Rimini. Animae: Maria Cristina Ballestracci e Giulia Marchi raccontano l’essere

Rimini. Animae: Maria Cristina Ballestracci e Giulia Marchi raccontano l’essere

Si inaugura sabato 23 febbraio 2013 alle ore 18 alla Galleria dell’Immagine di Rimini (via Gambalunga 27) la mostra dal titolo Animae di Maria Cristina Ballestracci e Giulia Marchi. Animae è primariamente un progetto culturale nato dall’incontro tra le due artiste riminesi, unite da una comune sensibilità ma capaci di dare corpo con codici espressivi diversi alle componenti della memoria e della nostalgia e ad una riflessione sull’uso delle parole come ‘depositi di sensi e sentimenti’.

Il filo conduttore della mostra è lo svelamento di ciò che è celato, nascosto forse rimosso nella vita di ciascuno: aprire i cassetti è un atto simbolico che consente di rimettere in circolo ciò che è perduto o dimenticato. Raccontando anche la bellezza delle cose imperfette, temporanee e incompiute che i piccoli oggetti scartati dalla nostra selezione o dagli altri e sui quali l’azione del tempo ha lasciato la propria impronta e che le artiste, attraverso la loro azione estetica, possono rivelare. 

La densità dei vissuti di ciascuno e la dimensione temporanea e transeunte dei momenti e passaggi delle nostre esistenze emergono dalle tracce spesso minime delle cose e dei frammenti e dalle parole usate per la loro forza ‘segnica’ . Maria Cristina Ballestracci nelle sue teche raccoglie oggetti dimenticati e abbandonati ai quali ridà vita accompagnandoli, spesso, con le parole e Giulia Marchi, fotografa, facendo leva su immagini fortemente evocative, ridà linfa a stati d’animo apparentemente perduti o solo sfiorati. Acquistano nuova forma e una nuova narrazione le cose corrose dal tempo e dalla dimenticanza, cose che in mostra coabitano con brevi testi in una dimensione rarefatta e senza tempo. 

La mostra, che nasce anche con la collaborazione della giornalista Giovanna Greco sarà presenziata per l’inaugurazione dall’Assessore alla Cultura Massimo Pulini. A seguire l’attrice Nicoletta Fabbri leggerà poesie di Antonio De Luca dal libro Adespota. Nei suoi lavori, Maria Cristina Ballestracci ha dedicato infatti attenzione alla poesia Itaca di Antonio De Luca e alle parole dello scrittore Franco Arminio, ‘adagiate’ in un cassetto trovato in una giornata dedicata alla paesologia, l’arte letteraria che Arminio porta in giro per l’Italia attraverso laboratori di scrittura. 

“Un silenzio senza ritorno. Il ritorno del silenzio. La gioia di un momento. L’oggetto dolorante. Il pensiero da immortalare. La sfumatura del cielo in quell’istante. Il colore dello stato permanente ma non troppo. Il lampo. Il tuono. Le anime di Maria Cristina Ballestracci e Giulia Marchi si fondono e sputano brandelli di vita vera. Nelle stanze delle anime ci sono cassetti speciali, sogni e rimpianti. I sogni si sfogliano, si assaporano, si proiettano mille volte nella mente. E si nascondono sotto chiave. Con gli anni il gesto di aprire uno di loro diventa meno familiare, si ha quasi paura, come se una patina di ruggine bloccasse quel gesto. E così la trasparenza diventa invisibile. Intoccabile. Quei cassetti si possono svuotare o riempire. Anche di rimpianti. Capita poi che un sorriso, un ricordo, un momento faccia riaprire quel cassetto di sogni riportando con violenza dolorosa l’eco di quell’istante. Parole perdute, carezze non date, oggetti mai abbandonati con gli occhi. Il tempo si ferma e diventa meraviglia intensa. Come cassetti si aprono veloci le polaroid, scatti scattati in scorrimento minimi e massimi insieme, spazi mai vuoti ma pieni di sentimenti colorati e bui, angoli dove riflettere e leggere stupore, paure e tremolii. Si ferma il cielo, il paesaggio, la pioggia, la nuvola, e come in una danza si muovono le dita della mente. In una tensione apparentemente e deliziosamente calma. Sorprendono i cassetti dell’anima, sorprendono le istantanee. Sono storie di vita ordinariamente straordinarie, cammini contemporanei al femminile che declinano al maschile, un dialogo che nella sua lentezza va veloce senza alcuna chiave”. Giovanna Greco

 

Maria Cristina Ballestracci nasce a Vimercate (Mi) nel 1967, dopo aver conseguito il diploma di geometra inizia la sua attività professionale in numerosi studi di architettura dove lavora alla stesura e realizzazione di vari progetti sia di architettura pubblica che privata. Queste esperienze le permettono di acquisire un cospicuo bagaglio di competenze che si manifesterà soprattutto nel campo del design dove progetterà molti oggetti d’uso, complementi d’arredo ed allestimenti. Ricoprirà anche ruolo di stylist per le campagne pubblicitarie di alcune aziende di moda. Contemporaneamente cresce il suo interesse per l’arte che la conduce a produrre una serie di opere dove la parola scritta e la rielaborazione di elementi naturali (pazientemente scelti in base alla forma e al lavoro esercitato su di essi dall’azione del tempo) vengono ricomposti all’interno di quadri fondati sull’espressività di segni di equilibrio tra essenzialità, misura e ritmo.
Il suo lavoro, sia che si tratti di una casa, di un interno o di un quadro è rivolto alla ricerca di una comunicazione, priva di ridondanza, in cui la purezza e l’essenzialità del segno colgano il significato più profondo delle cose in quella zona di bellezza e poesia si fondono in una sola entità. Dal 2006 è curatrice dell’evento culturale Manifesta il lavoro delle donne.
Dal 2005 ha all’attivo numerose mostre personali e partecipazioni al mostre collettive. 

 

Giulia Marchi nasce a Rimini nel 1976. Attratta dagli studi classici frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia
con indirizzo classico all’Università degli studi di Bologna. La sua innata passione per le arti figurative, ed in
particolare per lʼarte contemporanea, la accompagna in una sorta di percorso di crescita culturale parallelo
che la dirige con fermezza al mondo della fotografia. Nel 2006 si avvicina allʼ utilizzo del foro stenopeico ritrovando pienamente se stessa nelle prerogative che caratterizzano questo semplice artificio. Costruisce da sola le proprie macchine fotografiche rubando lʼanima a scatole di carta o a piccole cassettine in legno. Per i suoi scatti utilizza materiali analogici in bianco e nero e pellicole polaroid. Lʼ imprevedibilità del risultato, la purezza dellʼ imprecisione, lo sguardo nudo e diretto, appartenenti a questa fotografia le restituiscono una visione della realtà intima ed irreale. Nel 2008 partecipa al “Premio Arte 2008” e viene selezionata per la pubblicazione del catalogo “Nuova Arte” edito da Giorgio Mondadori. Nel 2010 un
estratto del suo portfolio “In ascolto dellʼessere” viene pubblicato sulla rivista “Gente di Fotografia” e
unʼ immagine dalla serie “Evanescenza di sguardi” sul “Catalogo dellʼArte Moderna” n.46 (Giorgio Mondadori
editore). Nel 2011 partecipa alla prima edizione di MIA (Milan Image Art Fair). Una selezione di immagini da suo portfolio “Domum” viene esposto al Padiglione Italia, regione Marche (Urbino, Orto dell’Abbondanza) della 54′ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Nel gennaio 2012 una sua personale “Sub caelum nubilum” viene allestita alla “Photographica Fine art Gallery” di Lugano.
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