Rimini – San Marino, camorra

Rimini – San Marino, camorra

Alessandra Nanni di Il Resto del Carlino Rimini titola: Le mani della camorra sulla Riviera:  imprenditori dai debiti all’incubo /  Pestaggi e figli minacciati di morte per mettere le mani su aziende e immobili 

La provincia di Rimini terra di conquista di tre clan camorristici che dopo essersi fronteggiati e  avere sfiorato la ‘guerra’, avevano  stretto un patto criminale per spartirsi il ‘bottino’. Il loro obiettivo  erano gli imprenditori in difficoltà  che prima avvicinavano come ‘amici’, ma che poi mettevano  a terra con l’usura e le estorsioni. Quando la vittima si rendeva conto  in che mani era finita, era ormai  troppo tardi. Pestaggi, minacce  di morte, figli in pericolo e il  terrore quotidiano di guardarsi le  spalle. Il ‘sistema mafioso’ ha funzionato  al punto che nessuno delle  persone vessate ha mai sporto  denuncia. Hanno parlato solo  quando i carabinieri del Ros di  Bologna sono andati a bussare a casa loro, dicendo che sapevano  tutto. Si parla di almeno una quarantina  di vittime e tra quelli che se lo sono vista più brutta, c’è l’ex  proprietario di un noto negozio di abbigliamento cittadino e un imprenditore edile che lavora a  San Marino e la moglie, titolare  di una boutique a Riccione.     

Il ‘trattamento’ a cui alcune delle vittime  riminesi sono state sottoposte, l’abbiamo visto solo nei film, finendo col dubitare che esistano  davvero. Non così per l’imprenditore  con la ditta a San Marino, a  cui un bel giorno ha fatto visita  l’amico elegantone che gli prestava  soldi. «Andiamo a prendere un  caffè» gli ha detto col sorriso sulle  labbra. L’ha condotto invece dietro un capannone, sempre sul Titano, e l’ha fatto assistere da lontano  al pestaggio di un uomo. Nessuna minaccia esplicita da parte  dell’amico, solo qualche frase buttata  là. «Stai guardando uno che  ha fatto un’altra scelta, ma tu sei  bravo, a te non succederà». Quando  si è girato verso di lui, ha visto lo stesso uomo di sempre, quello  con cui andava a cena. Solo il tono della voce era diverso, era quello di uno sconosciuto che con  noncuranza aveva scostato la giacca  facendogli intravedere una pistola. La vittima del pestaggio, si è scoperto poi, era un usuraio che  non si era voluto mettere d’accordo. 

 

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