Referendum 15 maggio, commenti e reazioni: Psd

Referendum 15 maggio, commenti e reazioni: Psd

La Direzione del PSD, riunitasi per analizzare il risultato della consultazione referendaria, ha sottolineato la grande la prova di democrazia che i sammarinesi hanno dimostrato domenica scorsa.

L’istituto del referendum, massima espressione della democrazia diretta, ha chiamato alle urne più di 16mila cittadini, tantissimi (circa il 70%) residenti in Repubblica, cittadini che si sono appassionati alle tematiche che ci venivano sottoposte e che si sono espressi liberamente. I partiti, organi di mediazione della rappresentanza, quando si esercita il diritto al voto perdono per un attimo il proprio ruolo di indirizzo anche se, ovviamente, non possono esimersi dall’esprimere il proprio punto di vista. Particolarmente interessante in questo frangente è stata la collaborazione che si è instaurata fra forze politiche che, coerentemente a quanto avevano sostenuto in Consiglio Grande e Generale, hanno espresso un orientamento, per taluni anche difficile da sostenere, in un clima di caccia alle streghe in cui alcune forze estreme hanno tentato di trasformare la competizione referendaria.

Il PSD, in sintonia con gli alleati di governo, ha sostenuto la tesi centrale su cui si è concentrata l’attenzione del Paese, quella della necessità di andare avanti nella costruzione del Polo della Moda che, grazie agli elettori ora sorgerà a Rovereta con la piena condivisione dei cittadini. Il PSD ha, su questo punto, particolarmente apprezzato le posizioni ‘difficili’ assunte da Sinistra Unita e dal Partito Socialista che nonostante potessero, dall’opposizione, strumentalizzare la campagna, hanno invece contribuito al nostro fianco e in modo determinante, alla vittoria dei No. Ora finalmente si potrà realizzare l’investimento più serio e cospicuo degli ultimi decenni e portare da subito lavoro per le nostre aziende edili e artigiane in senso generale e l’attivazione di corsi di formazione utili per l’occupazione dei sammarinesi nel Polo.

Sui tre referendum propositivi è prevalsa la volontà dei cittadini di cambiare alcune regole che riguardano l’assetto istituzionale dello Stato. Tralasciando i motivi scontati che hanno determinato il risultato per fissare un tetto alle retribuzioni, l’esito va letto come volontà di rivedere le retribuzioni di funzionari pubblici giudicate tout court troppo onerose rispetto al servizio che rendono.

Più complessi gli esiti che portano alla riduzione da tre ad una le preferenze, che determinano un conflitto reale con il sistema proporzionale che guida la nostra legge elettorale. Le campagne elettorali saranno sempre più personalistiche e più difficile sarà il ricambio della classe politica che nelle ultime consultazioni si era finalmente manifestato, grazie alla legge elettorale che il PSD ha contribuito a elaborare e ha voluto fortemente.

Un gesto di grande solidarietà fra cittadini ovunque residenti si è invece manifestato col fatto che tantissimi cittadini residenti abbiano deciso di ridare ai non residenti il diritto di esprimere il voto di preferenza.

Infine l’abolizione del quorum referendario apre il sistema ad un nuovo modello di democrazia che spinge i cittadini della Repubblica ad informarsi di più, impegnarsi di più, rappropriandosi di un potere, oggi delegato, che andrà gestito con equilibrio e senso di responsabilità.

Dalla bella prova di democrazia il Paese esce più forte, la politica dovrà rivedere le proprie posizioni e accelerare il cambiamento che i cittadini hanno dimostrato di volere ampiamente.

Il PSD si impegna fin da subito a trasformare in legge le proposte che i cittadini hanno deciso domenica, ed è pronto al cambiamento avendo già da tempo lavorato al nuovo progetto politico che non può prescindere dalla ricucitura di tutte quelle forze e di tutte quelle persone che si riconoscono nel riformismo del socialismo europeo

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