Questione morale: l’intervento di Simone Celli (PS) in CGG

Questione morale: l’intervento di Simone Celli (PS) in CGG

Eccellenze, Colleghi Consiglieri,

 

il Gruppo del Partito Socialista nei giorni scorsi ha formalizzato la richiesta di svolgere una sessione straordinaria del Consiglio Grande e Generale per portare all’interno dell’organo istituzionale della rappresentanza popolare una profonda riflessione sul piano politico in merito alla gravissima fase di incertezza in cui si trova la Repubblica di San Marino.

 

Il Partito Socialista è infatti fortemente preoccupato per l’inesorabile avanzamento della crisi economica e sociale, come viene chiaramente messo in evidenza dal trend negativo di tutti gli indicatori macroeconomici, a partire dal numero delle persone che attualmente non hanno un posto di lavoro.

 

Ma non c’è solo il declino economico e sociale ad imporre un ragionamento  serio sul piano politico. C’è anche la violenta esplosione della questione morale con le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto, direttamente o indirettamente, figure che appartengono o che comunque sono legate al mondo politico.

 

Preciso subito che non è mia intenzione entrare nel merito delle singole vicende giudiziarie, in quanto si correrebbe il rischio di condurre la questione morale solo sul terreno dello scontro politico. Sarebbe un errore clamoroso, dato che ci impedirebbe di raggiungere il vero obiettivo di questo dibattito consiliare, cioè aprire un ampio confronto politico su come affrontare quella che a questo punto è diventata la peggiore crisi di sistema dal secondo dopoguerra.

 

Infatti, la crisi economica, sociale, politica e morale sta trasportando il Paese verso il caos e l’anarchia. È altissimo il pericolo dello scontro sociale ed è altrettanto alto il pericolo che San Marino si trasformi in una polveriera completamente ingestibile. Credo quindi che chi ha a cuore le sorti della nostra comunità, non possa rimanere indifferente e soprattutto non possa restare arroccato sulle proprie posizioni politiche, a prescindere dal ruolo istituzionale che ciascuno di noi ricopre in questo determinato momento.

 

Spogliamoci – almeno limitatamente a questo dibattito consiliare – dei nostri ruoli di maggioranza e opposizione e cerchiamo di definire una strategia d’uscita dalle pesantissime difficoltà di oggi, altrimenti è più che concreto il rischio che il Paese salti per aria.

 

Se, come credo, in quest’Aula siamo tutti consapevoli della drammaticità del momento che il Paese sta vivendo, allora dobbiamo essere d’accordo sulla necessità e sull’urgenza di mettere in campo una reazione politica ferma e radicale per difendere la credibilità e l’autorevolezza delle istituzioni e per provare a liberarsi dalle sabbie mobili in cui è finito il Paese a causa dell’inadeguatezza dell’azione condotta dalla compagine di governo.

 

Concedetemi alcune considerazioni sulla questione morale.

Il Partito Socialista non può che confermare il proprio atteggiamento serio e rigoroso. Non abbiamo alcuna intenzione di prestare il fianco ad una possibile deriva di tipo giustizialista, tuttavia vogliamo ribadire il nostro assoluto rispetto per il lavoro che sta portando avanti la Magistratura. 

 

Per il Partito Socialista è del tutto inaccettabile che qualcuno voglia sfruttare la questione morale per giocare una partita di ordine squisitamente politico, magari semplicemente con l’obiettivo di eliminare l’avversario scomodo oppure di raccogliere qualche manciata di voti in più alle prossime elezioni.

 

Si usi il buon senso, colleghi Consiglieri, e si eviti di interferire con l’attività dei Magistrati tirandoli per la giacca a seconda delle convenienze del caso.

 

Forse sto per dire una cosa scontata, ma secondo me essenziale come punto di partenza: la politica torni a fare la politica. 

 

Per questo il Partito Socialista ritiene indispensabile affermare che la questione morale non deve avere colore politico.

Deve quindi essere affrontata lasciando al Tribunale il compito di accertare eventuali responsabilità giudiziarie. 

Mentre sul piano politico è giusto prevedere l’istituzione di tutte le commissioni di inchiesta necessarie a stabilire la verità sulle vicende giudiziarie che prefigurano delle connessioni con gli ambienti politici.

 

Va bene partire dall’affaire Carisp-Sopaf e poi proseguire con il Conto Mazzini, ma non dimentichiamoci questioni altrettanto gravi, a cominciare dai fatti che rientrano nella vicenda Chalet – Mose. 

 

Pertanto, si vada avanti con decisione sulla strada della chiarezza, senza tentennamenti e senza paura. Però si faccia chiarezza su tutto, altrimenti il rischio è che la questione morale si trasformi solo in un terreno di conflitto politico che poco o nulla ha a che vedere con la reale volontà di fare emergere la verità.

 

Ma non c’è solo la questione morale, colleghi Consiglieri. 

C’è qualcosa di altrettanto inquietante, ovvero la gravissima crisi che ancora attanaglia il Paese. 

Nonostante siano passati 150 giorni dall’uscita dalla black-list, nonostante sia stato approvato da diversi mesi il celeberrimo Decreto sullo Sviluppo, nonostante i diversi annunci provenienti da membri del Congresso di Stato, la ripresa economica ad oggi è una chimera. 

All’orizzonte sono pochi i segnali di nuovi progetti imprenditoriali e di investimenti di livello internazionale, mentre il numero dei disoccupati è destinato a crescere ulteriormente.

Non uso giri di parole, colleghi Consiglieri: la situazione è drammatica, il Paese rischia l’implosione e il Governo si è bloccato nel pantano.

Sono queste le considerazioni che ci portano a giudicare in termini sostanzialmente negativi l’operato dell’esecutivo sostenuto dalla coalizione San Marino Bene Comune.

 

È legittimo e comprensibile che agli esponenti della maggioranza non piaccia quanto il Partito Socialista sta affermando pubblicamente da diversi giorni rispetto a quanto sta facendo, o meglio non facendo, l’attuale compagine di governo. 

Sicuramente piacerà ancora meno la nostra richiesta di dimissioni dell’esecutivo, che riconfermo anche oggi.

 

Ma, colleghi consiglieri di maggioranza, permettetemi di rivolgervi una domanda: quali sono le ragioni per cui il Governo dovrebbe restare in sella, se non riesce a produrre immediatamente un cambio di rotta portando a casa risultati tangibili sul piano del rilancio economico e occupazionale, come peraltro richiesto di recente anche da alcuni settori della stessa maggioranza?

 

Senza risultati effettivi, il governo diventa un puro esercizio di gestione del potere e di occupazione delle poltrone, che nulla c’entra il bene comune.

 

Il Partito Socialista è quindi convinto che il Governo di Bene Comune sia giunto al capolinea.

 

Provo a motivare, naturalmente dal mio punto di vista, questa affermazione.

 

Nell’odierno contesto di crisi economica, sociale e politica, è essenziale la presenza di un Governo forte, un Governo che abbia le capacità e l’energia di definire un progetto concreto finalizzato a rimettere in moto il Paese dopo oltre cinque anni di recessione.

 

Invece ci troviamo di fronte ad un Governo che – paradossalmente proprio quando le condizioni sembravano volgere al bello con l’uscita dalla black-list – si è evidentemente fermato. 

Queste valutazioni si basano sulla realtà dei fatti e degli atti degli ultimi mesi e credo che siano difficilmente confutabili, per cui il Partito Socialista ritiene doveroso e opportuno confermare all’interno dell’Aula consiliare la propria posizione: al Paese serve un nuovo Governo.

 

A maggior ragione se si pensa ai possibili sviluppi che nel prossimo futuro potrebbe avere la questione morale, con la chiamata in causa di autorevoli membri del Congresso di Stato. Piaccia o non piaccia, queste eventuali evoluzioni porteranno ad un sostanziale indebolimento del Governo di Bene Comune, dato che gran parte delle energie dovranno essere impiegate per difendersi, sottraendole invece alle attività orientate a risolvere l’emergenza economica e occupazionale del Paese.

 

Pertanto sono dell’opinione che questo dibattito consiliare debba chiudersi con messaggio molto chiaro improntato al buon senso e alla consapevolezza: o si apre immediatamente una nuova fase della legislatura su basi radicalmente diverse individuando un percorso politico ed istituzionale in grado di traghettare il Paese fuori dall’emergenza in corso oppure è meglio non perdere altro tempo, si sciolga il Consiglio e si vada alle elezioni in autunno con nuove coalizioni e nuovi programmi di governo.

 

Il Partito Socialista sta cercando di fare la propria parte per individuare una strategia di uscita dalla attuale situazione di difficoltà.

 

Noi nel modo più assoluto non intendiamo far parte della categoria dei demolitori e di chi vuole giocare al massacro sulla pelle dei sammarinesi. Ma al contempo non vogliamo assistere passivamente al non Governo di Bene Comune degli ultimi mesi. 

 

Per questo abbiamo lanciato pubblicamente la “terza via”, mettendoci la faccia in prima persona e probabilmente correndo anche qualche rischio perché in politica – soprattutto nei periodi in cui regna la confusione – a volte è meglio rimanere dietro al macchione.

 

Noi abbiamo deciso di uscire allo scoperto, consapevoli che le cose non possono andare avanti in questo modo. Occorre subito una potente reazione sul piano politico e la nostra iniziativa – fondata su tre parole chiave: legalità, rinnovamento e riforme – rappresenta un modesto contributo per la rinascita economica, politica e culturale della Repubblica di San Marino.

 

Non siamo alla ricerca – come qualcuno va dicendo in questi ultimi giorni – di inciuci tipici della vecchia politica.

 

Noi agiamo alla luce del sole, non dobbiamo nasconderci, dato che vogliamo semplicemente favorire l’affermazione di una nuova proposta di governo del Paese – da condividere con le forze consapevoli della drammaticità del momento – che persegua un unico fondamentale obiettivo: la salvezza della nostra Repubblica.

 

Grazie.

 

San Marino, 14 luglio 2014

 

Consigliere Simone Celli (Segretario Partito Socialista)

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