Respiro e sport, il pilastro per una grande performance

Respiro e sport, il pilastro per una grande performance

Riceviamo e pubblichiamo

Io adoro lavorare sulla performance degli sportivi per una serie infinita di motivi, primo tra i quali il fatto che ci si occupa del benessere psico-atletico delle persone.

Ho applicato tale attività a varie discipline, sempre con ottimi risultati: lo sci, il golf, il tennis, l’automobilismo e il motociclismo.

Sento che quello che conta – dal punto di vista dello sport coach – non è il tipo di sport praticato, ma l’atleta. Molto spesso, infatti, si tende a perdere la centralità della persona e a focalizzarsi sui risultati, dimenticando che a monte c’è un’anima con una vita propria e delle motivazioni, che possono fare la differenza nel raggiungimento degli obiettivi che ci si è posti.

Nella mia pratica professionale in questo ambito, il respiro ha la posizione più importante. Utilizzo anche molte altre tecniche, sia in modo «formale» che «informale», ma se fossi obbligato a sceglierne una sola, sceglierei senza dubbio il respiro. Il motivo è semplice: nessuna tecnica consente di sfamare d’ossigeno un corpo d’atleta (e la sua mente!) come il respiro. E questo è di sicuro il vantaggio principale.

Ve ne sono altri, naturalmente, ad esempio quelli che consentono di accedere a stati alternativi di coscienza con maggiore facilità. E un coach sa bene quanto conti ciò, perché è proprio in quegli stati che l’atleta ottiene i risultati migliori.

Sono due aspetti del respiro nello sport più utili:
1) Respirare regolarmente e ossigenare al massimo il sistema Corpo-Mente-Spirito-Emozioni è senza ombra di dubbio una pratica utile, adatta e funzionale agli scopi di un atleta.
2) Si possono sempre creare le condizioni per respirare, soprattutto in alcuni momenti «topici».

Oltre, dunque, alle sessioni di respiro, che è bene far diventare una sana abitudine da integrare nel training usuale dell’atleta, ci sono momenti nei quali respirare dai tre ai cinque minuti può davvero fare la differenza.
Ad esempio nel golf, tra il green della buca precedente e il tee della successiva, nello sci prima di entrare nel cancelletto di partenza.

In generale, dunque, insegno agli atleti di aumentare in modo sostanziale il proprio livello di respiro, sia in ritmo che in volume, indipendentemente dal fatto che abbia o no il fiatone. Nel caso del fiatone, infatti, si paga un DEBITO d’ossigeno, mentre qui si sta immaginando di creare un CREDITO d’ossigeno, da utilizzare quando le cose si fanno difficili sul piano atletico e psicofisico.

Non c’è dubbio, e molti risultati ormai lo confermano senza tema di smentite, che il respiro sia una chiave di volta nella cassetta degli attrezzi di un atleta e si sopperisce con maggiore facilità ad eventuali piccole lacune in altre aree, mentre una lacuna nel «mentale» non permette a uno sportivo di mettere in campo tutte le sue risorse, anche se ben preparate, efficacemente.

Lo possono testimoniare atleti di livello mondiale come il campione olimpico nei 100 mt Marcell Jacobs o la campionessa di volley Tijana Bošković che ho aiutato personalmente durante gli europei 2023. Ma anche tantissimi sportivi “normali”.

 

La cosa straordinaria è che ciò che vale per gli atleti può valere anche per le altre persone: siamo, infatti, tutti concorrenti per la medaglia d’oro nello «sport olimpico della vita».
Di questo sono assolutamente convinto ed è perciò che insegno ai miei corsi le stesse tecniche e meta-tecniche che uso con gli atleti di alto livello con cui collaboro.
Anche l’aumento della motivazione funziona allo stesso modo. Se ci concentriamo sul PROCESSO di allenamento, non ci saranno mai parametri esterni che dichiarino un fallimento.
Se il processo è corretto (e se lo è posso già ritenermi molto soddisfatto), porterà inevitabilmente a performance migliori, che ottimizzeranno i risultati e porteranno, forse, persino al sogno della medaglia olimpica.

 

Max Damioli

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