Paola Stanzani spiega il Gruppo Delta a Milena Gabanelli

Paola Stanzani spiega il Gruppo Delta a Milena Gabanelli

“Vorrei spiegarle Delta in poche righe . Quelle righe
che non trova nei bilanci ufficiali e sul sito internet. Il progetto
Delta nasce da un gruppo di 20 persone (auto esuberi da fusioni
bancarie) con ancora il piacere di lavorare assumendosi i rischi
imprenditoriali. Esperti in una nicchia di settore (il mondo retail)
e soprattutto con la capacità di fare squadra”. Sono le 16,51 del 30
aprile 2009. Paola Stanzani, amministratore delegato di Delta invia
una mail a Milena Gabanelli di Report, nel programma non c’è stata
traccia, oggi qualcuno vuole che quella lettera sia resa pubblica.
“Presentato nel 2003 il progetto al mercato ed alle istituzioni
competenti (Banca d´Italia inclusa) – spiega la Stanzani alla
Gabanelli -, il primo socio sottoscrittore dell’iniziativa è la Cassa
di Risparmio di San Marino… Nel capitale di Delta nel 2004
entrarono, raggiungendo una quota complessiva del 44%, Sopaf ed il
Banco Popolare, allora terza banca italiana… Banco Popolare e
soprattutto Sopaf, nella logica finanziaria del momento, al contrario
di quanto manifestato al momento degli accordi e sottoscritto nei
patti parasociali, avevano previsto l’investimento in Delta come
trampolino per una fusione a tre (Delta, Ducato e Linea) che avrebbe
portato in borsa e capitalizzato per i soci vecchi e nuovi cifre che,
secondo le stime fatte al tempo, sarebbero risultate, almeno per i
soci persone fisiche, iperboliche. Di fronte a una simile
architettura finanziaria, che premiava senza dubbio l’investimento in
denaro, ma che risultava fortemente penalizzante per il progetto
imprenditoriale dei 20 manager (riuniti nella società Estuari),
Estuari stessa e la Cassa opposero un netto rifiuto, preferendo
tutelare la realtà imprenditoriale, i posti di lavoro e l’integrità
della gestione. Si trattava sia ben chiaro di un’operazione di
aggregazione che avrebbe comportato grossi rischi per gli investitori
della borsa, in particolare per i piccoli investitori, per i folli
moltiplicatori usati per la quotazione. Quasi superfluo sottolineare
come gli eventi e gli andamenti della borsa solo pochi mesi dopo ci
abbiano dato tragicamente ragione. In seguito a tale rifiuto
cominciarono le vicende giudiziarie, le problematiche di governance
e, caso o no che sia, la vasta eco sugli organi di stampa con la
conseguente perdita di immagine e di credibilità della società nel
mondo finanziario, peraltro già colpito dai primi effetti di una
crisi che a tutt´oggi si protrae… Dal 2003 al 2008 Delta ha creato
dal nulla 900 posti di lavoro dipendente oltre ad un indotto,
costituito dalle strutture della rete agenziale, che a sua volta
impiega circa 1000 persone. Ha pagato imposte per 151.964.677, 00
euro. A fronte di ciò, ma più probabilmente per la presenza nella
compagine azionaria della Cassa di Risparmio di San Marino, è stata
oggetto di ispezioni da parte di Banca d’Italia per 7 volte (1 volta
su Delta, 2 volte in Sedicibanca, 1 volta in Plusvalore, 2 volte in
Carifin ed 1 volta in Eunice Sim), da parte della Guardia di Finanza-
Agenzia delle entrate per 9 volte, da parte dell’UIC per 2 volte.
Nonostante tutto questo, in questi anni, Delta ha continuato a
lavorare, producendo utili. Utili che non sono stati distribuiti, né
ai soci persone fisiche né alla Cassa, ma sono sempre stati
reinvestiti, per dare nuova forza alle fondamenta ed allo sviluppo
del progetto imprenditoriale. Ora siamo attaccati dal socio Sopaf
(con varie cause in sede civile), il quale, persa l’opportunità della
speculazione, ha cominciato a remare contro, venendo meno agli
impegni sottoscritti con il patto parasociale che prevedeva l’obbligo
di sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale quando questo
fosse previsto dalle norme di vigilanza. (e questo era il caso).
Siamo attaccati dalla Procura di Forlì, indirettamente (ma
pesantemente) e questo solo perché ancora una volta abbiamo fra i
nostri soci la Carisp. Sempre per il medesimo motivo siamo attaccati
anche da Banca d’Italia… La nostra resistenza è al limite. Temiamo
che la Cassa ritiri i suoi finanziamenti in Italia e da Delta,
ricercando opportunità in contesti meno ostili. In questo contesto,
se nella Sua trasmissione emergesse una immagine di Delta, collegata
a paradisi fiscali, a supposti loschi traffici (converrà con me,
inconsueti, quando ci sono di mezzo 900 stipendi da pagare) … il
danno che ce ne deriverebbe potrebbe essere definitivo. Grazie per
l’attenzione, Paola Stanzani”.

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