Prossimo governo di San Marino in continuità oppure no? È già braccio di ferro. L’analisi politica di Davide Giardi

Prossimo governo di San Marino in continuità oppure no? È già braccio di ferro. L’analisi politica di Davide Giardi

Il prossimo Governo a San Marino deve essere in continuità con quello precedente oppure no? E di quanto?

In questa domanda c’è il fulcro della trattativa tra la coalizione Pdcs-Ar vincitrice delle elezioni e la coalizione Libera-Psd per trovare un’intesa. Ad oggi questo resta lo scenario più probabile ma le difficoltà non mancano.

Le forze del governo uscente – quindi Pdcs, Ar e Psd – sono intenzionate a riproporre in buona parte lo schema ideato nel 2019. A partire dalla formula 5-2-2-1, con 5 Segreterie alla Dc, 2 a Psd e Libera, 1 ad Alleanza riformista.

Non solo: anche i nomi dei papabili Segretari di domani sono praticamente gli stessi di ieri, anche in virtù del risultato elettorale. Nel Psd i due Segretari uscenti, Federico Pedini Amati e Andrea Belluzzi, sono anche i primi due classificati per consensi. Stessa cosa nella Dc dove, escluso il Segretario del partito Gian Carlo Venturini, i più votati sono stati i Segretari di Stato del precedente esecutivo Marco Gatti, Stefano Canti, Luca Beccari, Mariella Mularoni, Teodoro Lonfernini, Massimo Andrea Ugolini. Giusto in Alleanza Riformista Gian Nicola Berti potrebbe cedere il passo al più votato Rossano Fabbri o a Denise Bronzetti.

Nella testa di queste forze politiche rimbomba il motto “squadra che vince non si cambia”, supportati dalle scelte della cittadinanza che ha “premiato” tutte le forze governative con un incremento di voti rispetto al 2019.

Questo scenario starebbe stretto a Libera, che viene da una legislatura all’opposizione e pretende al contrario discontinuità rispetto agli ultimi 5 anni. Purtroppo per Matteo Ciacci e compagni il risultato non esaltante in termini di consenso rende più complessa la trattativa. In via del Serrone però non hanno intenzione di essere relegati a semplici sostituti del movimento Rete.

Potrebbero quindi chiedere un maggiore peso specifico in termini quantitativi, con tre Segreterie e non due, oppure in termini qualitativi con deleghe di peso ed un rimpasto più evidente rispetto al passato esecutivo. L’avere a disposizione tre Segreterie consentirebbe a Libera anche di gestire meglio gli equilibri tra le correnti interne, quella di Ciacci, quella di Alessandro Bevitori e quella democratica facente capo a Giuseppe Maria Morganti.

Come se non bastasse c’è l’ipotesi di allargamento di questa alleanza a Domani Motus Liberi di cui si parla dopo la scelta di Democrazia e Libertà di iniziare le consultazioni da loro. In questo scenario la Dc dovrebbe cedere una Segreteria di Stato in favore di Motus con il vantaggio però, visti i 49 seggi totali, di rendere i 10 Consiglieri di Libera ancora meno indispensabili alla conservazione della maggioranza in caso di uscita, come avvenuto nella scorsa legislatura con l’uscita di Rete.

Determinanti per sciogliere i nodi saranno gli incontri dei prossimi giorni, che si preannunciano decisamente intensi.

 

Davide Giardi

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