Ha diviso la critica e il pubblico; è stato premiato e stroncato, applaudito e fischiato: di certo un film che lascia un’impressione profonda e uno dei meno innocui di queste ultime stagioni: è “…E ora parliamo di Kevin” della regista scozzese Lynne Ramsay, in programma alla Cineteca di Rimini da sabato 3 (ore 21), con repliche domenica 4 (ore 16.30 e 21) e mercoledì 7 marzo (ore 21).
Un adolescente compie una strage tra i compagni del liceo: una di quelle storie che hanno riempito le pagine della cronaca recente e che il cinema spesso ha raccontato: da “Bowling a Columbine” di Michael Moore a “Elephant” di Gus Van Sant.
Di nuovo, c’è il punto di vista annichilito di una madre schiacciata dal senso di colpa e dalla propria impotenza.
“…E ora parliamo di Kevin” provoca fastidio e disagio: il fastidio di una messa in scena che in modo ostentato mostra le sue ambizioni d’autore (la costruzione ellittica, i colori saturi, l’incastro di linee temporali diverse, i raccordi metaforici), ma nello stesso tempo (e proprio in virtù di quelle) riesce a insinuare e far crescere un disagio vero, a tratti insostenibile.
Un film costruito su dettagli e particolari, che incombono sul destino di una famiglia e su quello di noi spettatori, messi nella condizione di sapere, vedere e intuire quello che solo questa donna sa, vede e intuisce.