Per San Marino più riforme e meno alchimie finanziarie

Per San Marino più riforme e meno alchimie finanziarie

Riceviamo e pubblichiamo.

Nell’anno fiscale 2016 la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino ha contabilizzato una perdita di circa €534 milioni per effetto della svalutazione dei suoi crediti verso il Gruppo Delta. Una cifra enorme, per le sue dimensioni e per lo stesso paese. L’anno successivo, la Legge 7 Agosto 2017, Articolo 5 Ter, con un gioco delle tre tavolette, ha stabilito che, in deroga alle norme bancarie esistenti, questa perdita poteva essere ammortizzata in 25 anni ed essere iscritta nell’attivo patrimoniale. In sostanza, tutti crediti che la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino non avrebbe mai potuto incassare sono diventati un attivo fisso ammortizzabile in un quarto di secolo. Geniale! 

 

La recente ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino attraverso l’emissione di un bond perpetuo può avere mitigato i rischi di default di questo istituto. L’operazione del bond perpetuo consiste sostanzialmente nel sostituire l’effetto contabile dell’Art. 5 Ter con la contabilizzazione di un investimento finanziario della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino in titoli di stato perpetui della Repubblica di San Marino per un importo di €450 milioni che hanno un rendimento dell’1,75% all’anno. In questo senso, si può dire che effettivamente i soldi vanno alla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. Peccato che questa sia proprietà della stessa Repubblica di San Marino (Eccellentissima Camera all’87% e Fondazione San Marino – Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino al 13%). Alla fine, i soldi, quelli veri e non i fittizi, sono dei contribuenti sanmarinesi e il miglioramento del traballante sistema finanziario del paese è quindi quasi pari a zero. 

 

Del resto, questo soccorso viene dopo almeno quattro anni (dal 2016 al 2019) di consistenti perdite di gestione della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino (quasi €160 milioni, ricapitalizzati dalla Serenissima). In attesa delle perdite che certamente arriveranno per gli esercizi 2020, 2021 e probabilmente anche in quelli successivi. Il bilancio della Cassa della Repubblica di Risparmio di San Marino per l’anno fiscale 2020, atteso a giorni, confermerà o smentirà questa mia previsione? In sostanza: la Repubblica di San Marino assicura alla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino €8 milioni circa d’interessi all’anno sul bond perpetuo e – per il bene del paese e del suo sistema bancario – c’è solo da augurarsi che questo migliori un po’ il suo conto economico ed anche contribuisca a rendere meno pesanti le future necessarie ricapitalizzazioni.

 

Il problema della ristrutturazione del sistema bancario di San Marino esiste da più anni e sino ad oggi nessuna concreta azione è stata messa in cantiere ed attuata per cercare di risanarlo. Quanto fatto coi nuovi debiti (il prestito ponte di €150 milioni erogato da Cargill Financial Services e i €340 milioni del bond triennale emesso a Febbraio, che hanno dei tassi di interesse elevati rispetto alle attuali condizioni dei mercati dei capitali, e il bond perpetuo di €450 milioni riservato alla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino, per un drammatico totale di €940 milioni) degli ultimi mesi costituisce – forse – una manovra finanziaria interessante che nel medio periodo può dare un qualche risultato positivo, ma anche molto rischiosa, se non s’interverrà con degli interventi concreti sulle determinanti strutturali del ciclone finanziario che ha investito da parecchi anni l’economia sanmarinese.

 

La maggiore istituzione finanziaria di San Marino, aldilà del vecchio Art. 5 Ter e del nuovo (pseudo) investimento nel bond perpetuo fruttifero d’interessi, continua a perdere soldi in quantità – direi – industriale. Non sono noti (almeno all’autore) i numeri dell’anno fiscale 2020, ma nel quadriennio che va dal 2016 al 2019 il rosso di conto economico sfiora €160 milioni. La leva finanziaria indica una situazione di rischio abbastanza importante e, come scrivono i Sindaci nella loro relazione al bilancio dell’anno fiscale 2019, “Il coefficiente di solvency si attesta tuttora in misura inferiore al minimo regolamentare anche in presenza dei provvedimenti normativi straordinari mirati alla segregazione di perdite stimate in attivi patrimoniali (leggi il famigerato Art. 5 Ter). 

 

Il portafoglio crediti della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino è ancora zavorrato da cifre importanti di crediti deteriorati. In merito, secondo il Fondo Monetario Internazionale, la autorità del paese sembrano intenzionate a istituire un veicolo finanziario per risolvere la questione dei crediti deteriorati di questo istituto. Uno strumento pericoloso (che spesso richiede anche il rilascio della garanzia della Repubblica di San Marino per le Tranches Seniors) e da gestire con grande attenzione per gli impatti che la loro cessione a soggetti terzi può avere sul conto economico della banca venditrice, nel nostro caso la Cassa di Risparmio di San Marino, ed anche per i rischi connessi che può avere per le finanze pubbliche.

 

E complessivamente la lettura non superficiale del bilancio della Cassa di Risparmio di San Marino dell’anno fiscale 2019 continua, francamente, a lasciare perplessi sulla sua solidità e sull’efficacia della sua gestione.

 

Avendo acceduto per la prima volta al mercato internazionale dei capitali, per la Repubblica di San Marino diventa oggi di fondamentale importanza restaurare e sostenere un processo di crescita sostenibile da attuarsi attraverso delle urgenti misure di misure di politica economica e fiscale come – ad esempio – l’introduzione di un’IVA ben modulata e lo sfoltimento delle varie agevolazioni fiscali esistenti. Insomma, si tratta di instaurare una più efficace politica economica e di recuperare una maggiore capacità di amministrazione fiscale. 

 

Il che – in poche parole – vuol dire: più riforme e meno alchimie finanziarie! 

 

Antonio Guizzetti

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