Intervento di Chiara Guiducci
Secondo appuntamento politico della Festa dell’Amicizia; anche questa sera spetta al movimento giovanile aprire questo momento di dibattito: “La buona politica per il Bene comune”; dobbiamo chiederci: è possibile parlare ancora oggi di “bene comune” come principio ispiratore fondamentale dell’agire politico?
Dobbiamo chiederci: è possibile parlare ancora oggi di “bene comune” come principio ispiratore fondamentale dell’agire politico?
Tutti possono dare la propria risposta a questa domanda, ma noi giovani riteniamo volendo guardare in modo oggettivo gli scenari e i protagonisti della politica di questi ultimi tempi che sia davvero difficile dare una risposta affermativa a questa domanda: i movimenti sociali degli ultimi anni evidenziano con forza come i cittadini sentano distante il dibattito politico, non focalizzato sui problemi reali della propria popolazione, in un momento storico dove ci sarebbe un disperato bisogno di concretezza.
Alcuni comportamenti di uomini politici confermano la vistosa lontananza fra agire politico e tensione morale. Il “bene comune” appare disatteso, spesso irrilevante e da ciò deriva una diffusa sensazione di disgusto verso gli scenari della politica in modo particolare da parte del mondo giovanile.
Questo è lo scenario negativo in cui ci troviamo, ma noi dobbiamo essere propositivi, dobbiamo essere consapevoli dei problemi e trovare soluzioni.
Dunque, per ritrovare il senso e la passione del “vivere rettamente” cosa è necessario?
Probabilmente risulterà utile riscoprire la forza ispiratrice e critica del “bene comune”, quel bene comune da tempo, forse troppo tempo dimenticato.
Il servizio del “bene comune” implica la responsabilità e l’impegno per la realizzazione piena di tutti, come condizione fondamentale dell’agire politico.
Questo, però, diventerà possibile solo se il “bene comune” non sarà la semplice risultante della spartizione dei beni disponibili, ma un obiettivo perseguibile attraverso gli stringenti canoni della moralità.
Avere a cuore la promozione e la tutela della vita di tutti; mettendo al centro la dignità di ogni persona, quale che sia la sua condizione, la sua storia, la sua provenienza e la sua cultura: questo è impegnarsi per il “bene comune”!
Allora potremmo dire che l’impegno per il “bene comune” è prima di ogni altra cosa uno stile di vita da richiedere a tutti i cittadini ma in modo particolare a chi è impegnato o voglia impegnarsi in politica per gestire ciò che è di tutti.
Il politico deve essere vicino alla gente, ascoltarne i problemi, farsi voce delle istanze di chi non ha voce, e sostenerle senza confondere però mai l’interesse del singolo con quello della collettività.
I politici non devono essere al servizio del padrone di turno, ma del popolo che è sovrano anche se molti spesso se lo dimenticano.
Come si può fare allora per avere quella crescita culturale che spazzi via la credenza a cui tutti siamo stati abituati in questi anni, dove il cittadino, il giovane, l’uomo! può farcela nella vita solo con l’aiuto del potente di turno e non con le proprie forze, con le proprie competenze e professionalità?
Semplicemente esaltando l’uomo, i suoi talenti, la famiglia e il suo ruolo determinante nella società, la vita in tutte le sue fasi, ma soprattutto premiando i migliori gli appassionati e gli onesti mettendo da parte coloro che ancora tentano di convincerci che l’impegno, la disciplina e la passione siano cose da smidollati.
Perché vedete sono proprio queste persone che ci hanno portato alla situazione attuale, coloro che hanno ucciso la passione a favore del lucro indiscriminato a qualunque costo.
Nel servizio al “bene comune” occorrerà dunque puntare agli obiettivi con perseveranza e rigore, senza confondere mai, però, il compromesso politico con il compromesso morale.
Ecco perche in questa campagna elettorale imminente i progetti saranno importanti ma ancor più lo saranno le persone che porteranno avanti quei progetti; ecco perche l’allontanamento di coloro che sono scesi al compromesso morale non e’ l’idea di chi non ha proposte ma la proposta stessa.
Occorre, dunque, un sussulto morale, che dia a tutti, specialmente ai giovani, ragioni di speranza, quella speranza che le generazioni più esperte non hanno il diritto di rubare a chi viene dopo di loro.
La posta in gioco è il futuro di questo Paese, quel futuro che costruiremo insieme se avremo il coraggio di essere testimoni del cambiamento, non solo e soltanto un cambio di volti e di facciata ma un cambiamento nel modo di fare e di concepire la politica.
Sulla base di queste nostre considerazioni questa sera rivolgiamo al tavolo del dibattito queste domande:
Davanti ad una società che chiede un nuovo modo di fare politica, i Partiti pensano solo di rimanere a guardare o saranno in grado di mettere in campo un vero cambiamento?
Abbiamo detto che la credibilità si costruisce sui fatti e non sulle parole; tutti avete detto che la riforma tributaria è un provvedimento indispensabile, passaggio obbligato per il bene del Paese. Perché allora nei fatti si e’ privilegiato l’interesse di parte? E’ mancato qualcosa o si è trattato di interessi inconciliabili?
Quali sono le scelte in vista delle elezioni: alleanze, candidature e programmi che testimoniano e documentano la volontà concreta delle vostre forze politiche di realizzare una buona politica per il “bene comune”?
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