San Marino. Bond e vaccini, Marco Gatti su Il Giornale

San Marino. Bond e vaccini, Marco Gatti su Il Giornale

Non c’è solo lo Sputnik comprato dai russi. Dopo i vaccini, ecco il bond del Titano, il titolo collocato sul mercato come fa qualunque Stato.

Il Giornale, STEFANO ZURLO “I bond di San Marino? Un successone. E anche sui vaccini facciamo da soli”
Solo che San Marino non aveva mai tentato un’avventura del genere e invece il grande passo è compiuto.
«Siamo soddisfatti – spiega al Giornale il ministro delle Finanze Marco Gatti – avevamo bisogno di reperire circa 300 milioni e abbiamo avuto richieste per 1,4 miliardi. Un successo clamoroso di immagine di fiducia».
Come mai questa scelta inedita?
«Nel passato il debito dello Stato veniva tamponato ricorrendo al sistema creditizio interno. Questa volta abbiamo inteso rompere un legame troppo stretto fra banche sanmarinesi e Stato». (…)
Come si è concluso il collocamento?
«Abbiamo raccolto circa 340 milioni e il titolo è stato acquisito a riconoscendo agli investitori un tasso annuo del 3,25% contro il 3,75 iniziali». (…)
In questo momento però il turismo è fermo. Anche sul Titano le saracinesche dello shopping sono abbassate.
«Infatti siamo in una fase difficile su questo versante. Ma siamo pronti a ripartire. Per questo, dopo un’attesa snervante sulle forniture dei vaccini, abbiamo deciso di muoverci, sfruttando anche le relazioni con altri Stati».
Puntando sullo Sputnik?
«Esatto. Prima, naturalmente, ci siamo documentati raccogliendo giudizi positivi di vari livello. Certo, noi siamo fuori dallo spazio della Ue, e abbiamo deciso di non attendere né l’Ema né l’Aifa, ma di correre perché non potevamo più permetterci lo stallo su una questione così drammatica per la popolazione e cosi importante per il tessuto economico. Riteniamo di aver fatto bene: le vaccinazioni sono in pieno svolgimento. Fra qualche settimana, ne siamo convinti, San Marino volterà pagina e ricomincerà a calamitare chi la frequentava, ma cercherà di proporsi anche a chi qui non è mai venuto».

 

 Leggi l’articolo integrale di Stefano Zurlo su Il Giornale

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