Rimini. Carcere dei Casetti: rischio epidemia. Corriere Romagna

Rimini. Carcere dei Casetti: rischio epidemia. Corriere Romagna

Andrea Rossini – Corriere Romagna: La denuncia. Gli avvocati della Camera penale scrivono una lettera alla direttrice per segnalare problemi e violazioni. Raccolte firme su tortura, prigioni e droga /
Scabbia in carcere, è emergenza /
Detenuti in condizioni disumane tra topi, scarafaggi, celle allagate e sovraffollate

RIMINI. Celle allagate, aria irrespirabile, topi e scarafaggi che circolano indisturbati e per finire l’incubo dell’esplosione di un’epidemia di scabbia: quattro detenuti colpiti dalla malattia sono finiti in isolamento, in quarantena, e un’intera sezione è stata temporaneamente chiusa per il pericolo di contagio. E’ la fotografia drammatica del carcere riminese dei Casetti, specchio del collasso in cui versa l’intero sistema penitenziario italiano. A denunciare l’intollerabile situazione che determina sofferenze non previste in nessuna sentenza di condanna sono gli avvocati riminesi in una lettera indirizzata alla “direttrice” (in realtà risulta in missione, in quanto già alla guida del carcere forlivese) Teresa Mercurio Palma, già alle prese con l’emergenza determinata dal nubifragio. Oltre al rischio scabbia e alla presenza di ratti e insetti la Commissione carcere della Camera penale di Rimini segnala una serie di violazioni legate al sovraffollamento (fino a 7 uomini in un’area di 13 metri quadrati, stando all’ultima visita del garante), problema destinato ad acuirsi nel periodo estivo: tra luglio e agosto viene effettuata la metà degli arresti annuali. «Non si seguono i criteri di suddivisione dei detenuti che prevede la separazione tra detenuti giovani (sotto i 25 anni) e adulti e tra quelli in custodia cautelare e i definitivi» si legge nella lettera a firma dell’avvocato Ninfa Renzini (alla raccolta delle doglianze hanno partecipato anche gli avvocati Martina Montanari Germano De Pace). Si assiste inoltre alla coabitazione forzata tra persone di etnie e culture diverse, mentre «i transessuali vivono in uno stato di ingiustificata e ulteriore segregazione rispetto agli altri». «I detenuti sono impossibilitati a seguire qualsiasi attività di arricchimento culturale o di formazione professionale», per non parlare della palestra mai riaperta dopo l’evasione di cinque persone risalente ormai a dieci anni fa. E’ evidente a tutti che si tratta di una condizione complessivamente degradante e disumana e dunque inaccettabile, in quanto incompatibile con i principi costituzionali e i valori della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. (…)


 

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