Orietta Ceccoli: “Due grida di grande amarezza”

Orietta Ceccoli: “Due grida di grande amarezza”

Orietta Ceccoli: “Due grida di grande amarezza”

 

Due recenti articoli, apparsi sui quotidiani sammarinesi, mi hanno particolarmente toccato, perché lanciano grida di grande amarezza, a cui non si può essere indifferenti: il primo della dott.ssa Elena Mularoni, responsabile dell’Oncologia, quando dice “voglio esprimere un elogio smisurato a mio figlio che sta cercando la sua strada  fuori da questo Paese, di cui da molto tempo ….ha intuito il baratro morale in cui è precipitato”; il secondo è contenuto nel comunicato dell’Unione commercianti, “…dovere di ogni governo… perseguire o andare a prendere il maltolto a chi ha veramente prosciugato questo Paese a partire dalla monofase, fallimenti di convenienza, sistema bancario, gestione dei fondi pensione, ecc.”.

Se la politica non ascolta perché è troppo impegnata a duellare sul nulla, la pubblica opinione, i sammarinesi non possono rimanere indifferenti di fronte a queste denunce, perché diventa non solo profetica, ma reale la previsione di Marino Cecchetti, quando scrive “la dissoluzione della nostra Comunità- Stato non è più solo un rischio”.

San Marino da tempo è afflitto da una grave patologia, non ha in senso lato una classe dirigente all’altezza dei suoi compiti di piccolo Stato all’interno di una realtà geopolitica di potenze in intensa competizione, dove le istituzioni multilaterali, non riescono più ad avere un peso significativo.

Avere una classe dirigente significa preparare i propri cittadini a svolgere bene i propri ruoli nelle professioni, nelle cariche istituzionali, nelle strutture intermedie della comunità, nella amministrazioni pubbliche e private, nella configurazione normale di cittadinanza. Il caos regna sovrano, anche se il caos ha nella moderna matematica le sue regole, non da tutti conosciute!

Le professionalità sammarinesi, molte volte, non sono state riconosciute e valorizzate, si è fatto un uso massiccio dei “consulenti”, molto ben pagati, che molto spesso ci hanno offerto professionalità inferiori ai compensi percepiti, propinato progetti irrealizzati, che hanno riempito le nostre biblioteche, ogni pagina progettuale è costata molti euro o lire, un autentico spreco! Consulenti, affiancati ai professionisti sammarinesi, incapaci di relazioni cooperative, con la creazione di climi organizzativi di autentico conflitto, che è la situazione nettamente contraria agli obiettivi di efficienza e di efficacia necessari per offrire buoni servizi ai sammarinesi. Chi chiede aiuto non viene ascoltato, prevalgono logiche di potere e di visibilità personale.

Sulle consulenze, San Marino ha seguito l’andazzo italiano, le professionalità delle grandi imprese pubbliche, sono state sostituite dai vari consulenti, si sono attuate forme di privatizzazione delle competenze. In questo modo si è logorato in Italia il patrimonio tecnico-professionale del comparto industriale del secondo dopoguerra, tant’è che oggi si riparla con insistenza di ricostituzione dell’Iri, non solo come struttura, ma come potenziamento delle risorse umane e professionali.

Sulle responsabilità lanciate dall’Unione commercianti in merito al mancato contrasto all’evasione, specie all’imposta monofase ed altro, c’è da registrare la continua volontà delle compagini politiche, che negli anni si sono succedute al potere, di non affrontare questa criticità delle entrate pubbliche, ma vorrei anche aggiungere, una continua disattenzione degli organi dell’amministrazione finanziaria nel contrasto ai fenomeni di elusione fiscale. Da diversi anni i livelli professionali di vertice del settore pubblico allargato sono stati precarizzati. Attenzione non parlo delle figure apicale con funzioni tecnico-politiche. Parlo dei dirigenti professionali, che dopo un certo numero di anni devono essere riconfermati, sono soggetti al sistema dello spoil-system. Quindi non abbiamo funzionari al servizio della comunità, ma sono in correlazione alle compagini al potere. In questo contesto, se manca l’input politico di lotta all’evasione, è ben difficile una autonoma strategia amministrativa in tale direzione. Questa criticità dovrebbe essere affrontata.

Dirigere uno Stato, anche piccolo, è una funzione molto complessa, la classe dirigente deve prepararsi, non ci si improvvisa. Deve inoltre pensare, come fanno le classi dirigenti dei piccoli Stati europei, a preparare i propri cittadini a ricoprire le posizioni apicali nelle istituzioni, nell’economia, nei settori strategici. Impiegano competenze esterne, i famosi consulenti, in posizioni importanti, ma hanno sempre il controllo del sistema. Copiare le buone prassi potrebbe essere vantaggioso e poco costoso!

Non dobbiamo allontanare i nostri giovani con più talento, ora molti se ne vanno a lavorare fuori di San Marino, creano all’estero le loro famiglie, la Repubblica non si può permettere una tale emorragia. Il fenomeno dell’emigrazione giovanile non è studiato, ma penso che questo flusso negli ultimi anni sia stato e continui ad essere significativo.

Se la Politica non ascolta, noi sammarinesi dobbiamo farci ascoltare!

 

Orietta Ceccoli

 

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