Riccardo Sora commissario di Tercas. Sebastiano Calella, primadanoi.it

Riccardo Sora commissario di Tercas. Sebastiano Calella, primadanoi.it

Commissariamento Tercas, «deterioramento causato da scelte di gestione»
Oggi il neo commissario incontra i sindacati interni: inizia il rilancio della banca
TERAMO. Oggi il commissario straordinario della Tercas riceve i sindacati interni. Si apre così la gestione di Riccardo Sora, nominato dalla Banca d’Italia per mettere in sicurezza la Cassa di risparmio di Teramo.
Di fatto Bankitalia ha scoperto che nel corso degli ultimi anni fiumi di denaro teramano prendevano direzioni diverse da quelle del territorio di riferimento, dove la Tercas – come ogni Cassa di risparmio – era tenuta ad investire. Vedi l’inchiesta sul fallimento del costruttore romano Raffaele Di Mario, al quale sono arrivati soldi Tercas, vedi l’altra grande indagine sulla Smi, ex Banca del Titano, nella quale la Gdf ha trovata traccia di rapporti con la Cassa di risparmio di Teramo. Forse è proprio questo contagio sanmarinese il comune denominatore che ha determinato l’arrivo a Teramo di Riccardo Sora, che era impegnato come commissario alla Cassa di risparmio di Rimini anche lei coinvolta in diverse operazioni con le banche di San Marino. E Sora, nominato in coppia con un altro commissario, si è distinto proprio per la sua capacità di sbrogliare le complicatissime operazioni che erano state messe in atto da chi aveva utilizzato la banca per operazioni a rischio con San Marino. Questa sua riconosciuta abilità gli è valsa la nomina: è stato preso di peso e portato a Teramo, dove dovrà lavorare sullo stesso argomento e su altri di questo tipo: sotto accusa e sotto la lente di ingrandimento di Bankitalia e di diverse Procure ci sono fatti ormai di dominio pubblico: averli ignorati o sottovalutati è costato l’azzeramento a CdA e presidenza. La cronaca, infatti, ha spesso raccontato di interventi della GdF e di sequestri e addirittura queste criticità erano oggetto di dibattito interno tra gli stessi sindacati che oggi saranno ricevuti dal commissario. Tanto che un mese fa ai dipendenti è arrivato via mail un quadro riassuntivo della situazione critica in cui si trovava e si trova la Tercas.
«Il bilancio consolidato 2011 approvato dal Consiglio d’Amministrazione – si leggeva sul bollettino interno “Punto d’incontro” della Fisac Cgil – mostra, oltre alla perdita di 9 milioni (forse il dato meno significativo per il nostro futuro) un significativo indebolimento della copertura patrimoniale, una crescita dei crediti inesigibili al netto delle rettifiche che balzano ad oltre 500 milioni di euro (oltre 2 volte il patrimonio di base) ed un’erosione della raccolta complessiva. Il deterioramento, influenzato solo marginalmente dal contesto economico e ben più accentuato rispetto al sistema creditizio italiano, è scaturito da precise scelte di impiego di attivi verso aree geografiche e gruppi imprenditoriali prima del 2005 sconosciuti alla Tercas».
In pratica un attacco diretto e frontale contro il direttore Antonio Di Matteo, in carica proprio dal 2005 e accusato di essere l’ispiratore di questa politica che anche la società di revisione S&P’s aveva bocciato con queste parole: «A nostro giudizio, le rilevanti esposizioni della Tercas su singoli clienti, principalmente nel settore immobiliare lontano dal territorio di origine, pesano sulla qualità dell’attivo. La copertura dei crediti dubbi, pari a circa il 25% a fine 2011, è più debole rispetto alle banche comparabili e, secondo noi, continuano ad esporre la Banca ad ulteriori possibili perdite su crediti nei prossimi anni».
 Di qui la necessità di un aumento di capitale per 60 mln, varato per tentare di arginare la crisi.
«I numeri del 2011 sono il risultato di un graduale appannamento della visione strategica, dell’incapacità di valutazione dei rischi, della non corretta informazione sullo stato di salute dell’azienda, di una gestione delle risorse umane opaca», concludeva il bollettino interno. E l’invito finale della mail, insieme agli auguri di Pasqua, era di «vigilare attivamente su questa fase di transizione affinché la massimizzazione del valore economico e sociale della Banca non continui ad essere sacrificata agli interessi di pochi. Interessi peraltro troppo spesso divergenti da quelli dell’azienda, come i dati di bilancio, e non solo, limpidamente dimostrano». Ora proprio i sindacati che avevano lanciato l’allarme chiedono con molta responsabilità di collaborare al salvataggio di Tercas e aspettano di conoscere il progetto del Commissario.

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