San Marino. La riesumazione del “caso La Pietra” e i disegni di restaurazione, Antonio Fabbri

San Marino. La riesumazione del “caso La Pietra” e i disegni di restaurazione, Antonio Fabbri

L’Informazione di San Marino

La riesumazione del “caso La Pietra” e i disegni di restaurazione  

In Comma comunicazioni Roberto Ciavatta richiama la vicenda dell’evasione che già Roberti, Gatti e Podeschi volevano usare per fermare la magistratura

Antonio Fabbri 

“Chi guarda indietro difficilmente riesce a vedere anche davanti”. Parte bene nel suo intervento in comma comunicazioni, lunedì scorso, il Consigliere di Rete Roberto Ciavatta. Poi, però, indietro ci guarda, ma inciampa. Infatti riesuma il “caso La Pietra”… proprio come volevano fare Podeschi, Gatti e Roberti. Di certo una coincidenza. L’intervento consiliare “Parlo di una cosa del passato – dice Ciavatta in aula – che però mi pare che si stia ripresentando, almeno così mi è parso di sentire. Molti di voi nemmeno si ricorderanno, il ‘caso La Pietra’, un caso nero, oscuro della storia di San Marino. L’evasione di La Pietra dal carcere del nostro Paese. Ogni tanto questa situazione ritorna fuori. E’ ritornata fuori un paio di anni fa, c’era un giornale italiano che aveva seguito la questione. In seguito mi risulta che siano partite delle denunce presso il tribunale di Milano. Mi chiedo e credo che ci siano delle sentenze che forse riaprono anche un po’ il caso. Ovviamente, nel momento in cui avessi informazioni maggiori, non lo farò in seduta pubblica e troverò altri lidi per farlo. Però, ecco, questo per dire che elementi di gravità su cui dovremmo fare sistema credo che ce ne siano a bizzeffe. Invece qua si viene a continuare a manipolare tutto quello che esce”.

Il procedimento di Milano A cosa si riferisce Roberto Ciavatta? Seppure la metta giù al dubitativo, pare sapere di quel provvedimento del tribunale di Milano di settembre. Non lo sapesse, due giorni dopo un sito internet glielo ricorda, pubblicando la richiesta di archiviazione del Pm di Milano, datata 19 settembre 2017, relativa ad una denuncia per diffamazione del 2015 fatta da Gabriele Gatti nei confronti del Giornale “Libero” e di Giuseppe Roberti, per un articolo di Giacomo Amadori nel quale il giornalista riportava la vicenda de “ La misteriosa evasione del pedofilo amico dei prodiani”. In quell’articolo veniva riportato l’esposto fatto da Giuseppe Roberti con il quale questi depositava al tribunale di San Marino – nell’ambito dei procedimenti del Conto Mazzini all’epoca ancora in istruttoria – delle registrazioni di conversazioni con Claudio Podeschi e Gabriele Gatti nelle quali si parlava anche della vicenda “La Pietra” da utilizzare per screditare la magistratura.

Queste coincidenze – intervento di Ciavatta in Consiglio e pubblicazione della richiesta di archiviazione del Pm di Milano su un sito – richiamano alla mente anche la specifica vicenda – che però Ciavatta non rammenta – riportata nelle carte del conto Mazzini (fascicolo 306/2010) e poi entrata nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta sul Centro uffici dei Tavolucci che vede tra gli indagati Gabriele Gatti.

“I disegni di restaurazione” Ebbene, in quell’ordinanza, viene riportato dagli inquirenti un paragrafo dal titolo “I disegni di restaurazione”.

Nel provvedimento viene dato conto di quanto contenuto nelle registrazioni depositate da Giuseppe Roberti, di cui parla l’articolo di “Libero” oggetto della richiesta di archiviazione del Pm di Milano, che tra l’altro non entra nel merito della vicenda sammarinese.

“Alla vigilia dei primi provvedimenti cautelari, inconsapevoli di ciò che sarebbe accaduto, si registrano incontri – si legge nell’ordinanza che portò alla custodia cautelare di Gatti il 17 ottobre 2015 – per affinare la strategia e sottrarsi alle proprie responsabilità. Gabriele Gatti, Claudio Podeschi e Giuseppe Roberti si incontrano a tale scopo. Roberti vuole «delegittimare il tribunale», usando argomenti scabrosi che possano insinuare il dubbio sull’operato dei magistrati. I colloqui sono registrati da Roberti all’insaputa di Podeschi e Gatti. Roberti ha più volte dichiarato di poter disporre di documenti a sostegno delle sue affermazioni, ma non avendo le prove, le fabbrica abusivamente”.

Spiega l’ordinanza che negli incontri “viene elaborata la strategia per fermare le indagini” e che in questo si vogliono coinvolgere anche “i movimenti”. L’ordinanza prosegue riportando che i tre presenti all’incontro affermano: «Alvaro parla con i movimenti», ossia ha – o dice d’avere – contatti con gli esponenti di alcuni gruppi di opposizione. Per questo, è congegnale al disegno di restaurazione in atto. L’involuzione deve essere presentata come una rivoluzione: «tutti i giorni sentono… non dai movimenti chiaramente, ma dalla gente normale… se ci fossero loro [la precedente generazione politica ormai in disgrazia] … sarebbe meglio» Insomma propugnano un inverosimile ritorno al passato, giustificato dalla comprovata difficoltà in cui versa il Paese, che indurrebbe l’opinione pubblica a rimpiangere la vecchia gestione del Paese (Roberti: «A ridateci i puzzoni …se ci fossero loro, meglio loro che questa gentaccia»). Non sfugge l’assonanza con certe dichiarazioni di oggi.

Si nota pure molta similitudine con quanto sta avvenendo adesso, perché, per screditare la magistratura, in particolare l’inquirente, si riesuma il “caso La Pietra”, la cui evasione risale al 17 maggio 2000.

“Il punto di forza – si legge nell’ordinanza – avrebbe dovuto essere la vicenda relativa all’evasione di La Pietra. In spregio alle risultanze processuali, Roberti elabora una sua verità “duble face”: bisogna far dire a Gatti che la vicenda giudiziaria è stata un atto persecutorio ordito nei suoi confronti da Buriani e, al tempo stesso, occorre far credere all’opinione pubblica che ci sia stato un ingiustificato lassismo di Buriani per avvantaggiare Gatti. Secondo l’intenzione di Roberti, Gatti si dovrebbe prestare a testimoniare di aver concordato con Buriani l’esito dell’indagine, durante un incontro avvenuto «alla Fin Project», alla presenza, appunto, anche di Roberti. Sennonché la “trovata” di Roberti, appare a Gatti un’inutile calunnia (Gatti: «È una cazzata questa qui. Ti mettono dentro… no dall’Italia… non si possono fare le cose così… non possiamo dire noi eravamo lì, abbiam parlato di sta roba… ci vogliono gli elementi ragazzi…”

Non regge, ma si fa Nonostante i dubbi – chiede Roberti “questa qui di Buriani dici che non regge?” – la vicenda “La Pietra” continua ad essere riproposta. Si legge ancora nell’ordinanza: “Gatti, pur non condividendo l’invenzione dell’incontro a tre, si dice ben disposto a coltivare l’argomento “La Pietra”. Solo che va dosato ed evocato al momento giusto: «l’unica accusa che io non voglio… dicono perché scappi fuori adesso con La Pietra… l’unica cosa che non voglio è di essere un povero disgraziato che si attacca ai mulini a vento. Io ai mulini a vento non mi sono mai attaccato… ho affrontato delle situazioni delicate però ho sempre avuto l’umiltà di confrontarmi con gli avvocati perché altrimenti si fan delle cazzate..» (Gatti). Insomma, l’argomento non è ancora maturo, bisogna aspettare un momento più propizio”.

Analogie e riflessioni Ora, è difficile dire se quanto detto da Ciavatta in comma comunicazioni in Consiglio, condito da una apparente contestualizzazione dell’argomento ma in realtà e in tutta evidenza decontestualizzato, sia la continuazione consapevole di quel “disegno di restaurazione” volto, come cristallizzato nelle carte processuali, a screditare alcuni magistrati e bloccare le indagini e i processi. Si spera di no.

Difficile dire pure se sortirà quell’effetto.

Le valutazioni sull’identità degli argomenti utilizzati, però, le possono fare tutti.

 

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