicenda relativa al Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme, scoppiata nelle scorse settimane e che ancora a giorni alterni riaffiora. Ha coinvolto il Consiglio Grande e Generale ed addirittura la Reggenza. Con scambio di comunicazioni, poco onorevoli per il Paese. Comunicazioni che portano allo scoperto gli errori che si sono compiuti in questi ultimi decenni nel tentativo – per altro nobile e necessario – di modernizzare le istituzioni.
Si è sbagliata la via per arrivare a tale modernizzazione. Ci si è rivolti a ‘esperti’ italiani i quali hanno traferito qui impostazioni correnti in Italia o addirittura ‘di moda’ in Italia in quel momento, senza alcuna vera analisi della realtà sammarinese. Anche perché, da parte sammarinese, non è arrivato, a quegli ‘esperti’, alcun input.
Così, nell’indifferenza generale è stata promulgata, ad esempio, la riforma del Consiglio Grande e Generale che ha portato da sessanta a settanta gli eletti con tutto quel che – anche di ridicolo – consegue. Lo si è fatto scimmiottando malamente quel che era di moda in Italia in quel momento. Riforma passata in Consiglio con una maggioranza che un tempo si diceva ‘bulgara’.
Analogamente si è istituito un Collegio Garante col compito di verificare la ‘costituzionalità’ delle norme. Nonostante che San Marino non abbia un testo costituzionale. E non ha nemmeno, né ha mai avuto, San Marino, un contesto culturale attento alle costituzioni materiali. La impostazione data da Augusto Barbera alla innovazione che ha portato alla creazione del Collegio Garante nel sistema istituzionale sammarinese è sicuramente diversissima da quella che avrebbe potuto dare un Piero Calamandrei (basta leggere il suo opuscolo, “San Marino esempio europeo”).
Non si può violentare la storia e la cultura secolari di una comunità come è stato fatto con la creazione sic et simpliciter del Collegio Garante, nel modo con cui si è proceduto, senza pagarne prima o poi le conseguenze. In questi giorni ne abbiamo avuto la prova. Stanno intevenedo partiti e di maggioranza e di opposizione, l’ordine degli avvocati e notai, altri professionisti, associazioni di categoria, sindacati.
Quando fu varata la riforma ‘Arengo 1906’, contro il parere dei grandi soloni italiani – compresi i soloni dell’area socialista italiana cui faceva riferimento lo stesso Franciosi – ebbene Pietro Franciosi fece una scelta in linea con la storia del Paese. E la difese con forza, tale scelta, con articoli di sorprendente lucidità anche su riviste socialiste a diffusione nazionale italiana, dove quei professori universitari socialisti lo avevano attaccato.
Lo scambio di comunicazioni, di cui si diceva all’inizio, fra Reggenza e Presidenza del Collegio Garante, è stato penoso. Nonché lesivo della dignità del nostro Paese. Meglio non scendere nei particolari per carità di patria.
Fra gli inteventi recenti: La coalizione di governo, Adesso.sm.