Nuovo Quotidiano di Rimini (www.nqnews.it): Si apre oggi il periodo di offerta per la ricapitalizzazione. Gli imprenditori chiedevano un passo indietro da parte della Fondazione / Carim, gli industriali si sfilano / La cordata non ci sarà, mancano le garanzie sulla governance
Carim, si salpa. Mollati
gli ormeggi. Da oggi parte
la sfida della ricapitalizzazione
di Banca Carim. Si apre il periodo
di offerta delle azioni (al
prezzo di 5,35 euro), che si concluderà
il 24 aprile. La meta:
raggiungere, o almeno avvicinarsi
il più possibile, all’obiettivo
dei 118 milioni di euro previsti
dal Piano di salvataggio.
L’approdo più sicuro. Ma la
traversata è appena cominciata,
e non sotto i migliori auspici.
Perché a sfilarsi, all’ultimo,
sono coloro che avrebbero ambìto
ad avere un ruolo, almeno
da secondi, nella futura plancia
di comando: gli industriali riminesi,
che da mesi tentavano
la costituzione di una cordata.
Ai quattro “capitani coraggiosi”
(Giovanni Gemmani, Luigi
Valentini, Simone Badioli per
Aeffe e Bruno Tani di Sgr) si
era aggiunto negli ultimi tempi
anche qualcun altro. Come
l’imprenditore, e presidente di
Assosoftware, Bonfiglio Mariotti.
Ma alcuni giorni fa, dopo
un ennesimo incontro del
gruppo, la decisione di tirare i
remi in barca. Di non prestarsi
neppure a fare da scialuppa di
salvataggio. Perché non sarebbero
giunte, da parte della Fondazione
Carim, azionista di
maggioranza, le sufficienti garanzie
sulla futura governance.
I diretti interessanti si trincerano
tutti dietro il silenzio. Ma
qualche informazione trapela:
chi più chi meno, il gruppo
chiedeva un passo indietro alla
Fondazione Carim, o meglio
garanzie che, sulle decisioni
importanti, i nuovi investitori
avrebbero avuto voce in capitolo.
Garanzie che non sarebbero
arrivate.
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