San Marino. Antonio Fabbri: Scomposti esposti

San Marino. Antonio Fabbri: Scomposti esposti

L’informazione di San Marino (giovedì 6 aprile)

Scomposti esposti 

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Qualcche esempio

Un ladro svaligia una casa, un vicino lo vede e lo dice al propprietario. Scatta l’esposto … ontro il vicino per fuga di notizie e violazione della privacy del ladro.

Un pubblico dipendente si appropria dei denari della cassa a sua disposizione. Un collega, dopo ripetuti richiami, lo segnala. Scatta l’esposto … contro il segnalante per violazione di segreto d’ufficio.

Un passante vede, attraverso la finestra al piano terra  di una casa, il marito che picchia la moglie ed entra nel giardino per accertarsi di cosa stia accadendo. A quel punto chiama la polizia mentre il violento sta gonfiando la povera donna. Arrivano gli agenti e il marito energumeno sporge denuncia… contro il passante per violazione di domicilio. Fantasie, ma mica tanto. Qualche fatto. Un giornale pubblica la notizia di una indagine su movimenti milionari effettuati da politici attraverso libretti al portatore dai nomi stravaganti. Vengono presentate denunce… contro il giornale per divieto di pubblicazione. Un giornalista mette in pagina la notizia di una perquisizione in uno studio e di una indagine aperta a San Marino nei confronti di un soggetto condannato in Italia a undici anni per associazione mafiosa. Viene denunciato… il giornalista, manco a dirlo, per diffamazione e, guarda caso, per “rivelazione di segreto d’ufficio o professionale” e “pubblicazione di atti inerenti un procedimento penale”, il solito divieto di pubblicazione, insomma.

Diversi giornali – che, sveliamo un segreto a chi sa sempre tutto, le notizie se le cercano anche da soli e spesso le trovano – scrivono di bilanci falsi di una banca, di uscita abnorme di contante allo sportello, di gestione allegra del credito. Ebbene, viene fatto un esposto contro ignoti per – rieccolo – “rivelazione di segreto d’ufficio o professionale” e “agevolazione colposa della conoscenza di segreti”, oltre ad altre ipotesi di reato come “rivelazione di segreto politico” e “infedeltà in affari di Stato”. In sostanza un esposto per sapere chi abbia favorito le fuga di notizie e causato un ipotizzabile danno indiretto allo Stato. Di denunce, invece, per capire chi abbia causato il buco alla banca e un conseguente danno diretto alla collettività, neanche l’ombra.

Ora, se l’intenzione di scomposti esposti in questa fase storica è quella di suscitare una qualche ilarità per sollevare un po’ tutti dalla preoccupazione del momento, ci può anche stare. Però, di fronte a notizie di questa portata, vien da dire che la reazione immediata dovrebbe essere: ma se è così, visto che lo Stato ci ha messo 283 milioni di euro in quella “banca di sistema”, visto che quei soldi sono di tutti e, ad esempio, degli 85 milioni deliberati dallo Stato per ricapitalizzare, ben 38 risultano distratti per chiudere la perdita di esercizio… ecco, visto tutto questo, qualche domanda per capire di chi sia la responsabilità andrebbe pur fatta. Invece la reazione mediata o meditata è un’altra: ce ne freghiamo dei soldi che lo Stato – quindi la collettività, quindi anche chi il conto in quella banca non ce l’ha – ha impiegato per risanare e, soprassedendo su chi abbia gestito male causando il buco, vogliamo conoscere chi ha interesse a far sapere quello che prima o poi si sarebbe comunque saputo. 

L’elucubrazione non risulta francamente troppo illuminata. Ma è la politica che, da un po’, pare non esserlo più. 

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