Polo della Moda: il referendum contro il parco che non c’e’

Polo della Moda: il referendum contro il parco che non c’e’

Nella loro campagna di opposizione alla realizzazione del Polo della Moda i sostenitori continuano a trasmettere informazioni faziose e parziali.

Pur facendo appello allo spirito ambientalista della cittadinanza tralasciano sempre di mostrare la vera entità della zona oggetto di variante di piano regolatore generale e di sottolineare – elemento che invece dovrebbe essere grandemente apprezzato dagli ambientalisti – che per la prima volta nel nostro Paese si è applicato il criterio della compensazione. 

Questo vuol dire che a fronte di un’area resa edificabile per accogliere un importante progetto imprenditoriale, un’area che comunque oggi non è un parco ma un terreno scosceso e franoso circondato da fabbriche, elettrostazione e distributore di benzina, un’altra area di pari dimensioni e di molto maggior pregio ambientale è divenuta non edificabile.

Va tra l’altro ricordato che nel Castello di Serravalle sono stati realizzati negli ultimi anni tre parchi, in zone fortemente urbanizzate e che dunque maggiormente necessitavano di spazi verdi a disposizione dei cittadini: Laiala, Ausa e Falciano, per i quali lo Stato molto ha investito e sta continuando ad investire.

Questa puntualizzazione, non di poco conto, va ad aggiungersi al fatto che appare ormai evidente a chiunque che il nostro Paese, senza importanti nuovi investimenti da parte di operatori seri, difficilmente potrà superare la grave crisi che si sta protraendo da anni e continuare a garantire lo stesso livello di servizi e prestazioni senza aggravio di costi per i contribuenti.

Inoltre, è altresì certo che il fallimento di questo progetto, che prevede un investimento di circa 100 milioni di euro, con un alto numero di lavoratori che verrebbero occupati in via diretta ed indiretta e numerose attività che potrebbero nascere o ripartire come indotto, non comporterà unicamente la perdita di un gruppo imprenditoriale ma arrecherà un danno gravissimo alla nostra Repubblica in termini di credibilità internazionale, disincentivando per molti anni possibili futuri investimenti. 

Nessuno infatti vuole investire in un Paese in cui le scelte esaminate per lungo tempo, condivise nella massima trasparenza con gli attori economici e sociali ed approvate con grandi numeri in Parlamento possano essere messe perennemente in discussione. 

Respingere questo investimento vuol dire proprio fare del male al nostro Paese, altro che perdere un parco che non c’è!!! 

San Marino, 14 gennaio 2016

Comunicato Segreteria Territorio e Ambiente

 

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