Annalisa Boselli – Corriere Romagna: La tragedia dei migranti. La drammatica storia di uno dei 31 ospiti alla Caritas diocesana sotto la protezione del progetto Sprar /
«Io scampato a Lampedusa, mio fratello no» /
A Rimini un giovane eritreo: «Ora temo per mia moglie e mio figlio: rischiano la vita»
RIMINI. «Vorrei solo portare qui con me mia moglie e mio figlio. Sono soli, non hanno nessuno che li aiuti e sono in un paese pericoloso». Poche parole, la testa bassa e lo sguardo timoroso di chi è sopravvissuto all’inferno ma ancora fatica a crederci. Soprattutto quando sua moglie e suo figlio sono rimasti in Sudan, proprio a metà di quel viaggio della speranza iniziato insieme ma poi interrotto «perché non me la sono sentita di fare correre loro un pericolo così grande. Il percorso tra il Sudan e la Libia a piedi e in macchina era troppo pericoloso. Giravano voci di cose terribili. Io potevo rischiare ma loro no». A parlare, aiutato nella traduzione da Rafael, suo connazionale 29enne sopravvissuto a un viaggio allucinante anche lui ma 5 anni fa, è un ragazzo eritreo di 27 anni (la scelta di mantenere l’anonimato è a sua tutela perché i suoi famigliari in patria rischiano la vita) arrivato a Rimini ad agosto assieme ad altri tre connazionali ora ospitato alla Caritas di Rimini e gode della protezione del progetto Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con altre 31 persone in provincia. Lui, come il fratello, è passato da Lampedusa. (…)