Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Riciclaggio, il presidente della Dc a giudizio

Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Riciclaggio, il presidente della Dc a giudizio

Corriere Romagna

Alla sbarra assieme ad altri tre: da
bancario, simula la gestione del conto da parte di un prestanome. Si difende:
«Un favore a un cliente garantito»

Riciclaggio, il presidente della Dc
a giudizio

Leo Marino Poggiali avrebbe aiutato a ripulire 2 milioni
sottratti in Italia e destinati all’Inps

Patrizia Cupo

SAN MARINO. Li avrebbe aiutati a
ripulire i due milioni e 300mila euro
recuperati da alcune curatele fallimentari
e destinati all’Istituto di
previdenza italiano, ma invece dirottati
sul conto di una società che
aveva lo stesso acronimo dell’Inps,
e da lì spediti a San Marino: qui, il
funzionario di banca li avrebbe aiutati
a manovrare i denari per conto
di un prestanome che, sul Titano,
non aveva mai messo piede. Non si
tratta però di un bancario qualsiasi:
con l’accusa di riciclaggio, alla sbarra
dovrà infatti salire Leo Marino
Poggiali, da appena un mese presidente
della Democrazia cristiana.
Interrogato, si difende: «Non sapevo:
era solo un favore a un cliente
anziano». Con lui, altre tre persone
rinviate a giudizio: il tribunale sequestra
oltre due milioni di euro.
Terremoto in via delle Scalette.
La segnalazione dell’Aif. Il fatto
risale al 2010: fu l’Eurocommercial
bank, dove Poggiali lavorava, a segnalare
le anomalie all’agenzia di
informazione finanziaria. L’Aif, a
sua volta, chiese la collaborazione
all’unità corrispondente italiana, la
Uif, che trasmise gli atti alla Procura
di Roma. Di lì a poco, la Guardia
di Finanza arrestò i due avvocati
Gianluca Cesari e Francesco Scardaccione.
Secondo le ricostruzioni
degli inquirenti, i due avrebbero in
cinque anni sottratto in tutto tre milioni
di euro destinati all’Inps. Erano
soldi recuperati dalle curatele
fallimentari e dirottati verso la società
“Insegnamento della partecipazione
sindacale” che ha lo stesso
acronimo dell’istituto di previdenza.
L’accusa per i due, in Italia, era
di peculato e falso.
Il raggiro. Il meccanismo a cavallo
tra Italia e San Marino era questo:
come curatore fallimentare di una
società, Cesari inviava le somme destinate
all’Inps su un conto corrente
on line, a Roma. Scardaccioni si presentava
sotto la falsa identità di
Francesco De Giura, incassava le
somme e le girava su un conto a San
Marino.
Il conto sul Titano. Il rapporto
detenuto all’Eurocommercial è intestato
a un pensionato, Benito
Martellacchi, che secondo gli inquirenti
sammarinesi altro non sarebbe
se non un prestanome di Scardaccione.
In realtà, sempre secondo le
ipotesi accusatorie, il rapporto con
Scardaccione sarebbe stato gestito
direttamente da Poggiali, funzionario
di punta della banca: è lui che fa
simulare la gestione operativa di
Martellacchi – compresa l’adeguata
verifica – senza che in realtà il prestanome
a San Marino si presenti
mai. Il tutto, anche quando la banca
matura il sospetto. I soldi, dall’Eu –
rocommercial bank, confluiscono
su altri conti, uno intestato a Scardaccione
e l’altro a una società di diritto
inglese, anch’essa schermo per
lo stesso avvocato romano. La segnalazione
arriva in tempo perché i
soldi restino a San Marino. Il tribunale
del Titano, dopo aver aperto
un’inchiesta, riesce a sequestrare le
somme: si tratta di due milioni e
150mila euro. Indagati, e ora a giudizio,
per riciclaggio finiscono: il
presunto prestanome Martellacchi,
Poggiali, Scardaccione e l’ammini –
stratrice della società di diritto inglese,
A. S. Interrogato
Poggiali si è difeso chiarendo di aver
gestito il conto per un favore richiesto
da Scardaccione che, già
cliente della banca, gli aveva parlato
di Martellacchi come di un anziano
malato.

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