Ricostruzione del chiosco al Campo Bruno Reffi, la lettera di Caterina Morganti

Ricostruzione del chiosco al Campo Bruno Reffi, la lettera di Caterina Morganti

Ricostruzione del chiosco al Campo Bruno Reffi, la lettera di Caterina Morganti 

Ecco il nuovo chiosco, il progetto è pronto per ricostruire. La norma parla chiaro: la ricostruzione va effettuata entro il 2014 eppure, nonostante i ben quattro progetti da me presentati, ogni volta il governo di turno ha trovato una scusa per glissare sulla norma e andare in deroga alla legge dello Stato, chissà perché?

Ora la situazione sembrava risolta. Il governo uscente aveva dato l’ok per la ricostruzione e avviato tutte le operazioni necessarie per giungere all’obiettivo. Il progetto architettonico della nuova struttura ha già ottenuto l’approvazione di tutti gli organismi competenti per avviarsi a divenire esecutivo, ma… c’è il ma.

Manca la delibera di concessione di suolo pubblico, una azione formale, di prassi, che concede in affitto quella parte di suolo atta alla ricostruzione (25 mq.) porzione decisa dalle commissioni preposte, e già di fatto in uso del chiosco (e su cui pago regolare canone) per la posa dei tavolini, ma che necessita dell’atto del Congresso. Una formalità inderogabile per dare il via ai lavori.

Nella bagarre che ha preceduto la repentina caduta del governo la delibera sembrava scontata poiché è fuor di dubbio che la ricostruzione apporta evidenti migliorie all’intera area e sembrava che tutti, governo e opposizioni, ne caldeggiassero la ricostruzione, ma non è così.

La delibera arriva in ordinaria amministrazione, quella ordinaria amministrazione che vede, per volontà del governo uscente, coinvolte tutte le forze politiche a decidere su ogni “spillo” che si muove in Congresso di Stato.

L’occasione è ghiotta per chi per anni ha osteggiato la ricostruzione del chiosco e non se la fa sfuggire ritrovando terreno per mettere in campo l’ennesimo tentativo per bloccare i lavori. Perché? Non si spiega, anche perché ad ostacolare il buon esito della pratica paiono essere proprio quei puristi che non hanno mai risparmiato critiche al degrado dell’area, si proprio quei puristi che hanno gridato e gridano allo scandalo per la fatiscenza del luogo; si proprio loro che oggi si arrampicano su dettagli di forma per trovare un appiglio e impedire questo ultimo atto necessario a dare il via ai lavori. Perché?

Sta a vedere che c’è sotto qualcosa e l’area serve per qualche “obiettivo” non del tutto trasparente? Sta a vedere che questi “puritani della salvaguardia del bene pubblico” sempre pronti a riempirsi la bocca di buoni propositi hanno interessi privati da difendere? Forse. E allora senza pudore tentano il tutto per tutto per impedire ancora una volta la ricostruzione del chiosco a me. Perché?

Che mire hanno su quell’area pubblica? Area pubblica che auspichiamo non venga venduta a qualche “arabo” di turno.  Area pubblica che resta pubblica anche con il chiosco in legno ricostruito sopra. Area pubblica con un chiosco sopra che, garantendo le tutele previste dalla legge, può essere dismesso, se occorre, in qualsiasi momento restituendola integra ai sammarinesi. Chissà se si potrà dire lo stesso per altri progetti una volta che i sammarinesi si saranno stancati di averli? 

Per ora la delibera è bloccata da un chiacchiericcio interno che non si preoccupa di ledere il diritto perché la partita offre ben altre soddisfazioni, specie se si è in odore di elezioni. Chissà se questi “puristi” avranno il coraggio di uscire allo scoperto invece di nascondersi dietro a cavilli inesistenti?

 

Caterina Morganti

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