Proseguimento del dibattito consiliare sul nuovo governo. 3 dicembre

Proseguimento del dibattito consiliare sul nuovo governo. 3 dicembre

Dibattito consiliare sul nuovo governo. 3 dicembre
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MATTINO1
Dopo la chiusura nella tarda nottata di ieri dei lavori consiliari è ripartito in mattinata il dibattito in Consiglio Grande e Generale sul programma di Governo, che precede il voto al nuovo Congresso di Stato. Ad aprire la scaletta, i consiglieri Federico Pedini Amati (Psd), Edda Ceccoli (Pdcs) e Nicola Selva (Eps), mentre l’ultimo a prendere la parola è stato Mario Lazzaro Venturini di Ap.
Terminati gli interventi dei consiglieri, sono partite le repliche. Primo il segretario della Dc Pasquale Valentini, che aveva illustrato ieri il programma della coalizione, seguito da Alessandro Rossi di Su, Mario Lazzaro Venturini di Ap, Claudio Felici del Psd, Roberto Giorgetti di Ap, Ivan Foschi di Su.
Di seguito il riassunto degli interventi in Aula.

Claudio Podeschi (Pdcs): “Dobbiamo guardare avanti ma leggere anche la politica degli ultimi anni. Nel giugno del 2006 si è creata una maggioranza dopo la scelta del Psd di creare un’alternanza e un’alternativa alla Dc. Poi è successo di tutto e il governo è caduto due volte. Alle elezioni del 9 novembre non ha vinto solo la legge elettorale, hanno vinto anche le forze politiche, il programma, i candidati della nostra coalizione: il 9% in più di voti all’interno è un’enormità. Ora lavoreremo con forza e coesione, ma daremo anche all’opposizione gli strumenti per lavorare, le daremo la dignità che la ex maggioranza non ci ha dato.
Il Paese è debole, non ha credibilità e forza come in passato, per cui chiediamo la collaborazione di tutti: non è più la stagione delle polemiche, ma il momento di costruire e il giudizio sarà dei cittadini che vogliono risultati. Dobbiamo fare riforme, riallacciare i rapporti in modo diverso, rimettere in moto l’economia in un momento difficile. Cercheremo di lavorare per questo Paese, di fare sì che la stagione difficile che ha devastato la Repubblica non possa più tornare”.

Francesco Mussoni (Pdcs): “La Repubblica oggi ha problemi di carattere istituzionale, politico ed economico. Non voglio dipingere un quadro devastante, ma se pensiamo ad un solo risultato politico del passato governo, al di là della legge elettorale, non ce n’è. Per vari fattori politici, non è riuscito a risolvere neppure uno dei problemi di San Marino. E da qui partiamo. Ma anche da situazione internazionale difficile.
Ci sono, nel programma della nuova maggioranza, progetti che dovremo da subito fare. Abbiamo molte priorità: dal sistema bancario in crisi, al sistema industriale in difficoltà, al potere di acquisto delle famiglie che si sta riducendo drasticamente. E se si vuole andare avanti in questo progetto politico per i prossimi cinque anni, smettiamo di polemizzare sul rinnovamento e rimbocchiamoci le maniche per il futuro. I nostri membri di governo avranno due giudici: il Consiglio Grande e Generale e l’opinione pubblica. Serve la collaborazione di tutti noi, anche dell’opposizione: in un momento difficile per il Paese, insieme dobbiamo cercare, ognuno per il proprio ambito, di ricostruire un filo che si è rotto”.

Francesca Michelotti (Su): “Il programma ha già ottenuto il consenso degli elettori, per cui non saremmo autorizzati a discuterlo ma dovremmo semplicemente prendere atto, con la maggioranza che lo mette in pratica e l’opposizione che controlla e partecipa al dibattito. Nel programma ci sono omissioni, generate volontariamente per garantire la coesione della coalizione e soddisfare gli appetiti dei poteri forti presenti nella maggioranza, che devono inoculare i loro interessi nella politica attraverso le forzature elettorali.
E’ stato stretto un patto dal centrodestra con i poteri più e meno forti, i nomi non li posso fare, non ho i soldi per intraprendere un processo per diffamazione, ma qualche segnale posso darlo. Quelli forti sono i padroni del territorio, e, meno forti, la Compagnia delle opere che ha presentato i propri candidati e si è appellata al senso di appartenenza religiosa.
Nel programma manca il riferimento, anche minimo, alla lotta all’evasione fiscale, ai mobili sfitti e alla riforma del catasto per non andare a toccare gli interessi degli immobiliaristi. Non c’è nulla contro il lavoro precario perché la Compagnia delle Opere gestisce le agenzie interinali. Non si parla di diritti civili in omaggio a Comunione e Liberazione che ha chiesto un prezzo al centrodestra. Sono stati i poteri forti a far cadere il governo e a far vincere le elezioni all’altra coalizione, e ora cambieranno le leadership ma del rinnovamento non c’è traccia. Non c’è stata però nessuna virata elettorale, sono stati designati gli stessi nomi, valori e interessi: la gente non ha abbandonato il centrosinistra, gli scostamenti dal voto del 2006 sono minimi. Il centrodestra ha vinto grazie allo spostamento di Ap e alla fuoriuscita dal Psd dei due transfughi. Ha avuto a disposizione la macchina elettorale da guerra del potere forte che gestisce i giochi, come dimostrano i risultati elettorali di certi candidati della lista della Dc. Ma più che tradita da Arengo e Libertà mi sento beffata da Ap, a cui chiedo dov’è il cambiamento, perché ha permesso il ritorno di famigerati personaggi? Nel governo ci sono gli uomini di Scaramella e a Gatti e Podeschi chiedo in che rapporti siano. Noi cercheremo di fare opposizione meglio di come l’ha fatta il centrodestra, ma perché voi governiate bene non ci vuole la bacchetta magica, serve un miracolo”.

Valeria Ciavatta (Ap): “Non si affronta un mandato di governo con leggerezza e con gioia. E’ un onore servire il Paese in questo ruolo, ma è anche un atto di responsabilità che richiede consapevolezza delle difficoltà. La colpa dei problemi di oggi non si può buttare tutta addosso alla precedente legislatura, né si può dare una lettura catastrofica. Da un lato il governo del 2006-2007, composto da Psd, Ap e Su, ha commesso qualche errore, ma ha anche lavorato molto e ha dato un’impronta nuova al Paese. Quello nato alla fine del 2007 invece non è stato per niente produttivo, di fronte alle difficoltà crescenti non ha dato risposte, troppo preso dalle guerre tra bande interne al Psd. Per questo Ap lo ha lasciato, perchè erano un governo e una maggioranza improduttiva.
Oggi, con la riforma elettorale, si dovrebbero vedere maggioranza e opposizione porsi in una luce nuova: in grado di confrontarsi su contenuti e metodi, cercando di abbandonare la logica dello sfascio e della pura contrapposizione dello schieramento, delle lusinghe sugli anelli deboli. Oggi tutto questo non si può più fare.
Le elezioni hanno decretato quale coalizione deve governare. Tutti hanno detto che non c’è stato il rinnovamento che si aspettava. Dall’una e dall’altra parte la situazione è identica: la stessa delusione investe entrambe le coalizioni. Alleanza Popolare aveva chiesto al Psd, in corso di legislatura, il rinnovamento, ma non c’è stata disponibilità. E il dato elettorale conferma che all’interno del Psd non c’è volontà di ricambio della classe dirigente.
Nel settore per il quale sono stata designata per il Patto per San Marino come responsabile, bisogna utilizzare il lavoro fatto: il programma di governo dice che immediatamente sono da portare in Consiglio i progetti di riforma della Pa già pronti, su cui c’erano già convergenze con i sindacati. Ciò rappresenta un segno tangibile della fiducia e dell’apprezzamento interno alla coalizione per il mio lavoro.
Riguardo alle riforme istituzionali: abbiamo notato tutti che le riforme del 2005, accanto ad aspetti positivi, hanno aspetti molto problematici. La popolazione, in gran parte, non ha gradito la sospensione dei ruoli consiliari per i consiglieri che vanno a coprire incarichi di governo. Il Patto per San Marino vuole affrontare questi problemi.
Infine, importante è anche il tema delle nomine, delle coperture degli incarichi di Segreteria: chiedo e credo sia indispensabile porre la massima attenzione, affinché il legame di fiducia sia caratterizzato dalle capacità”.

Giovanni Lonfernini (Ddc): “Rimane una malattia nel nostro modo di fare politica, la demonizzazione dell’avversario. Ma per noi il Patto per San Marino non è un nemico. Le elezioni politiche hanno dimostrato che da noi non c’è un sistema bipartitico e ora faremo opposizione non come un governo ombra debole, ma attraverso un coordinamento che rispetti l’autonomia delle diverse forze.
Siamo ai titoli del programma di governo, alle enunciazioni programmatiche, ma il problema non è cosa fare, ma come. La maggioranza consiliare non basta, servono il progetto e la forza politica: nei vostri discorsi non ci sono. Noi faremo un’opposizione forte, seria e responsabile, perché la Repubblica deve voltare pagina e ognuno deve dare il suo contributo. La sfida sarà sui temi sociali, assenti nel programma, ma anche la giustizia è una priorità: voteremo no al governo e faremo opposizione pensando al Paese”.

Gianmarco Marcucci (Eps): “Abbiamo una grossa responsabilità, il Paese non ci chiede compromessi al ribasso, questa maggioranza deve prendere le decisioni necessarie in modo coeso e risalire la china. Non possiamo fare miracoli, ma possiamo fare piccoli grandi cose. E’ il tempo della crescita, non solo come parametro economico, ma anche come mezzo di misura del progresso civile di un popolo. La crescita include infrastrutture, investimenti esteri, lavoro ai giovani e alle donne, esportazione delle nostre capacità, rivalutazione del lavoro per renderlo più sicuro e qualificato, contrasto delle forme di precariato. Ma oggi, per crescere, dobbiamo anche confrontarci e superare l’attuale congiuntura economica, sfruttando i vantaggi del nostro sistema.
Il problema del rilancio economico va associato a quello della giustizia sociale, delle nuove emarginazioni e, a volte, della povertà: serve grande impegno per elevare il Paese, un ruolo decisivo spetta ai sindacati e alle forze imprenditoriali, chiamate a garantire la coesione.
Ma spetteranno al futuro governo le scelte difficili per prevenire le flessioni dovute alla crisi economica internazionale e per conservare la coesione sociale, in un clima di reciproco ascolto e attenzione alle parte sociali. Perchè solo attraverso il dialogo si può vincere una sfida così difficile.
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MATTINO2

Ecco le sintesi degli ulteriori interventi:


Fiorenzo Stolfi (Psd): “Il governo del 2006 ha dato anche buoni risultati e infatti non c’è stato nessun giudizio negativo alle urne: la stessa compagine avrebbe vinto se Ap non avesse cambiato collocazione. Le elezioni hanno rimarcato la tenuta delle forze minori, brave anche a gestire la fase del post-voto: in Aula sono rappresentate tutte le forze politiche che c’erano in precedenza, e sette su otto sono anche in Congresso di Stato. Dunque mettersi d’accordo non sarà un problema di facile soluzione.

La Dc è stata arrendevole perché aveva un peccato originale da farsi perdonare, fare digerire alcuni personaggi ingombranti; mentre Ap ha evitato un giudizio severo da parte degli elettori grazie al ritorno da Strasburgo di Mularoni, ma si è comunque incamminata sulla strada dei compromessi, venendo meno agli impegni presi con il suo elettorato. Insomma ci sono diverse incoerenze e contraddizioni.
Al Congresso di Stato ho deciso di consegnare lo stato dell’arte della trattativa per l’accordo con l’Italia sull’onda delle polemiche assurde fatte sullo stato delle relazioni. Non ci sono secondi fini, fatene quello che volete”.

Paride Andreoli (Psd): “Il dibattito riprende quello precedente: il confronto sul programma si è già svolto in campagna elettorale. Riforme e Libertà non si è affermata, ma le urne hanno consacrato la validità delle varie forze politiche, con un forte consenso verso Su e Ddc. Non è fallito il Psd né il suo progetto, è fallito il governo del 2006, per l’inaffidabilità di Ap. Gli interventi degli esponenti del Patto si sono soffermati in breve enunciazioni sui temi che affronteranno, un elenco senza soluzioni dei problemi.

Ora è necessario pensare al futuro, a costruire e il Patto dovrà dimostrare, attraverso la coesione e la capacità, di sapere governare. Noi siamo consapevoli della grande responsabilità del ruolo di minoranza e gli interessi del Paese saranno al di sopra di tutto per un’opposizione puntuale, costruttiva, vigile, che non farà sconti alla maggioranza. Consegniamo al nuovo governo la nuova legge elettorale, il risanamento del bilancio che, grazie all’avanzo del 2007 ha permesso di mettere nelle casse 72 milioni di euro.
Alcuni protagonisti della politica sammarinese di ieri, lo sono anche oggi e lo saranno domani. Gabriele Gatti è stato un protagonista silenzioso in campagna elettorale, ora è uscito allo scoperto, è il vero vincitore e governerà la maggioranza e tutto il sistema economico. Auguro al Patto di riuscire a governare, non siamo ossessionati da Ap, auspico che sia affidabile, è Ap che è ossessionata dal potere”.


Mario Lazzaro Venturini (Ap): “Fra i tanti interventi dell’opposizione alcuni mi hanno colpito per l’onestà di fondo. Ho apprezzato Mauro Chiaruzzi, la sua autocritica e comprensione dei momenti difficili che il mio partito ha attraversato nei rapporti con il suo. Al consigliere Chiaruzzi voglio dire che la sua amarezza è stata anche la nostra, nel prendere atto del fallimento di un progetto in cui si è creduto. Non sono poi mancati interventi un po’ astiosi e chi ha peccato di presunzione e demagogia. Affermare che in molti punti, il grosso del lavoro è stato fatto e bastano solo ritocchi, è pura presunzione. Il lavoro che attende questo governo non è stato facilitato né preparato dall’operatività scarsa del vecchio. Non sono mancate affermazioni demagogiche: immancabile il richiamo alla differenza di ideologia, destra e sinistra. Dai programmi non ho visto progetti di destra e di sinistra, ma atteggiamenti discutibili come le interferenze sui giudici del caso Asset.

L’accusa di mancato rinnovamento: riferita ai metodi è sacrosanta ma anche nelle persone, noi nel nostro piccolo abbiamo dato un esempio, per gli altri è un peccato. Se avesse vinto Riforme e liberà, Sinistra Unita avrebbe incassato gli stessi atteggiamenti degli stagionati del Psd, ma il partito di Foschi non mette sullo stesso piano gli stagionati dell’una e dell’altra parte. E ancora l’accusa relativa ai poteri forti: dovrebbero sapere che non stanno mai all’opposizione, ma cercano di influenzare i governi. Noi i poteri forti li abbiamo combattuti nel centrosinistra e continueremo a farlo se romperanno le scatole anche a questa maggioranza”.

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REPLICHE 3

Queste le repliche:

Pasquale Valentini (Pdcs): “Ringrazio tutti i consiglieri per i loro interventi. Comunque è necessario cambiare le procedure dato che il programma di governo è già stato approvato dai cittadini. C’è un dato di fatto: gli elettori hanno scelto e preferito questo programma, da alcuni giudicato fumoso e ambiguo, all’azione del precedente governo, che ha portato il Paese ai livelli più bassi. Non poteva nascere una maggioranza in forma più legittima. Ai cittadini interessa vedere che la politica si muove e dà risposte.

Siamo fiduciosi perché la popolazione ha le risorse per lo sviluppo del Paese. La nostra idea di Stato non si contrappone ai cittadini, si mette al loro servizio, ma serve un atteggiamento di rispetto reciproco. Dobbiamo dimostrare di dare concretezza al governo e che il percorso politico che ci ha visto aggregarci deve continuare”.

Alessandro Rossi (Su): “C’è una tendenza a valutare negativamente ogni posizione non ideale riconosciuta dal coordinatore di Alleanza Popolare. Bisogna cercare di capire come stanno esattamente le condizioni, il percorso fatto dalla politica è tortuoso, fino al 2006 situazioni difficili dal 2006, qualcosa è cambiato, Ma il rinnovamento non è venuto perché i tempi della politica sono più lunghi. Ogni cosa può essere ideologia, ma la scelta nostra di rimanere a sinistra e di vincolarci ad uno schieramento ha ragioni precise che stanno anche alla base di un rapporto virtuoso e di rispetto tra maggioranza e opposizione. Noi sapevamo che rischiavamo di più in termine di potere, però abbiamo deciso ugualmente di restare, per creare un dualismo virtuoso tra maggioranza e opposizione. Non lo abbiamo fatto per dare fiducia aperta agli alleati, ma perché è nella nostra natura rimanere da questa parte e agganciati ai nostri valori di riferimento. Vi prego di rispettare la nostra decisione, ci vuole moderazione e umiltà nel recepimento delle volontà altrui”.

Mario Lazzaro Venturini (Ap): “Non sono stato intemperante, non lo sono stato mai in questa Aula. Io valorizzo le scelte del mio partito e ne spiego le ragioni. Come fatto da Sinistra unita in campagna elettorale che ha messo in luce le nostre contraddizioni, così ho fatto io. Ragioniamo di politica, non ci stiamo offendendo”.

Claudio Felici (Psd): “Continuo ad augurare al governo buon lavoro e lunga vita. Non è buonismo, credo dire che dopo gli interventi sentiti in fase conclusiva, questo governo ha bisogno di molti auguri. Venturini, lui che è responsabile politico, nel momento in cui si va a votare il nuovo governo, invece di dare risposte e nuovi orizzonti ai cittadini, dà la pagella a tutti quelli che hanno parlato fin qui. Questa visione della politica con un confine certo tra il bene e il male porta all’ingessamento della politica sammarinese”.

Roberto Giorgetti (Ap): “L’intervento di Felici è surreale. Ap non si pone come arbitro supremo tra il bene e il male ma svolge la sua azione politica in coerenza con i propri valori”.

Ivan Foschi (Su): “Mi rivolgo ad Alleanza Popolare: mi sembra di scorgere un certo risentimento verso Sinistra Unita, mentre il vostro partito arretra nei consensi e non avanza nei seggi, nonostante il beneficio del premio di maggioranza. Mi spiace solo per Tito Masi che perde il suo decennale braccio di ferro con Gabriele Gatti. Lui torna in trionfo a Palazzo Begni, mentre Masi deve accomodarsi tra i consiglieri semplici: ciò non rappresenta un bel segnale per il Paese. Ma per Venturini tutto questo si può accettare.

Se Ap pensa di non aver più un partito guida, dico che avrà un uomo solo al comando, se pensa che l’interesse pubblico sia sempre privilegiato, allora auguri perché ne ha davvero bisogno”.

Giuseppe Maria Morganti (Psd): “La discussione è stata anche interessante e alcune questioni vanno sottolineate. Per esempio la richiesta da parte dell’opposizione di affrontare alcuni temi e il rifiuto della maggioranza a farlo. Dal programma non si capisce il futuro della politica e non lo si vuole dire. Le scelte strategiche vanno discusse e valutate dall’opinione pubblica e questo vale anche per l’accordo di cooperazione con l’Italia, una scelta che modifica i rapporti e il modo di fare impresa a San Marino. Non è scontato che si faccia; l’atteggiamento delle Amministrazioni è fondamentale. Il Paese deve cambiare per dimostrare nei fatti di potere relazionarsi con nuovi rapporti. La coalizione di centrosinistra è un nuovo progetto politico che ragiona per una nuova proposta al Paese”.

CR/Cs

San Marino, 3 dicembre 2008

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