RASSEGNA STAMPA- I legali della famiglia di Pierina, Monica e Marco Lunedei, vagliano una nuova ipotesi: «Impossibile che il killer abbia ricomposto salma e scena del crimine senza aiuto»
Erika Nanni – «Speriamo che, esclusi i soccorritori, le tracce di dna ci diano spunti investigativi su un ipotetico complice, intervenuto quantomeno per ricomporre il cadavere». Nell’attesa che il perito nominato dalla Procura, Emiliano Giardina, concluda gli esami sui reperti biologici rinvenuti sul cadavere di Pierina Paganelli e sulla scena del crimine, gli avvocati Monica e Marco Lunedei (che assistono i figli della 78enne, Giuliano, Giacomo e Chiara Saponi) vagliano la possibilità che Louis Dassilva, attualmente in carcere, unico indagato, abbia agito con la complicità di almeno un’altra persona. Il dna, quindi, potrebbe essere un’importante chiave di volta per aprire le indagini a un nuovo capitolo. L’aspettativa degli inquirenti, infatti, non sarebbe tanto quella di trovare tracce biologiche appartenenti a Dassilva (che secondo la tesi sostenuta dalla Procura ha agito schermato da una tuta da giardiniere o da imbianchino), ma capire se e quali altre persone possano essere intervenute la sera del 3 ottobre 2023 nel garage di via Del Ciclamino (…)
Articolo tratto da Corriere di Romagna