Rimini: Pneuma al Museo della Città (4 – 25 luglio)

Rimini: Pneuma al Museo della Città (4 – 25 luglio)

Dopo l’anteprima con lo scrittore e teologo polacco Maciej Bielawski, incontrato in occasione del Festival del Mondo Antico,  mercoledì 4 luglio, al Giardino del Lapidario – Museo della Città, prosegue  “Pneuma”, il ciclo di appuntamenti organizzato dall’Assessorato alla Cultura e Identità dei luoghi, in collaborazione con l’Isur (Istituto di scienze dell’uomo di Rimini) e la Biblioteca civica Gambalunga, dedicato a presentazioni di libri e autori connessi da una ricerca spirituale sul senso dell’esistere e dalla sua dimensione esperienziale e trasformativa.

Pneuma in greco, come ruah in ebraico e qi in cinese,  indica il soffio, il respiro, l’energia vitale e creatrice, che richiede ascolto, ricettività, apertura. Rimanda al corpo, in cui si incarna, vive soprattutto nella relazione, ci spinge a uscire da noi stessi e ad andare verso gli altri, a prenderci cura della terra che abitiamo.

Soffio imprevedibile e imprevisto, capace di scompaginare certezze e abitudini, lo spirito non si lascia imprigionare in templi e riti.

Trasforma e ci fa soggetti di trasformazione. 

Mercoledì 4 luglio alle 19 c’è “Il mistero dell’essere e i limiti del linguaggio”, un dialogo tra filosofia antica e meccanica quantistica, con interventi di Elena Ioli.

Introduce Massimo Pulini.

Roberta Ioli, insegnante di materie letterarie, i cui interessi filosofici si sono concentrati sulla filosofia presocratica, sullo scetticismo antico e la sua ricezione in età moderna, sulla sofistica,  incontra Elena Ioli, fisica teorica e comunicatrice della scienza.

Dall’analisi di alcuni frammenti illuminanti della filosofia presocratica, e di Gorgia in particolare, emergono analogie insospettate con gli interrogativi sollevati dalla moderna meccanica quantistica.

Di fronte al problema dell’essere e del non essere, della verità e della conoscenza, là dove fallisce il linguaggio dell’astrazione scientifico-filosofica e anche la metafora risulta inadeguata, resta la “preghiera muta”.        

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