San Marino. Accordo con il Pdcs: “I vertici di Rete cominciano a indorare la pillola, Antonio Fabbri

San Marino. Accordo con il Pdcs: “I vertici di Rete cominciano a indorare la pillola, Antonio Fabbri

L’Informazione: “I vertici di Rete cominciano a indorare la pillola sull’accordo con il Pdcs”

Antonio Fabbri

Sia Zeppa che Ciavatta hanno dichiarato “Siamo pronti a governare”

La filastrocca la ripetono in tandem: prima mister preferenza Matteo Zeppa, intervistato dall’un tempo biasimato David Oddone, sul giornale di Stefano Ercolani, diventato da un bel po’ il megafono del movimento; poi Roberto Ciavatta alla Rtv. Il refrain è lo stesso: l’elettorato consolidato di Rete vuole che il movimento vada al governo. Così Zeppa dice: “Siamo pronti a governare. Non si può sempre cavalcare la protesta. Rimanendo sempre e solo all’opposizione inoltre ti neghi la possibilità di influire concretamente sui programmi e sulle battaglie che abbiamo condotto.

Lo stesso, più o meno, dice Ciavatta, che sostiene a Rtv: il nostro nuovo elettorato “ci ha dato un mandato governativo”. L’evidente contraddizione dei concetti espressi dai due esponenti di spicco di Rete, emerge però dalla lettura “a mente fredda” che Ciavatta, sempre a Rtv, esterna così: “Con ogni probabilità abbiamo perso elettorato storico, intimoriti da una campagna diffamatoria su un’asse con la Dc”.

Ora, come si faccia a sostenere che non ci fosse un asse con la Dc a tutti evidente ed esplicitato da più iniziative congiundi quante la Dc ne abbia mai fatte con qualsiasi altra forza politica, non ha spiegazione che tenga. Soprattutto adesso che, per andare al governo come han detto di voler fare, Rete con la Dc ci dovrà pure fare un accordo di maggioranza, ingoiandosi un programma di governo che ha come ossatura le proposte democristiane, molte delle quali imprescindibili per Via delle Scalette, ma allo stesso tempo inconciliabili con la linea sempre tenuta da Rete che, inevitabilmente, qualche curva la dovrà fare. D’altra parte che Rete abbia “cambiato pelle”, lo ha ammesso lo stesso Zeppa. Si fa fatica, quindi, a bersi gli spiegoni  che tutta questa pantomima non fosse preparata, o quanto meno meditata come “piano B”, qualora Dim – Rete più Motus – non avesse raggiunto un’improbabile maggioranza relativa dei consensi, nonostante una strisciante vulgata volesse far credere altro. 

Si fa fatica a credere che uno scenario come quello che si è venuto a creare non fosse già premeditato quando si è proposto il referendum di modifica della legge elettorale e il ritorno – pure quello non secondario – alle tre preferenze, sostanzialmente in un proporzionale puro, sistema elettorale nel quale la Dc non ha praticamente rivali. Insomma, sarà che si è votato per l’Immacolata e il mandato per la negoziazione scade il giorno della Natività di nostro Signore, ma alla folgorazione sulla via di Damasco post elettorale dei retini, non ci crede proprio nessuno.

Ecco che allora i sermoni dei vertici di Rete suonano come delle elucubrazioni preconfezionate per indorare una pillola che loro già sapevano si sarebbe dovuta ingoiare, salvo aver sostenuto fino all’ultimo con il proprio elettorato, che la soglia di Via delle Scalette non l’avrebbero mai varcata. 

Certo, ancora siamo tutti prudenti nel rispetto della ritualità istituzionale che prevede le consultazioni, la negoziazione, le mediazioni, l’accodo sugli equilibri e bla, bla, bla, bla… ma che alla fine si andrà verso il consolidamento dell’asse ReteDc, lo sanno bene da un po’ di tempo anche in casa di Noi per la Repubblica, che sono nati proprio per quello.

 

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