Una calma – solo apparente – ha accolto nei giorni scorsi la notizia rilanciata su queste pagine relativa ad un “dossier” finito sul tavolo del ministero italiano alla giustizia. Oggetto le finanziarie sammarinesi e le responsabilità politiche, in alcuni casi anche dirette, su possibili casi di riciclaggio. E’ emerso come attraverso le maniche larghe di qualche politico sia stato possibile aprire finanziarie, alcune delle quali portavano addirittura in qualche modo le iniziali o i caratteri distintivi del socio occulto, quasi a sfidare eventuali controlli, come a dire: “tanto sono intoccabile”. Finanziare che – lo abbiamo spiegato – prendevano qualsiasi tipo di danaro, senza porsi troppe domande sulla sua provenienza e lo inviavano verso paradisi fiscali, per una modica “commissione”. Denaro ripulito in maniera semplice e veloce: i proventi di questa attività sarebbero finiti – anche – nelle mani di politici del Titano. Qualche “gola profonda” avrebbe già fatto la “spia” su quello che accadeva – o accade ancora? – a San Marino, facendo pervenire questo tipo di informazioni direttamente a Roma e in particolare negli uffici del ministero alla giustizia. Stiamo parlando di cifre imponenti, visto che in alcuni casi le “commissioni” erano molto alte, anche di 10 mila euro per ogni milione fatto “sparire” attraverso le fiduciarie biancoazzurre. Il punto è che questo tipo di reati – come quasi tutti del resto – hanno una prescrizione. Fino a qualche tempo fa tuttavia era fantascienza solo pensare che reati legati all’evasione fiscale o peggio al riciclaggio potessero essere perseguiti sul Monte, visto che non esisteva alcuna possibilità di scambio di informazioni di carattere fiscale fra Titano e Italia. Oggi però, anche alla luce della recente firma con l’Italia, le cose sono molto cambiate. Ma naturalmente più il tutto si tira per le lunghe, più una eventuale retroattività potrebbe scavare meno indietro nel tempo. Ecco dunque spiegato perché nessuno ha intenzione di accelerare su questo punto. Tutto dunque gira sulla “retroattività”. Come è stato detto però, nonostante la portata della situazione, nessuno è intervenuto direttamente per commentare la notizia. Nemmeno i “moralizzatori” che vanno tanto di moda oggi e che se la prendono oggi con quello, domani con quell’altro. Questo è quasi più inquietante della notizia stessa. Non solo. Si cerca addirittura di spostare il tiro da questa situazione potenzialmente pericolosissima che potrebbe di fatto azzerare la “casta”. E allora ecco circolare il documento “segreto” del contratto di Bcs, finito magicamente in tutte le redazioni. Ed ancora, ecco che qualcuno – tanto per cambiare – spara contro Clarizia e Banca Centrale. Che dietro a tutto questo ci sia un’unica regia, trasversale e ben orchestrata? E perché i cosiddetti “moralizzatori” e “commentatori” locali – guarda un po’ – sparano sempre e solo sui soliti soggetti – sia che essi siano banche o persone fisiche – lasciando da parte tutto il resto? E dire che di “marciume” ce n’è a bizzeffe. In questi giorni Sergio Rizzo su Sette (Corsera) ha proposto un interessante articolo dal titolo: “I soldi della mala si comprano a San Marino” all’interno del quale ha ripreso proprio quanto affermato dal prof. Renato Clarizia in occasione della presentazione del bilancio 2011 di Banca Centrale, ovvero: “Si sono progressivamente affermati comportamenti sempre meno rispettosi di quei valori etici sui quali deve fondarsi la società. Ne è conseguito un aumento esponenziale di pratiche non solo poco rispettose di quei valori, ma anche della legalità stessa, fino all’ingresso della criminalità organizzata nei sistemi finanziari, creditizi ed economici”. E allora ecco che tutti se la prendono con Clarizia. Purtroppo quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Così anche sul Titano invece di chiedersi il perché delle magagne, si addita colui che quelle magagne le mette a nudo. Sfortunatamente in parecchi casi non abbiamo però a che fare con “stolti”, piuttosto con esperti del malaffare. I vertici di Bcsm vogliono puntare alla trasparenza vera e a quelli della “retroattività” e ai loro sodali tutto questo non piace. Non deve dunque stupire più di tanto se nell’immaginario distorto di qualcuno, tutto quello che tocca Bcsm da oro si trasforma in piombo. Viene così facilmente spiegato perché ad esempio invece che concentrarsi sul lavoro sporco delle finanziarie di cui sopra, si preferisce colpire solo alcuni bersagli e non altri, come nel caso di Bcs. Un giochino che “sfortunatamente” si sta inceppando e che, arrivato all’orecchio di Roma, potrebbe mettere addirittura a rischio l’uscita dalla black list. Sulla “retroattività” di cui sopra infatti, l’agitazione nel mondo politico è palpabile, soprattutto alla luce del fatto che i nomi delle finanziarie e dei soci occulti potrebbero cominciare ad uscire dai palazzi romani e circolare liberamente.