Referendum a San Marino: “o si recepisce il quesito o si va al voto”

Referendum a San Marino: “o si recepisce il quesito o si va al voto”

L’informazione di San Marino

“Referendum, o si recepisce il quesito o si va al voto” / L’opposizione: “Hanno paura di confrontarsi coi cittadini e hanno aperto un tavolo col solo scopo di bloccare la consultazione”

Antonio Fabbri

L’opposizione all’indomani del tavolo istituzionale sulla legge elettorale nel quale ha incontrato al maggioranza, pone dubbi sull’iniziativa dei partiti di Adesso.sm che hanno presentato un progetto di legge in materia di legge elettorale. “Le opzioni non sono tante, o la norma recepisce il quesito referendario che ha a che fare con la rappresentatività, oppure no. Si è aperto un tavolo perché la maggioranza ha capito che dal loro punto di vista è un problema affrontare il referendum, ma non si capisce perché ci abbiano chiamano per affrontare delle convergenze su argomenti diversi dal progetto di legge e dal quesito che dicono delle cose chiare. Siamo amareggiati considerato che da settimane si parla di questo quesito e si riducono ora. Il loro testo non contiene la questione referendaria. Se non c’è aderenza al quesito, sarà la gente a decidere che cosa vuole”, dice il Segretario del Psd Gerardo Giovagnoli

“La maggioranza ha proposto un progetto che non recepisce il quesito – rimarca il capogruppo del Pdcs Alessandro Cardelli – riteniamo per questo che nell’iter tra la prima e seconda lettura voglia presentare una modifica dove tesa a stravolgere il quesito e non andare a votare. Noi crediamo che non ci sia una vera e propria volontà di confrontarsi. Il quesito non può essere toccato e prevede la possibilità che dopo il primo turno più coalizioni si accorpino senza andare a ballottaggio. Riteniamo la mossa della maggioranza molto pericolosa, perché ha la finalità di non arrivare al voto popolare di cui la maggioranza può aver paura”.

Alessandro Mancini del Partito socialista ripercorre i passaggi: “Viene ammesso il quesito, poi l’opposizione presenta un progetto di legge per recepirlo integralmente. C’è il dibattito in consiglio. Poi passano ben 25 giorni e presentano un progetto di legge: primo dato politico è che la maggioranza non ha interesse ad affrontare quel tipo di dibattito. Quindi la presentazione di una modifica della legge elettorale che nulla ha a che vedere con quel quesito ci fa temere che vogliano fale la stessa cosa che è successa con la modifica dell’ordinamento giudiziario. Tra la prima e seconda lettura presentare un emendamento per recepire da un lato ma anche per integrare quella normativa con quello che hanno messo in evidenza anche nell’incontro: l’avallo popolare dell’eventuale apparentamento. Nulla a che vedere con quello che chiedevano 1200 firmatari che hanno proposto il quesito”.

Matteo Zeppa di Rete richiama l’incontro: “Esemplificative le parole del capogruppo di Ssd Morganti all’incontro. Ha presentato il progetto di legge della maggioranza dicendo ‘così abbiamo le stesse armi’. E questo considerare un progetto di legge come un’arma, la dice lunga quali intenzioni la maggioranza abbia depositando questo progetto di legge.

Per MdSi interviene Emanuele Santi: “C’era tutto tempo – afferma – per confrontarsi in maniera franca su come modificare questa legge. Si è dovuti andare avanti con il referendum. A questo punto o viene recepito il quesito o il 2 giugno si va al voto. La maggioranza ha molta paura di andare al voto e intavola un dialogo solo fittizio”.

Alessandro Mancini poi rincara la dose sul progetto di legge presentato dalla maggioranza. “propongono di ripristinare le tre preferenze e così a distanza di tre anni propongono di andare contro la volontà popolare che aveva scelto ce ne fosse una sola con referendum”.

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