San Marino. Accordo di Associazione UE-San Marino, Belluzzi: “Una pagina nuova della nostra Storia”

San Marino. Accordo di Associazione UE-San Marino, Belluzzi: “Una pagina nuova della nostra Storia”

Il negoziato tra la Repubblica di San Marino e l’Unione Europea per la definizione dell’Accordo di Associazione prosegue.

In questa fase cruciale, in cui si delineano i contenuti applicativi dell’intesa e le strategie di recepimento da parte dello Stato, il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Andrea Belluzzi, ha voluto diffondere una nota pubblica a sostegno del percorso, riaffermando il valore storico dell’accordo e il ruolo centrale che la sua Segreteria è chiamata a svolgere, in particolare sui temi dell’amministrazione pubblica, della semplificazione normativa e dei rapporti con le istituzioni locali.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale del comunicato:


Nell’aver assunto la responsabilità della Segreteria di Stato per gli Affari Interni mi sento pienamente ingaggiato nel sostenere le grandi potenzialità che possono sprigionarsi dal dare applicazione all’Accordo di Associazione tra la Repubblica di San Marino e l’Unione Europea. Questo documento, il più articolato e complesso accordo che l’UE abbia mai negoziato, è frutto di un lungo e condiviso percorso istituzionale e politico, ed oggi rappresenta una tappa decisiva, una incredibile opportunità, per lo sviluppo del nostro Paese.

Come previsto dal programma di governo, la Segreteria di Stato per gli Affari Interni è chiamata a svolgere un ruolo centrale nella programmazione esecutiva e nell’attuazione concreta dell’Accordo, in particolare per quanto riguarda l’amministrazione pubblica, la semplificazione normativa e i rapporti con le istituzioni locali. Questo impegno si tradurrà non solo in un rafforzamento dell’efficienza dello Stato e in una maggiore vicinanza ai cittadini e alle imprese ma, soprattutto nell’opportunità di condividere, come cittadini, come studenti, come imprese, come Stato, le stesse opportunità, gli stessi progetti, che hanno tutti gli altri paesi dell’Unione. Stesso mercato vuol dire stesse opportunità di formazione, ricerca, lavoro, salute che è condivisa da tutti i cittadini della UE.

Oggi noi tutti, a volte inconsapevolmente, ci confrontiamo o anche accettiamo, barriere e limitazioni che altri cittadini europei non subiscono. L’Accordo rappresenta un’opportunità storica di crescita per San Marino: è un motore di sviluppo economico e sociale, capace di superare quei limiti e dare risposte concrete alle esigenze delle imprese e dei giovani. È uno strumento che ci consente di ampliare i nostri orizzonti economici, politici e culturali, rafforzando la nostra capacità di competere; ed è coerente con l’identità europea già profondamente radicata nella nostra storia, nei nostri rapporti e nel nostro modello sociale. Diamo un messaggio chiaro agli altri paesi Europei, siamo pronti a giocare secondo le stesse regole con una postura nuova, lontana dal polveroso motto “noti a noi, ignoti agli altri”.

San Marino, tra i microstati del continente europeo, è l’unica Repubblica, nella parte occidentale, a non essere nel mercato unico, con un sistema democratico, sociale ed economico pienamente maturo. Per questo motivo, non può più permettersi di restare al margine, illudendosi di poter negoziare di volta in volta condizioni di parità per problematiche via via sempre maggiori, perché extracomunitari. Il paradigma su cui si è retto il nostro isolamento economico e normativo si è esaurito: oggi abbiamo bisogno di una nuova visione, e l’accordo di associazione con l’UE ne è l’espressione concreta.

In ragione di altri incarichi, ho vissuto in prima persona nel 2005 e negli anni seguenti, l’errore strategico compiuto allora nell’aver mancato l’accordo con l’Italia. Lo abbiamo pagato tremendamente quell’errore con il processo Delta, mai celebrato ma costato un miliardo di euro. Lo abbiamo pagato con le black list. Lo paghiamo tutt’ora nel sistema bancario e finanziario con extracosti e meno servizi. Cerchiamo di imparare dagli errori del passato; non intendiamo ripetere gli stessi sbagli. La lezione è chiara: quando il sistema Paese si ferma e si isola, il danno è per tutti e lo pagano tutti.

Ecco perché questo percorso non è frutto di una scelta ideologica o contingente: è il risultato, la continuazione naturale, di anni di lavoro che ha tenuto unito il Paese, in cui hanno creduto molte forze politiche. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici è stato il primo a sostenerlo, e già da alcuni anni tutte le forze politiche hanno riconosciuto la necessità di questa direzione.

Viviamo e prosperiamo nel contesto europeo: culturalmente, economicamente e socialmente. Collaboriamo da anni con l’Emilia-Romagna, partecipiamo ai bandi europei, condividiamo valori e reti. Eppure, finché resteremo “Stato terzo”, i nostri cittadini – soprattutto i giovani – saranno costretti a cercare cittadinanze alternative per accedere a diritti e opportunità che, in un sistema associato, sarebbero garantiti senza rinunce. Siamo noi gli extracomunitari al di là del confine. Perché dobbiamo ancora cercare percorsi alternativi anziché far valere il diritto di camminare sulla strada principale?

L’Accordo è pubblico, chiaro, consultabile da tutti sul sito ufficiale del governo. Non c’è nulla di nascosto, in esso ci sono tutte le risposte alle domande ed ai dubbi che si tenta di insinuare; non vedo davvero nessun motivo per dubitare ancora di una scelta che gli elettori hanno già condiviso, votando i programmi di governo non solo della maggioranza cui appartengo in questa legislatura ed anche in quella scorsa, ma anche quelli di altre forze politiche che hanno previsto e sostenuto, chiaramente, l’intenzione di concludere l’Accordo di associazione.

Chi oggi solleva dubbi ha il diritto di farlo, ma ha anche il dovere di proporre un’alternativa concreta, di indicare come affronterebbero l’isolazionismo in cui si cadrebbe dal giorno successivo, con quali proposte si presenterebbero per i giovani, le imprese, lo sviluppo del paese. Qual è, dunque, l’alternativa credibile a questo percorso? Rimanere immobili, rinunciare a crescere, rassegnarsi a vivere ai margini del continente? Sappiamo già cosa succede quando si negozia un accordo, ed ancor prima di metterlo in pratica, lo si rigetta: gli interlocutori ti giudicano inaffidabile, l’ostilità aumenta, vieni messo in quarantena, in isolamento, e le chiavi per uscirne le ha in mano qualcun altro.

Credo che San Marino debba aprirsi, confrontarsi e progredire. L’Accordo di Associazione con l’Unione Europea è lo strumento giusto per farlo, è una pagina nuova della nostra Storia.

Andrea Belluzzi
Segretario di Stato per gli Affari Interni

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