Dopo mesi di buio, si apre finalmente uno spiraglio
nella vicenda del nuovo Palacongressi e di questo, davvero, l’intera comunità
riminese gioisce e sorride.
Non solo per il valore economico diretto o indotto
veicolato da un’opera di questa portata (si ricordi solo che la mancata
apertura nei tempi previsti ha causato un danno milionario al nostro
territorio) ma perché in essa si rispecchia l’orgoglio di avere fatto da soli,
con le proprie risorse e senza aiuti, dimostrando ancora una volta al mondo la
nostra capacità.
Se la lunga querelle burocratico-giudiziaria pare
essere ormai prossima alla sua conclusione, determinando il funzionamento a
pieno regime del nuovo Palas, tutti non possono che essere contenti.
Tutti tranne uno, l’Onorevole Gianluca Pini.
Il quale, nei giorni scorsi, raggiunse forse la punta
della sua ossessione ‘anti riminese’ annunciando la volontà di ‘vederci chiaro’
attraverso richieste accessi agli atti.
Gli Enti locali, in questi mesi, hanno giustamente rispettato
il lavoro, i tempi e le verifiche compiute dagli organismi addetti per la piena
trasparenza della cosa.
Il parlamentare leghista non vuole che il nuovo
palazzo dei Congressi di Rimini apra e macini e dunque per dare pace a questa
ossessione che ha in testa da oltre un anno è disposto a usare qualunque mezzo.
Al netto di ipocrisie, l’obiettivo di Pini è questo,
lo stesso peraltro legato all’aeroporto.
Un furore
contro la nostra città, il nostro territorio che ha spiegazioni solo in parte
politiche (la frattura tra Lega e PDL, soprattutto dopo la sonora batosta di
Pini a Pennabilli) o economiche (il tentativo di procurare vantaggi ad altri
territori) ma oggi paiono disegnare un quadro psicologico di pervicace anti
riminesità di una persona.
Anche stavolta, onorevole Pini, il Comune e la
Provincia di Rimini ce la faranno, da soli, senza alcun aiuto da Roma o altri
ma confidando che almeno Roma o altri non mettano i bastoni tra le ruote nel
nome della sua ossessione personale.