Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: indagati Banca Commerciale

Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: indagati Banca Commerciale

 Corriere Romagna San Marino

L’inchiesta
che fa tremare il Titano
/ Conto
Mazzini
, primi avvisi di garanzia
/ Indagati due ex dirigenti della
Banca commerciale sammarinese ora rilevata da Asset. I politici, ma anche
professionisti e imprenditori, prelevavano non meno di 50mila euro a volta

Patrizia Cupo

 SAN MARINO. C’è chi prelevava
50mila euro, chi 200mila. Chi, addirittura,
un milione e 200mila in un’uni –
ca soluzione. E, per evitare di uscire
con la valigetta piena di contanti, si
aprivano libretti ad hoc solo per sé, da
usare come salvadanai. Con nomi emblematici
abbastanza da far intuire il
destino di quei soldi: “Arrivederci”,
“Ciao ciao”. Svolta nell’inchiesta del
tribunale del Titano sul “conto Mazzini”
e il “sistema” della Banca commerciale
sammarinese: due gli avvisi
di garanzia già recapitati ad ex dirigenti
dell’istituto ora rilevato da Asset
banca.
Il conto
Mazzini era
stato aperto
alla Banca
commerciale
sammarinese

Avvisi di garanzia. I due
sono indagati per riciclaggio
e a loro il commissario
della legge Simon
Luca Morsiani ha inviato
la comunicazione giudiziaria
con invito a comparire.
Uno dei due (entrambi
vivono in Italia) non ha
atteso la rogatoria e, nei
giorni scorsi, è comparso
col suo legale in tribunale
per farsi interrogare.
“Di ss ec re t at a” solo una
minima parte della colossale
inchiesta: appena una
quarantina di facciate,
rispetto al le oltre 700
de ll ’intero fascicolo. Abbastanza
da far tremare il
Titano.

Il Conto Mazzini e i suoi
“figli”
. Quattro milioni e
700mila euro. A tanto ammonta
la movimentazione
di denaro calcolata sul
libretto Mazzini dalla metà
degli anni Duemila fino
– addirittura – al 2010, appena
un anno prima del
commissariamento della
Bcs. Non si sa chi, quei
soldi, li abbia messi, ma il
magistrato Morsiani ha
individuato chi, invece, li
ha nel tempo prelevati.

Chi intascava. I nomi sono
sempre gli stessi e sono
citati già nella parte di fascicolo
dissecretato: si
tratta di cinque politici,
ma non sono i soli. A beneficiare
di quel libretto
ci sarebbero anche noti
professionisti e perfino
notissimi imprenditori.
Conosciuti non solo a San
Marino, ma anche oltre
confine. Già: ma come avvenivano
i prelievi e chi
era il reale intestatario
del conto? Il “r ap po rt o”
risultava sulla carta intestato
a Giuseppe Mazzini.
I bancari, almeno così ha
precisato uno di loro di
fronte al magistrato, sapevano
che quel Mazzini
era realmente esistente e
che, omonimo del repubblicano
genovese, era residente
in Italia.

Come si usava il conto.
Sulle carte della magistratura,
in realtà, la corrispondenza
reale non esisterebbe,
ma è certo che
di fronte o meno a un
“reale” e contemporaneo
Giuseppe Mazzini, l’intestazione
rimaneva fittizia.
Cioè, un intestatario
di comodo che difficilmente
avrebbe avuto quasi cinque milioni di euro
per foraggiare alcuni politici
sammarinesi. Eppure,
una volta depositati
sul “Mazz ini” (sempre e
solo con bonifici o versamenti
da altri libretti), i
soldi uscivano. E a frotte.

La telefonata. Ad annunciare
e autorizzare il
prelievo pare fosse sempre
una telefonata del fantomatico
Mazzini al bancario
di riferimento: questi,
all’arrivo del beneficiario,
autorizzava il prelevamento
e ne dava il visto.
Ma i soldi non uscivano
dalla banca in contanti.
No: venivano trasferiti
su altri libretti che,
via via, i “clienti” di turno si aprivano per sé, dando
libero sfogo alla fantasia.
E così nasce quasi una
decina di altri libretti
(figli del “Mazzini”, poi
tutti estinti) coi nomi più
disparati e tutti dedicati a
forme di saluto.

Quel libretto usato come
un bancomat
. Ma chi
erano i beneficiari del
conto Mazzini? Erano politici,
ben in vista nel Paese,
alcuni dei quali con
ruoli di riferimento all’interno
dei propri partiti.
Ma non c’erano solo loro:
c’erano dei liberi professionisti.
E poi imprenditori.
Uno, il più importante,
ha firmato il prelievo
di oltre un milione di euro.
Ma non erano spiccioli
nemmeno le somme finite
nei libretti riconducibili
ai politici: prelievi da
70mila fino ad alcune centinaia
di migliaia di euro.
E mai sotto la soglia dei
50mila euro. C’è chi, negli
anni, ha collezionato fino
a oltre un centinaio di movimentazioni.
Altro che
bancomat.

Gli avvisi di garanzia.
Entrambi i bancari raggiunti
dalla comunicazione
giudiziaria sono indagati
per riciclaggio, ma
con ruoli ben diversi tra
loro. C’è il responsabile
che avrebbe dovuto avere
l’onere di identificare la
persona che apriva il libretto, libretto,
anche se questo era
un conto dall’i nt e s t azione
fittizia, e che avrebbe
dovuto approvare i
prelievi di estranei (che avevano
la firma al libretto)
solo dopo aver avuto
l’autorizzazione del reale
intestatario, anche solo
con una telefonata. In
realtà, secondo il magistrato,
il bancario non avrebbe fatto le verifiche adeguate
e, a quei prelievi,
avrebbe dato il suo visto.

Antiriciclaggio. Diversa
è invece la posizione
d el l’altro indagato che,
come ex responsabi le
dell’Antiriciclaggio della
banca, secondo il magistrato,
avrebbe disatteso
il suo ruolo. Ma non solo:
nella questione del “Conto
Mazzini”, sempre stando
alle prime ipotesi di
reato, questi avrebbe giocato
una parte fondamentale,
come intermediario
dei versamenti. Accuse
che le difese, già in questa
fase, rigettano criticando
la natura del reato contestato.
«Da quella parte di fascicolo
di cui abbiamo
potuto prendere visione
fino ad ora, non si capisce
chi foraggiava il famoso
libretto Mazzini: non si sa
dunque quale sia l’origine
di quei contanti e il
mio assistito – pr ecisa
l’avvocato Maurizio Valloni
del Foro di Rimini,
che difende il primo dei
due indagati – nega di aver
saputo se quei soldi
fossero o meno di provenienza
illecita. Secondo
lui, non lo erano, e le operazioni
erano tutte regolari.
Così ha riferito al
magistrato».

L’inchiesta senza fine. Il
conto Mazzini è solo uno
degli aspetti sui quali
Morsiani indaga. Sono
anche altri i canali attraverso
cui i soldi transitavano
in Bcs con una certa
spregiudicatezza: giunti i
primi avvisi di garanzia,
visto l’elenco dei nomi eccellenti
che compare nella
parte dissecretata
dell’inchiesta, c’è da aspettarsi
una svolta nelle
indagini entro breve.
Questo, solo se la magistratura
riuscirà a decifrare
la natura e la ragione
di quei lauti versamenti.
Chi pagava i politici e
per cosa? Quei soldi sono
finiti nei partiti o sono
stati usati a fini personali?
Il resto dell’inch ies ta
rimane ad oggi segreta.

 

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